Philadelphia

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"J"
La mano accarezzava la mia spalla, aprii gli occhi e in un primo momento riuscii a guardare solo avanti.
La testa mi faceva male, mi sembrava di avere un concerto.
Quando ritornai, più o meno, a ragionare girai la testa verso la persona accanto a me.
Mia madre.
Non mi spiegavo come mai fosse qui dal momento che era rimasta a Charleston, probabilmente mio padre le aveva comprato un auto.
"Amy respira, sei a casa adesso" mi disse cercando di tranquillizzarmi.
Distolsi lo sguardo e iniziai a guardarmi attorno ancora seduta dentro l'auto come se fossi incollata.
Davanti a me si piazzava un enorme dimora che doveva essere la nuova casa, era talmente grande che mi faceva venire il vomito, sarà stata il doppio di quella nelle Outer Banks.
Alla mi destra c'era una piscina e dietro ad essa riuscivo a scorgere una distesa verde che mi sembrava essere un campo da golf (classico sport da persone sommerse di soldi).
"Dai vieni, ti mostro la casa"
La voce di mia madre mi riportò alla realtà, le rivolsi uno sguardo e poi scesi senza dire nulla.

"Qua c'è il soggiorno e di là c'è la cucina, di sopra ci sono le camere"
Ero scioccata, non avevo mai visto niente di simile.
"Vedrai che starai bene e poi, conoscerai ragazzi nuovi a scuola" continuò cercando di darmi un motivo per restare.
Continuando il mio mutismo selettivo, le lanciai un'occhiata che valeva più di mille parole.

Mi chiusi in camera mia lanciandomi sul letto, ero esausta e disperata.
Non avevo più niente se non una stupida camera che per quanto bella, non rispecchiava i miei gusti.
E l'armadio?
Stracolmo di roba nuova di zecca che non avrei mai messo.
Dovevo tornare a casa.
Dovevo tornare dai miei amici.
Dovevo tornare dal mio fidanzato.
Il problema era che non sapevo come fare.

Le giornate non passavano mai, ogni giorno facevo il mio pianto liberatorio pensando a tutte le cose che avevo perso.
Non sentivo i miei amici pogues da quando ero partita perché mi faceva soffrire il pensiero di non poterli più rivedere.
I miei erano sempre fuori o per lavoro o per qualche festa in onore di grandi capi con cui la mia famiglia aveva a che fare.
Non parlavo con nessuno e l'unica amica che avevo era la mia cameriera; quando ero di buon umore riuscivo a sostenere un discorso con lei e con nessun altro.

Un mese
Un fottuto mese che conducevo quella vita.

JJ's pov
Un mese prima*
Quella sera non accompagnai Amy a casa, ci saremo rivisti la mattina seguente perché la volevo portare in un posticino carino che avevo scoperto facendo un giro in moto, per cui per organizzare il tutto le dissi che avevo un impegno.
Una volta sistemato tutto, raggiunsi lo chateau e rimasi lì con gli altri a godermi le stelle e a fumare qualche canna insieme a Jonh B.

La mattina seguente stavo aspettando Amy allo chateau, ma niente non arrivava.
"Magari è solo un po' in ritardo" mi incoraggiò Pope.
"Di un'ora POPE?!" Domandai quasi urlando.
"Scusa amico, scusa e- e che ho paura sia successo qualcosa" continuai portandomi le mani alla testa.
"Lo capisco, ma vedrai che arriva, mandale un messaggio" suggerì.
"Ok ok la chiamo"
Era libero.
Uno, due, tre squilli, niente partì la segreteria.
"Merda"
Il mio respiro era sempre più irregolare e la mia testa stava per esplodere.
Corsi in casa e presi le chiavi della mia moto.
"Dove vai JJ?" Chiese Kiara che era sulla poltrona con Sarah e Jonh B.
"Amy non é ancora arrivata e ho il terrore che sia successo qualcosa" dissi raccogliendo la mia roba.
"Magari ti sbagli" cercò di tergiversare Sarah.
"Il mio istinto non sbaglia, vado a cercarla, voi cercate di contattarla" chiusi la porta e raggiunsi la moto.
Montai su, andai più veloce che potevo.

Bussai alla porta, ma quando nessuno rispose, non aspettai ad entrare.
"Amy" mi guardai intorno.
"Amy sei sopra" domandai.
Raggiunsi la sua stanza e quando aprii la porta non trovai la mia ragazza, bensì la stanza vuota, c'erano solo i mobili.
Il mio cuore fece un balzo e il mio stomaco si aggrovigliò accompagnato dalle lacrime che assaltarono i miei occhi.
Dov'era sparita?
Il mio occhio cadde sul comodino e mi accorsi che era rimasta una foto.
Mi avvicinai e notai che sopra ad essa c'era un biglietto.

My love for you would never die (AGGIUNTA DI DETTAGLI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora