3° parte

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Luis

Quando me la ritrovo davanti, realizzo che deve aver capito che da qui non mi sarei proprio mosso se non fosse uscita nella sua pausa pranzo.

E improvvisamente penso al mio di pranzo.

Mio figlio aveva ordinato qualcosa pure per me, e io sono sparito.

Gli avevo detto che sarei arrivato subito, perché non pensavo che sarebbe servito seguire Erika per parlarle due minuti.

E invece...

Mi sorpassa e va a sedersi vicino la spiaggia, proprio in riva al mare.

Con in mano una scatola fatta di plastica, che presumo contenga il suo pranzo.

Mi incammino verso di lei, e mi sento un adolescente.

Un po' come quando rincorrevo Kat.

Come quando vedevo una bella ragazza e ci provavo con lei.

Mi sembra come se il tempo non fosse per niente passato, perché io mi sento ancora un ragazzo, nonostante i miei cinquant'anni, quasi cinquantuno aggiungerei.

Mi siedo vicino a lei.

Sta sorseggiato della coca cola in bottiglia, e guarda il mare, mi evita completamente.

È proprio un osso duro.

Un po' come la maggior parte delle donne con cui ho avuto a che fare.

Erika ha degli occhi comuni.

Delle semplici iridi marroni.

Contornate con del trucco marcato che li fa sembrare sempre più intensi e scuri.

La matita nera sfumata verso l'esterno le dà l'aria di una donna più grande e matura.

Mentre lei ha soli ventinove anni, è una ragazzina, o meglio è una ragazzina in confronto alla mia età.

Ha dei bei occhi, nonostante siano comuni.

Diciamo che non è il colore a rendere bello un occhio.

I suoi sono stupendi, ricordano l'innocenza, e la bellezza della gioventù.

Credo che si stia accorgendo che la sto fissando.

Perché improvvisamente si volta verso di me.

Ma non distolgo lo sguardo, ne approfitto piuttosto.

Approfitto che mi stia incrociando, così posso guardarla meglio.

«Cos'hai da guardare?»

È proprio arrabbiata, però è qui, vicino a me, e questo deve essere per forza un segno.

Vuol dire che ha voglia di ascoltarmi, che ha voglia di vedermi, e di capire cosa voglia da lei.

Ma in realtà non lo so nemmeno io.

Non ho pensato molto a Erika in questi tre mesi.

Mi è sembrato di poterla dimenticare, come se non fosse mai entrata a far parte della mia vita.

Di rado ho pensato a quello che mi aveva detto in ospedale.

Quando Cameron e Steve hanno avuto quel tragico incidente.

"Perché... perché forse tengo a te." L'aveva detto lei.

E poi era andata via senza più dirmi niente o lasciarmi dire qualcosa.

Certe volte ho avuto pure l'impressione di poter sentire la sua voce mentre me lo diceva.

Ma era un pensiero di passaggio.

Lo Yin e Lo YangDove le storie prendono vita. Scoprilo ora