Vedendo sul tabellone che il volo del Sig. Ferraro non è ancora atterrato sbuffo spazientita. Mi sento pervasa da un senso di impazienza.
Prendo il telefono e chiamo Giada, devo raccontare a qualcuno che ho ritrovato la memoria. Giada però non risponde e subito penso che nemmeno quella volta l'avevo trovata.
Destino?Esco e le scrivo di chiamarmi appena legge il messaggio. Rientro e guardo il tabellone. Provo a chiamare Simona, e nel farlo rifletto sul fatto che non le ho mai nemmeno raccontato del ragazzo dei miei sogni, ma sono troppo euforica e ho bisogno di una voce amica. Il telefono di Simona è staccato.
Ok, Destino, ora hai tutta la mia attenzione, ma ti prego, ho davvero bisogno di parlare con qualcuno.
Rientro, ho le mani sudaticce. Io non posso stare qui, devo cercare lui.
Decido di chiamare Federico per dirgli che mi sento poco bene e che farò venire un taxi, ma come mi porto il telefono all'orecchio vedo arrivare il Sig. Ferraro che mi saluta. Sorrido di rimando mentre interrompo la chiamata, lo saluto velocemente e d'istinto inizio a camminare a passo svelto in direzione dell'auto.
«Dobbiamo far presto, un vigile voleva multarmi per aver parcheggiato in una zona vietata.»
Lui allora accelera il passo per starmi dietro.
«Come è andato il volo?» Domando all'uomo seduto di fianco a me per ingannare il tempo dopo aver messo in moto, una volta che siamo in auto.
«Bene, ma è stato noioso il ritardo.»
«Già, immagino.»
«A proposito di volo, ho saputo che...»
«Sono proprio io la fortunata!» Lo interrompo.
Il suo sguardo da curioso si fa stranito, ma non gli lascio il tempo di fare domande, mi metto subito a raccontargli del progetto che lo riguarda e passiamo così tutto il viaggio in auto.Per fortuna neanche stavolta c'è traffico e in breve tempo raggiungiamo l'agenzia, salgo per accompagnare il signor Ferraro e comunico velocemente a Federico che è sopraggiunto un imprevisto e mi congedo.
Di nuovo in auto controllo il telefono, ma Giada ancora non mi ha risposto. Faccio un profondo respiro, sento che le mie emozioni stanno prendendo il sopravvento e tutto mi sembra assurdamente strano, perché non riesco a parlare con nessuno?
Metto in moto e guido in maniera quasi automatica fino a casa mia. Parcheggio e resto in auto a guardare il mio palazzo, indecisa sul da farsi. Forse potrei chiamare la Martelli, dirle quello che mi è accaduto.
Sento delle risate, poi dei passi, contemporaneamente alcune voci si scambiano dei saluti. Accanto alla mia auto passano due persone che parlano animatamente fra loro.
«Vai da lei» sento dire da una di loro.Scendo istintivamente dall'auto per osservarle. Si tratta di una donna e di una giovane ragazza.
«Vai da lei» dice ancora la donna rivolta alla giovane in sua compagnia.
Quella sagoma... Mi ricorda la donna incontrata in metropolitana. La sua voce mi risuona in testa come se quel "Vai da lei" fosse un'esortazione rivolta a me. Muovo un passo in avanti colta improvvisamente dalla curiosità di raggiungerla per osservarla in viso, poi mi fermo.
– Devo andare da lei, dalla Martelli! –Inizio a camminare velocemente verso la stazione della metro. Stavolta durante l'intera corsa mi guardo freneticamente intorno alla ricerca della signora di prima, che fosse davvero la stessa? Che abbia qualche messaggio per me?
Osservo con minuzia tutte le persone presenti e sono certa che qualcuna di loro mi prenderà per pazza per il modo in cui sto analizzando tutto quello che mi circonda. Forse mi sto davvero suggestionando, sto iniziando a vederla ovunque come se fosse una misteriosa portatrice di verità e di nuovo penso che in questo non può che esserci ancora lo zampino del Destino.
Raggiungo la mia fermata ed esco in strada, camminando a passo svelto verso lo studio ho la testa invasa da mille pensieri.
Salgo le imponenti scale del palazzo fino al pianerottolo della Martelli dove vedo una ragazza, è seduta sulle scale e ha tutta l'aria pensierosa di chi vuole essere lasciato in pace. È molto giovane, esile di corporatura, ha lo sguardo perso nel vuoto e profonde occhiaie. Ha le braccia incrociate sul petto, di tanto in tanto si porta una mano vicino le labbra e mangiucchia piano le unghie, facendo contemporaneamente lo stesso ripetitivo piccolo movimento con il naso, con cui tira su aria rumorosamente, come se stesse trattenendo uno starnuto.
STAI LEGGENDO
Raccontami di me
Roman d'amourCos'è il destino? Come agisce e soprattutto, è davvero possibile credere che abbia un ruolo determinante nelle nostre vite? Queste sono le domande che si pone Giulia, la protagonista di Raccontami di me, dopo essersi svegliata dal coma. Giulia ha pe...