"Sei la mia persona preferita"
Questa é una storia sui Pogues più nello specifico si JJ.
Amy Smith é una ragazza che abita nelle Outer Banks, a causa del lavoro del padre si é dovuta trasferire a Los Angeles, ma finalmente dopo 3 anni da incubo rito...
Io e JJ non tornammo a casa, eravamo troppo fatti e troppo stanchi per alzarci dallo sdraio, a mala pena eravamo riusciti a rimetterci i vestiti. JJ aveva preso uno sdraio e l'aveva accostato al mio, l'aria iniziava ad essere fastidiosa così rubai la felpa al biondo e poi entrambi crollammo nel sonno.
Quando aprii gli occhi mi sentivo dolorante ovunque, JJ non era più accanto a me, mi preoccupai immediatamente, ma appena alzai la testa mi accorsi che era seduto a riva a guardare il mare e il sole sorgere.
"Già sveglio?" Gli domandai sedendomi affianco a lui. "I lettini non sono molto comodi" rispose facendo una smorfia. "Mh, capisco" mi avvicinai lentamente alle sue labbra, ma senza baciarlo. "Tu? Come mai ti sei alzata?" "Non eri più vicino a me" i nostri nasi si toccavano. "RAGAZZI non ci credo avete davvero dormito qui?" sobbalzammo, Kiara era appena arrivata al Wreck e aveva anche interrotto quel momento tenero. Sorrisi ancora appoggiata a lui e poi mi alzai per andare dalla ragazza.
"Si, e di ai tuoi che non sono molto comodi i lettini" la abbracciai. "Beh i lettini non sono fatti per dormirci sopra" Scoppiai a ridere perché su quel lettino non avevamo solo dormito. "Si e non sono neanche comodi per scopare" aggiunse JJ avvicinandosi. "Mio dio JJ, dimmi che eri ironico" Kie lo guardò in attesa di una risposta, ma ricevette solo un ghigno. "Amy?" Si girò verso di me. Io guardai prima JJ e poi ritornai su Kie. "Beh" "Ok basta e avanza, ho capito che lo avete fatto" "Siete incredibili, proprio non vi resistete eh?" aggiunse portandosi le mani sui fianchi. "Puoi biasimarmi?" Chiese JJ avvolgendomi un braccio attorno alla vita. "No, devo ammettere che se fossi un maschio me la farei anche io" ammiccò sorridendo. "Che stupida" le risposi. "Dai andiamo, gli altri sono già allo chateau" Kie mi prese sottobraccio e seguite da JJ raggiungemmo il resto del gruppo.
La giornata passò molto in fretta, non avevamo fatto un cazzo, le solite birre e il solito giretto in barca. Tornai a casa stanca ancora per la sera prima e con mia grande sorpresa trovai la macchina dei miei parcheggiata nel vialetto. Di certo non mi mancava quella BMW costata migliaia di euro, bleah ogni tanto mi facevo schifo da sola per quanti soldi avevamo. JJ non mi aveva accompagnata poiché doveva risolvere delle cose ed io sbuffai all'idea di dover fronteggiare mio padre sulle cose che avevo trovato nel suo studio. Entrai silenziosamente e non trovando nessuno in salotto mi diressi al piano di sopra; la porta dello studio era chiusa, esitai momentaneamente, presi un bel respiro e bussai. "Entra" sentii dall'altro lato. "Ciao papà" dissi ancora sulla soglia della porta, sperando in una qualche reazione che non ricevetti. "Come mai sei tornato?" Chiesi in tutta freddezza. "Affari" Sbuffai e finalmente alzò lo sguardo. "Che tipo di affari?" Domandai. "Vendiamo la casa" Spalancai gli occhi incredula, in che senso "vendiamo la casa". "Scusa?!" Domandai pensando di aver sentito male. "VENDIAMO LA CASA" ripeté alzando la voce. "No, io non me ne vado" sbottai. E non lo avrei fatto, dopo tanto eravamo tornati alle Outer Banks e adesso dovevamo andarcene? E per quale motivo? "Non ne voglio discutere" mi rispose lui calmo. "Io si e voglio anche discutere di questo" mi avvicinai alla scrivania bruscamente e aprii il famigerato cassetto delle scoperte. Estrassi la pistola ed il sacchetto e poi mi allontanai mantenendo una buona distanza da mio padre. "Amy sei entrata nel mio studio?" "Non è questo il punto, mi devi una spiegazione" urlai. "Non ti devo niente" rispose a tono. "E invece sì, entrambi siete spariti di punto in bianco per lavoro e mi avete lasciata qua, adesso ricompari dal nulla e mi dici che dobbiamo andarcene e non vuoi spiegarmi? No no no non funziona così" Attesi una risposta che non arrivò immediatamente, dovetti aspettare molto. La stanza fu inghiottita dal silenzio e l'unica cosa che si sentiva era il mio respire leggermente affannato. "Amy, ti ho detto già che non siamo al sicuro quin-" "Quindi cosa?" Lo interruppi. "Non me ne andrò finché non mi spieghi cosa cazzo sta succedendo" avrei voluto avere JJ affianco in quel momento perché mi sentivo piccola e indifesa e sapevo che mio padre sarebbe stato in grado di alzarmi le mani se avessi oltrepassato il limite. Ma lui non era lì, io ero da sola e mio padre stava per esplodere. "Ti droghi? O è la mamma che lo fa?"
Il vaso traboccò
"Ok ora basta hai esagerato, verrai via con me, ADESSO, non saluterai i suoi amici, farai le valigie e partiremo tra poche ore e se non lo fai ti trascinerò io fuori da questa casa" mi puntò il dito contro per poi ricomporsi. Merda. Il mio stomaco si aggrovigliò, ingoiai il groppo che avevo in gola cercando le parole giuste da dire, ma quello che uscì fu solo un sospiro. Tenevo ancora in mano la pistola e il sacchettino, distesi le braccia lungo il corpo presa dall'esasperazione. Cosa dovevo fare? Scappare? Mi avrebbe cercata e portata via comunque. Oppormi? Mi avrebbe menata. L'unica opzione era dargli ascolto. Gli lanciai l'eroina sulla scrivania e mi infilai la pistola nei jeans. Uscii dalla stanza sbattendo la porta, i miei occhi lottavano per trattenere le lacrime. Raggiunsi la mia camera e mi chiusi dentro.
Presi la valigia e iniziai a buttare dentro tutto ciò che mi capitava sotto mano, mentre sul mio volto cadevano lacrime silenziose. Qualcosa dentro di me si era rotto ed era proprio il filo sottile che mi collegava alla mia famiglia. Presi un borsone ed iniziai a riempirlo di foto ed effetti personali, raccolsi le foto che avevo con Sarah, Pope, Kie e Jonh B e poi... Mi capitò la foto con J, la più bella che avevamo fatto, sulla spiaggia fronte contro fronte con il sole che tramontava. Le lacrime non si fermavano all'idea che avrei abbandonato tutto la sera stessa, senza poter avvisare nessuno neanche i miei amici. Riposi quella foto sul comodino e ci scrissi un biglietto.
Non avevo più lacrime in corpo quando mio padre bussò alla mia porta, tirai un ultima volta su con il naso e mi asciugai gli occhi umidi per il grande ed eterno pianto che mi ero fatta. "Arrivo" sussurrai dando un' occhiata in giro per vedere se avessi dimenticato qualcosa.
"Dove andiamo" chiesi, ormai eravamo in viaggio da un po' e nessuno aveva profilato parola. "Philadelphia" Non risposi, ma PHILADELPHIA?! Così lontano? Mi tirai su il cappuccio di una felpa che mi aveva regalato JJ e chiusi gli occhi, ma non riuscii a riposare molto dal momento che la mia testa era invasa dagli incubi.
Aprii gli occhi di soprassalto, il mio battito era accelerato e la mia respirazione veloce. Non ricordavo già più il motivo di quelle prestazioni perché guardandomi intorno mi accorsi che eravamo ad una stazione di servizio e mio padre stava facendo rifornimento. Presi a respirare normalmente solo dopo qualche minuto, presi il telefono dalla mia tasca e mi accorsi che erano le sei del mattino. Feci due calcoli e se eravamo partiti verso mezzanotte, in teoria eravamo quasi a destinazione dal momento che ci volevano 8 ore per raggiungere Philadelphia. Avevo qualcosa come 200 messaggi da parte di JJ e almeno 34 chiamate da lui e gli altri. Mi venne male al cuore, non sapevo se rispondere o ignorarli fino al mio arrivo. Spensi il telefono quando vidi mio padre ritornare verso l'auto e feci finta di dormire.
"Amy" un sussurrò mi arrivò all'orecchio accompagnato da una mano che mi accarezzava la spalla. "J" sobbalzai.
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SONO TORNATA. Vi prego di perdonarmi, ma la scuola mi ha occupato molto tempo. Anyway eccomi qua con questo capitolo bello spesso e pesante non mi odiate. D'ora in poi cercherò di pubblicare con più regolarità. Spero comunque che vi piaccia il capitolo e grazie per le 2k letture VI AMO. XOXO.