CAPITOLO 5

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Maria

Sono agitata, anzi agitata è dire poco. Nella mia mente mi percorrono davanti mille scenari di come potrebbe andare questa conversazione, delle reazioni e delle conseguenze. C'è un'unica risposta: male. Lo conosco, e mi conosco quando devo toccare certe corde della nostra relazione.

E non mi sento così per qualche tipo di dubbio o ripensamento, ma perchè so a cosa vado incontro affrontando questa conversazione. Ho amato Antonio, davvero, ma non so neanche io in che modo. Non so se sono cambiata all'improvviso, o se forse ho solo capito che non è la cosa giusta per me. È come se mi fossi resa conto che la Maria che stavo diventando non ero io, era quella che stava bene nel suo angolino e nel suo porto sicuro. Ma quale porto è davvero sicuro se non si è felici? Se non ci si sente in pace con se stessi?

Sta di fatto che so come reagisce quando a decidere non è lui, e soprattutto quando sa di non potermi far cambiare idea.

Giro per casa aspettando di sentire il campanello, e il mio unico pensiero è chiamare Massi quando tutto questo sarà finito. Nel profondo no vedo l'ora che arrivi per poter liberarmi di questo macigno che sento nello stomaco. Via il dente via il dolore si dice no?

*bip bip*

Guardo il messaggio ed è Massi "Vedrai che andrà bene. Ci vediamo dopo Tarantè" e come sempre riesce a farmi sorridere il cuore.

Allo stesso tempo sento suonare alla porta. Adesso o mai più Maria.

"Ciao" mi sposto per farlo entrare.

Lui mi fa un gesto di saluto con la testa, e la cosa già non parte bene. I miei non sanno di questo incontro, e ora mi chiedo se non era meglio avvisarli.

"Grazie per essere venuto"

"Adesso c'è bisogno dell'appuntamento per parlare con la propria ragazza no?"

"Non iniziare per favore. Non ti ho chiamato per litigare" deve notare il mio tono quasi sfinito perchè subito reagisce.

"Non iniziare?! Ma ti rendi conto Marì?"

"Sì, Antò mi rendo conto. Mi rendo conto che ti ho chiamato per parlare civilmente ma come sempre metti in scena questo" con le mani gesticolo tra di noi per accentuare il concetto.

"Ah tu mi devi parlare? E parla allora. Sentiamo" non sopporto quando agisce in modo così tratrale senza motivo.

Prendo un respiro profondo e cerco di farmi coraggio.

"Ultimamente ho pensato molto, a tutto. A me stessa in particolare. Alla mia vita e alle mie scelte. Mi sono sempre messa in dubbio, mi sono sempre sentita meno degli altri. E ho capito che non deve più andarmi bene ogni cosa, se sento che non è giusta" mi fermo un attimo per inspirare e non farmi venire le lacrime che minacciano di comparire "lo sai anche tu che questa storia non sta andando da nessuna parte. Ci sta solo facendo male, e non lo meritiamo"

"Quindi per essere giusta tu devi far sentire sbagliato me. Ho capito bene?"

"Non è questione di giusto o sbagliato. Ma di scelte, e di stare bene con se stessi"

"Io so solo che TU sei cambiata, inventi scuse, esci con le amiche anziché con me, stai sempre sul set... Ti rendi conto che non "facciamo niente" da mesi? E ora te ne esci con ste cazzate" lo dice facendo le virgolette con le dita per farmi capire a cosa si riferisce.

"Vedi come fai? La colpa è sempre mia, solo mia. Io volevo parlarti e spiegarti perchè voglio mettere un punto a tutto questo. Ma con te è impossibile parlare in modo maturo"

DESTINI CHE SI UNISCONODove le storie prendono vita. Scoprilo ora