Capitolo XXV

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Simona è proprio qui davanti a me.
Non ho il tempo di dire nulla, subito mi abbraccia stringendomi forte. Io l'accolgo mentre sorrido, in un attimo i miei occhi non desiderano più piangere e sta tornando il buonumore.

«Mi dispiace tanto, Giulia.»
Resto in silenzio mentre continuo ad abbracciarla indietreggiando per farla entrare in casa.
«Avrei dovuto chiamarti giorni fa» dice lei ancora e io inizio a ridere.

Simona è una persona particolare, vive in un mondo tutto suo e spesso dimentica cose come compleanni, ricorrenze o date speciali. Si fa sentire poco semplicemente perché non riesce a gestire i rapporti a distanza. Ma io, Amanda e Cristina siamo perfettamente consapevoli di questo aspetto del suo carattere, per questo periodicamente ci riuniamo per farle una videochiamata di aggiornamento sulle nostre vite. Da quando si è trasferita a Milano per lavoro non è più tornata a Roma. Questa è la prima volta, che mi ricordi. Ero certa che nemmeno una catastrofe l'avrebbe cambiata.

«No, sarei dovuta proprio venire di persona.»
Io continuo a ridere, stavolta pensando che anche la mia migliore amica, proprio come me, a volte tende a parlare troppo.
«Sto bene,» dico quindi sciogliendo l'abbraccio e guardandola.
«Ma se stavi piangendo!»
«È una lunga storia.»

A questo punto è lei a scoppiare in lacrime, cogliendomi di sorpresa. L'abbraccio di nuovo, «va tutto bene,» dico mentre la situazione inizia a sembrarmi paradossale.

«È stato spaventoso» dice singhiozzando e io l'abbraccio più forte.
Giada si avvicina all'ingresso, resta abbastanza stupita nel ritrovarsi Simona di fronte, un attimo dopo la saluta e si allontana di qualche passo.

«Amanda mi ha detto che starai un po' dai tuoi... Ma non ero sicura di trovarti in casa, non sapevo se avessi già ripreso il lavoro.»
«Riprendo lunedì.»

«Giulia, io vado di là, chiamami se hai bisogno di me» dice a questo punto mia sorella prima di avviarsi verso il corridoio.
«Non serve Giada, resta con noi,» la invito.
Da adolescenti spesso uscivamo insieme con mia sorella e le mie amiche, Giada e Simona si conoscono benissimo e hanno un ottimo rapporto. Per quello che ricordo anche Giada e Simona non si vedono da molto.

«Sono stanca, preferirei riposare,» risponde lei giustificandosi e poi sparisce definitivamente nel corridoio.

Mi volto a guardare Simona e subito penso che il tempo sia davvero generoso con lei.
La mia migliore amica non è cambiata di una virgola e non dall'ultima volta che ricordo di averla vista, piuttosto dai tempi in cui andavamo a scuola. Ha conservato il suo bel viso tondo e abbronzato contornato da riccioli castani che porta sempre sciolti e fanno da cornice agli occhi verdi, al naso un po' pronunciato e al sorriso fatto di denti bianchissimi.

Solitamente Simona ha sempre un'espressione allegra e molto distesa, in questo momento invece sembra parecchio in ansia e anche un po' triste. Le mostro un sorriso incoraggiante mentre le asciugo le lacrime dal viso con una mano.

«Quando in ospedale mi hanno detto che saresti venuta a trovarmi non potevo crederci» dico nel tentativo di distrarla, intento in cui per fortuna riesco.
«Era il minimo,» commenta infatti la mia amica sorridendo, poi però sembra di nuovo improvvisamente triste.
«Sto bene, Simo, davvero.»
«Non posso credere che ti sia capitata una cosa simile» dice allora lei tirando su col naso, «sarei dovuta venire prima.»

La abbraccio ancora, «non piangevo per questo,» spiego, poi indico con una mano il divano in soggiorno mentre mi ci avvicino anche io per sedermi.
«Non ricordo niente dell'ultimo anno.»
Ma sono sicura che lei sappia già tutto, Cristina o Amanda l'avranno certamente aggiornata.
«So che chiedi alle persone di mostrarti le foto sui cellulari, in effetti.»
Sorrido, «quindi stai per prendere il tuo?»
«Nella mia vita non ci sono novità già da un po'...»

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