Capitolo 26: Grazie per avermi insegnato cos'è l'amicizia

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"Ne so tante di ultime parole famose, ma le sue non le saprò mai." 

"Cercando Alaska" John Green 

E' come se avessi chiuso gli occhi, mi fossi addormentata e intanto le ore passavano, forse anche i giorni, poi una voce mi ha risvegliata da quel sopore interno.

- Anna era la mia migliore amica- diceva Tommaso ad un microfono, accanto a lui era posizionata una grande bara bianca. 

Era vestito in giacca e cravatta e il nero gli evidenziava maggiormente le occhiaie e i solchi sulle guange, dove prima comparivano le sue fossette. Era talmente pallido che le lentiggini sembravano essere spaventosamente aumentate. 

Lo guardai e ancora una volta fu come se non lo riconoscessi, più cercavo i suoi occhi e più questi si posavano altrove, freddi, eppure colmi di lacrime, mi evitavano.

Sonia, la madre di Anna, piangeva a dirotto: - La mia bambina, la mia bambina, la mia bambina... oh, la mia piccola bambina- sussurrava ininterrottamente aggrappandosi alla panca di legno, come ad un'ancora. 

Qualcuno accostò un'anta del portone della chiesa e un'aria gelida mi colpì in pieno la schiena. Se non fossi stata al funerale di Anna, sicuramente mi sarei chiesta perchè facesse così freddo in pieno Agosto. 

Guardavo le lacrime di Tommaso lottare nei suoi occhi per uscire e liberarsi copiose lungo le guance, poi voltandomi, osservavo quelle di Sonia, che facevano a gara per chi arrivava prima al tessuto del suo fazzoletto. 

Il mio viso era asciutto, arido come il deserto, ma nessuno sapeva che piangevo dentro talmente forte da non sentire più il cuore battere nel petto. 

Tommaso tossì, chiese scusa, sospirò, chiuse gli occhi e ricominciò, con le labbra che tremavano, pensai che forse il freddo di quella mattina lo sentivamo soltanto noi:

- Anna era la mia migliore amica. Vorrei tanto avere una storia eclatante per raccontare la volta in cui la conobbi, ma ho deciso di essere sincero e quindi ecco a voi la verità.

Avevo dieci anni e le scarpe slacciate, sono sempre stato un bambino curioso, forse un po' impertinente, ma quel giorno aspettavo soltanto che qualcuno mi dicesse: 

"Ei tu, hai le scarpe slacciate"

E quel qualcuno fu una bimba con i capelli corti, neri, lucidi, setosi e due giganteschi occhi blu.

Queste furono le prime parole che mi disse e le ultime...- 

Tommaso si fermò, riprese fiato, poi si guardò intorno, mi vide ed abbassò subito gli occhi: 

- Le ultime parole che disse non le so. Conoscendo Anna non sarebbero mai potute essere parole tristi. Se avesse saputo di annegare quella sera, forse avrebbe detto qualcosa come: "E' stato bello conoscervi, alla prossima" oppure "mi mancherete, spero che anch'io mancherò a voi almeno un pochino."

Ebbene, cara Anna, mi manchi molto più di un pochino, mi manca specchiarmi nei tuoi occhi blu, dolci e furbi allo stesso tempo. Mi manca quel maledetto rossetto che ti mettevi sembre addosso, poi quando baciavi qualcuno lasciavi il segno delle labbra, come un timbro prefabbricato per dire: "Ei giù le mani, c'ero prima io."- Tommaso sorrise appena, la malinconia si fece spazio nei suoi occhi, - sono tante le cose che potrei dire di Anna... ma la cosa più vera è che a lei piaceva correre. Correva sempre Anna, il suo cuore da innamorato batteva molto più veloce e forte di quello di chiunque altro. Correvano anche i suoi pensieri, le sue labbra quando doveva consolarmi, il suo corpo quando regalava amore. 

"Prendo il patentino e faccio il motorino" mi disse un giorno tutta contenta, mentre tornavamo a casa. 

Il giorno dopo nel suo garage c'era un vecchio motorino. 

Lei diceva e poi, subito dopo faceva. Era decisa, sicura, determinata e non è facile ad oggi essere come Anna.

Non è facile essere come lei, forse impossibile, io ci ho provato e ho fallito, perchè lei aveva una forza in grado di smuovere ogni cosa, aveva voglia di vivere, entusiasmo, carisma e tanta energia. Troppa energia.- Dopo aver pronunciato quelle parole Tommaso si voltò verso la bara, si avvicinò e la toccò piano con una mano, quasi avesse paura di farle male, di sporcarla o rovinarla in qualche modo. 

- C'è soltanto una cosa che non perdonerò mai ad Anna Guerra: avermi addomesticato. Perchè ora vivrò aspettando di vedere le stelle per ricordarla. Perchè lei era la mia volpe furba e astuta ed io l'ingenuo piccolo principe, innamorato di una rosa e convinto che l'universo fosse microscopico come il suo pianeta. 

Grazie Anna, per avermi mostrato un mondo che io ignoravo, fatto di ingiustizie forse, ma anche di lealtà, di coraggio, di tenacia e di quella cosa... una cosa strana, stranissima, che rende una persona importante.Senza di questa ci si sente un po' soli, abbandonati a se stessi. E' come un'enorme forza che ci tiene in vita e ci permette di amare gli altri. 

Grazie Anna, per avermi insegnato cos'è l'amicizia. Quando me ne dimenticherò, bè... vorrà dire che sarò morto e tu mi accoglierai lassù, dirai qualcosa come: 

"Dai, Tomma', una cosa dovevi ricordare e non ci sei riuscito!" Mi rimprovererai forse, mi ripeterai per l'ennesima volta che non ti ascolto mai, che faccio sempre di testa mia e che dovrei smetterla di fare domande invadenti agli sconosciuti.

Ti darò ragione, Anna, ma continuerò a comportarmi così, perchè è quello che sono e una volta un'amica mi disse: "Sii te stesso e tutto andrà bene."

Ora, permettimi un'ultima domanda per favore e poi prometto che ti lascio andare, hai un lungo viaggio da fare, amica mia, dunque farò in fretta... la domanda è: 

"Sei felice, Anna?" Non ti ho chiesto dove sei, non ti ho chiesto se stai bene, ti ho chiesto se sei felice, perchè l'ultima volta mi hai risposto di no ed è l'unica cosa al mondo che mi importa in questo preciso istante. 

Allora, Anna, sei felice?- Tommaso si inchinò sulla bara, diede un bacio veloce, mentre le lacrime ormai gli scorrevano lungo il viso. Non credo che nessun altro a parte me lo sentì, quando teneramente sussurrò: - Perchè se tu lo sei, lo sono anch'io- 




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