"E' difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Pereira" Antonio Tabucchi, "Sostiene Pereira"
Quella sera rimanemmo tutti a cena da Tommaso, sua madre era un'ottima cuoca, per tanti anni aveva cuciato in un ristorante sul mare e ci preparava sempre la pasta con le vongole. Era una donna robusta e bassa, ricordo che noi ragazzi eravamo molto più alti di lei di almeno una spanna. Indossava sempre un vestito rosso con delle piccole margerite bianche e il pizzo ricamato sulle maniche a sbuffo. Tommaso aveva preso da lei i capelli ricci, castani e le fossette agli angoli della bocca. Sandra, così si chiamava, aveva due occhi buoni, ma sempre ricoperti da uno strato di tristezza.
I fratelli di Tommaso erano la sua copia in miniatura, tutti molto gentili ed educati, ma insieme erano capaci di far ribaltare una casa intera. Ogni sera prima della cena, si fiondavano fuori dalle proprie camere e facevano a gara a chi arrivava prima in cucina, ribaltavano le sedie, qualcuno scivolava sul pavimento, ed ogni volta mi chiedevo come facessero a non rompere mai nulla. Fu proprio da questa strana abitudine della famiglia Re, che naqua la credenza, che la loro casa fosse tenuta salda a terra da chili e chili di colla.
- Andrea, non fare l'ingordo, passa le patate anche a me!- Urlava e si bracciava Carlo, il quarto figlio di undici anni, appassionato di dinosauri, dall'altra parte del tavolo.
- Oh, non iniziare, che hai il piatto pieno- ribbatteva con la bocca colma Giovanni, secondo genito, sempre sostenuto dal suo gemello Giacomo, identici in tutto, avevano lo stesso fisico allenato, i capelli arruffati, condividevano la passione per il calcio e la media scolastica perennemente insufficiente. A quattordici anni erano molto più furbi degli adulti e riuscivano sempre a cavarsela.
- Andrea! Andrea, che cazzo, tra poco ti mangi anche il piatto! Passalo- Insisteva Carlo, che non mollava mai finchè non otteneva ciò che voleva.
Tutte le sere intorno a quel tavolo si verificava la medesima scena: Giacomo, seduto a gambe incrociate, rubava gli occhiali di Carlo, li lanciava e Giovanni li prendeva al volo, ma gli venivano sottratti da Andrea, che senza smettere di rimpinzarsi la bocca, li indossava. Elia, il più piccolo, di sei anni, giocava con le posate, lanciando in aria tutto ciò che trovava.
- Elia, prendi!- Strillava a quel punto Giovanni, che lanciava gli occhiali riconquistati al piccolo
Il gioco veniva momentaneamente interrotto dalla presa ferma di Tommaso, che stringendo gli occhiali in pugno li restituiva a Carlo.
- Oh ma che palle che sei!- Strillavano in coro Giovanni e Giacomo, mentre Sandra li rimproverava e sottraeva il cestino del pane ad Andrea
Poi, proprio quando sembrava che le acque si fossero calmate, tornava il caos, Elia lanciava un cucchiaio di ferro in aria, colpendo in testa Giovanni, che afferrava il pane e lo lanciava a Tommaso, lui lo prendeva al volo e ne staccava qualche pezzo per fare la scarpetta.
All'improvviso il tavolo diventava un campo da guerra, volavano pezzi di cibo, qualche volta anche masticati, posate, tovaglioli, se eri sfortunato anche piatti.
Io ed Anna ormai, ci avevamo fatto l'abitudine, conoscevamo ogni lancio a memoria e avevamo imparato a schivarli tutti. I gemelli finivano di mangiare sempre per primi, si alzavano facendo strisciare le sedie per terra e correvano a giocare fuori. Subito dopo si alzava Carlo, con una lentezza estenuante, sistemava la sedia sotto il tavolo e si raddrizzava gli occhiali sul naso, prima di avviarsi in camera. Il turno di Andrea invece, non arrivava prima di qualche minuto, in cui chiedeva il dolce a Sandra, che scuoteva la testa, lasciando intendere un no categorico. Elia silenzioso salteltellava giù dalla sedia e se ne andava in salotto a guardare i cartoni. Alla fine rimanevamo solo noi.
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Ricordi a galla
RomanceRosa è una ragazza di 16 anni, che come ogni anno trascorrerà l'estate con i suoi amici da una vita: Anna, testarda, orgogliosa e sicura di sè e Tommaso, gentile, affettuoso, amichevole e sempre pieno di domande. Tutti e tre molto diversi, ma a tene...