Quando scendo in strada Diego mi aspetta in piedi vicino l'auto, è come sempre impeccabile, un vero piacere per gli occhi.Quando sono vicino a lui fisso lo sguardo nel suo e mi sorprende notare che nei suoi occhi non c'è traccia di tristezza o paura, come se l'ultima discussione avuta non l'abbia minimamente destabilizzato.
Io invece, pur non avendo memoria della nostra storia, in questo momento mi sento triste, inquieta anche, come se avvertissi il presentimento che questa serata non prenderà una bella piega.Diego mi saluta sorridendo, poi mi apre la portiera dell'auto e io mi accomodo all'interno. Una musica abbastanza ritmata suona a volume basso dallo stereo, Diego sale e subito prende a guidare.
«Parlami di questa casa,» chiedo per evitare un nuovo imbarazzante e silenzioso tragitto in auto.
«È piaciuta subito ad entrambi,» dice lui con tono calmo, «ne abbiamo viste diverse, ma questa è stata l'unica che ha colpito subito tutti e due.»Penso subito alla conversazione avuta stamattina con Natalia, al fatto che lei cercava ostinatamente di portare i miei pensieri nella sua direzione. Probabilmente Diego sta facendo la stessa cosa in questo momento. Simona mi ha detto che ha praticamente scelto la casa da solo, per cui dubito che io sia stata così risoluta nella scelta.
«Come è successo che abbiamo deciso di andare a vivere insieme?»
«Trascorrevamo tutto il nostro tempo libero o da me o da te. Ma casa tua è troppo piccola per i miei gusti, io invece abito con Natalia,» spiega Diego.
Mi domando come mai, se trascorrevamo davvero tutto il nostro tempo insieme, lui ne aveva anche altro da poter trascorrere a mandare messaggi a ragazze diverse da me.«Come è stato riprendere a lavorare?»
«In realtà è stato come non essere mai andata via, che è positivo nella mia condizione. Almeno ho ritrovato qualcosa di familiare, che l'altra Giulia non ha stravolto.»
«Ce l'hai proprio con lei, vero?» Domanda Diego, adesso ridendo sotto i baffi.
«Non so ancora se ce l'ho con lei o con il destino.»
Diego annuisce, ma credo non abbia davvero sentito quello che ho detto.«A proposito,» aggiungo poi, «grazie per i girasoli.»
Diego mi mostra un sorriso orgoglioso, «non puoi certo dire che non conosco i tuoi gusti» dice sfoderando un sorriso ammaliante.
Per tutta risposta io mi volto a guardare fuori dal finestrino, trattenendo una risata.Per un po' guidiamo senza conversare, lui alza il volume dello stereo chiedendomi se preferisco ascoltare altro, io rispondo di no.
«Tu ci credi al destino?»
Diego muove di nuovo la rotellina del volume, stavolta per abbassarlo, «non direi. Il destino lo decidiamo noi. Chi ci crede lo fa solo perché ha fatto delle scelte sbagliate e non vuole attribuirsene la responsabilità.»
«È così che liquidi la cosa? Davvero?»
Proprio io, che non ho mai dato realmente importanza all'argomento, adesso sono convinta più che mai che il destino esista, addirittura mi ritrovo arrabbiata per il fatto che Diego non voglia continuare a parlarne.
«Certo, credo solo nelle cose concrete, quelle che posso vedere e scegliere. Il fato, le coincidenze, tutte quelle cose lì... Direi che no, non fanno per me» dice allora lui e poi alza di nuovo il volume della radio, facendomi quindi capire che non intende proseguire il discorso.Mi giro a guardare oltre il finestrino, mentre non posso che pensare che probabilmente anche adesso, dopo questo breve scambio di parole avuto con quello che dovrebbe essere il mio fidanzato, c'è lo zampino del destino, che sta provando a dirmi qualcosa. È come se mi stesse comunicando che tutto quello che è accaduto a partire da dopo l'incidente sia un insieme di cose successe per portarmi in un'unica direzione, solo che ancora devo capire quale sia.
«Sono contento che tu abbia ripreso a lavorare comunque... Parlavi sempre con entusiasmo del tuo impiego, così come dei tuoi colleghi. E Federico era molto contento di te.»
«Già, sono stata fortunata. Faccio il lavoro che ho sempre sognato. E tu invece?»
Diego si volta leggermente nella mia direzione.
«Cosa vuoi sapere?»
«Se fai il lavoro che sognavi. Se ne abbiamo già parlato non me lo ricordo.»
«Non saprei,» dice allora lui con aria confusa, «era il bar dei miei genitori, hanno sacrificato tutto per quel posto, è stato naturale continuare a lavorare lì, sia per me che per Natalia. Non abbiamo avuto possibilità di scegliere, soprattutto quando ci siamo ritrovati a gestire un periodo abbastanza delicato, dopo la morte di nostro padre. Adesso va meglio, onestamente sono orgoglioso del modo in cui io e mia sorella siamo riusciti a risollevare la situazione.»
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Raccontami di me
RomansaCos'è il destino? Come agisce e soprattutto, è davvero possibile credere che abbia un ruolo determinante nelle nostre vite? Queste sono le domande che si pone Giulia, la protagonista di Raccontami di me, dopo essersi svegliata dal coma. Giulia ha pe...