Capitolo 5: Morirei per te

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" Quei secondi, quei mezzi secondi, in cui i nostri sguardi si toccavano erano gli unici momenti della giornata in cui sentissi qualcosa " Medeline Miller, "La canzone di Achille"

Quando mi dimisero dall'ospedale la mamma mi venne a prendere con la sua Panda gialla, avevo sempre adorato quella macchina, perchè ci divertivamo a percorrere le strade del centro per ridere dei passanti, che si colpivano urlando: - Macchina gialla!- Quando ero su quell'auto mi sembrava finalmente di far parte di qualcosa, di essere importante, anche se era soltanto per un gioco. 

La mamma preparò dei biscotti con le gocce di cioccolato, quelli stile americano che amavo tanto, li mangiammo direttamente dalla teglia, ancora caldi, accese la TV e mise "Rapunzel" il mio film preferito da sempre. Rimanemmo  in silenzio, ognuna con il proprio biscotto sospeso in aria tra naso e bocca, ricordai che da piccola mi sentivo davvero simile a Rapunzel, la preferivo a tutte le altre principesse della Disney, perchè era l'unica ignare delle proprie origini reali. Rapunzel inoltre, viveva nella convinzione di non poter affrontare il mondo, ciò che è nuovo la spaventava, eppure la curiosità la spronò a cercare risposte. Tutti credono che ce l'abbia fatta solo grazie all'affascinante e scapestrato Flynn, ma ciò che realmente la riporta dai suoi genitori è la sua volontà, la testardaggine che ella presenta fin dall'inizio e il forte carattere che la contraddistingue. Da piccola mi ero promessa che sarei diventata come lei, che avrei fatto di testa mia e se la gente mi avesse detto: - Non fa per te- o - Non sei portata-, - Non sei all'altezza-, - Non ce la farai mai, rinuncia- , io avrei sciolto la mia treccia e sarei saltata giù dalla torre-prigione con o senza un Flynn al mio fianco.

E ora, ora che è il momento, cosa sto facendo? Perchè non riesco a buttarmi? Perchè mi sembra così difficile prendere in mano la mia vita? Cosa sto aspettando?  Pensai, mentre Madre Gothel pettinava i lunghi capelli della piccola Rapunzel. 

Suonò il campanello, feci per alzarmi e andare ad aprire, ma la mamma mi disse di non preocciparmi e andò alla porta. Un'istante dopo, due mani delicate mi coprirono gli occhi da dietro e percepii ciocche di capelli più spessi dei miei solleticarmi il collo. 

- Bentornata!- Esclamò Anna sorridente, il rossetto rosso sempre impeccabile, - scusami se non sono venuta a trovarti in ospedale, ma Cate ha la varicella e la mamma in questo periodo è piena di lavoro... sai ora che è arrivata l'estate, i turisti aumentano di giorno in giorno.-

Cate era la sorellina di Anna, una bambina di tre anni, probabilmente la più buona e silenziosa al mondo, l'estate scorsa avevo aiutato Anna a fare da Baby Sitter, era davvero bello, perchè guadagnavamo qualche soldo senza doverci sforzare tanto: a Cate bastava un po' di musica e il gioco era fatto. 

- Mi sei mancata, Rosa! Avevo paura non tornassi più a casa...- Gli occhi di Anna diventarono lucidi ed io pensai che in tutti questi anni l'avevo  vista piangere solo due volte: la prima quando il suo gatto, Simba, si perse e la seconda quando morì suo nonno. 

- Anche tu mi sei mancata, Anna... ma adesso sono qui, quindi passiamo un po' di tempo insieme, ti va?- Le feci segno di sedersi accanto a me sul divano e le offrii i biscotti.

- Oddio, Rapunzel! Non lo vedo da anni questo film! Ricordi che ti eri presa una super cotta per Flynn?- Mentre guardava la TV, le pupille sembravano dilatarsi ad ogni scena per l'eccitazione.

- Cosa? No! Eri tu quella che sbavava davanti il televisore!- Ribattei, dandole una piccola spintarella e lei mi lanciò un' occhiata furtiva, come se volesse dirmi qualcosa, ma si limitò a dire di essere sempre stata invidiosa dei capelli lunghi e forti di Rapunzel.

- Ho sempre preferito "La Sirenetta" ad essere sincera, mi ci rivedo di più...- Pensò ad alta voce

- Per via delle pinne o della coda?- La schernii

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