Capitolo X

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Sgrano gli occhi per la sorpresa, questa proprio non me l'aspettavo. Continuo a scuotere il capo come se mi avesse appena detto la cosa più improbabile del mondo. Anzi, è la cosa più improbabile del mondo!

Un paio di volte apro la bocca per dire qualcosa, poi rinuncio e continuo semplicemente a scuotere il capo, sono più incredula che mai.

Io e Diego stiamo insieme?

«Non te lo ricordavi proprio, è ovvio» dice allora lui mentre fissa lo sguardo in alto e scuote la testa, lasciandosi andare ad una piccola risata nervosa.

Mi volto a guardarlo, «che intendi dire con ovvio?»
Lui scuote il capo, «io, cioè... niente, lascia stare» dice poi con aria improvvisamente distaccata.

«Io e te? Ho sempre pensato che fossimo molto diversi... È davvero strano scoprire che sei il mio ragazzo.»
Diego non risponde, continua a guardarmi con aria triste.

«Da quanto tempo stiamo insieme?»
È una grande sorpresa scoprire questa verità, ma la meraviglia più grande nasce dal fatto che questa informazione non suscita nessun sentimento in me.

Sì, è vero, ho sempre pensato che Diego fosse bellissimo, oltre che ad essere un ragazzo brillante e molto gentile, ma non ricordo di aver mai pensato a lui come ad una persona con cui avrei voluto stare. Semplicemente non pensavo potessimo essere compatibili.

«Quasi un anno» spiega lui.
Quindi deve essere successo poco dopo il matrimonio di Giada.

«Giulia, mi dispiace» dice ancora, «quella psicologa... Aveva detto di aspettare, che un'informazione simile avrebbe potuto destabilizzarti, ma non potevo più attendere, dovevo vederti e sapere che stai bene.»

Lo fisso senza rispondere, di nuovo con un'espressione di totale meraviglia. Io e Diego stiamo insieme.

Punto poi lo sguardo altrove, come se cercassi di ricordare qualche dettaglio di una vita che non sembra proprio appartenermi. Non ricordo con precisione quale sia stato l'ultimo aneddoto legato al ragazzo che ho di fianco, ma proprio non credo di aver mai pensato a lui come a qualcosa in più di un conoscente.

Quando l'ho visto sulla soglia di casa dei miei con quei fiori in mano, ho pensato che al massimo fosse diventato un amico. Cosa potrebbe farsene Diego di una come me? Lui è sempre circondato da donne bellissime. Ama i tornei di tennis, è appassionato di barche e di motori e spesso partecipa a serate di musica jazz.

Non credo che avrebbe dedicato il suo tempo a fare puzzle insieme a me mangiando popcorn caramellati, o a leggermi dentro come invece ha fatto il ragazzo dagli occhi azzurri conosciuto durante il volo. Ma perché mi metto a fare questi paragoni? A che servirebbe?

«Giulia, dimmi a cosa stai pensando.»
Più che avere un pensiero preciso mi sento totalmente confusa. Inizio a guardare le mani di Diego, in questo momento in cui tutto mi sembra così strano la mia mente le identifica come una certezza, poiché, ogni volta che sono nel suo locale e lui è al lavoro dietro il bancone, le fisso mentre le muove sapientemente fra bicchieri, bottiglie e altri strumenti di lavoro.

Sorrido, improvvisamente confortata per aver trovato un riferimento di cui non ho perso la memoria, quindi guardo Diego negli occhi. Lui mi fissa teneramente, ma nel suo sguardo leggo anche amarezza: mi domando a cosa stia pensando lui.

A questo punto mi si avvicina un po', solleva una mano e teneramente aggiusta una piccola ciocca di capelli dietro il mio orecchio. Questo gesto, apparentemente banale, mi fa trasalire. Diego ritrae subito la mano, probabilmente ha compiuto questa azione meccanicamente, ma per me rappresenta il primissimo vero contatto con lui. Ricordo bene che non è mai neanche uscito da dietro il bancone del bar per fermarsi a parlare con me, figuriamoci avere un contatto fisico.

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