Capitolo XX

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Il cellulare vibra mentre sono ancora nel palazzo, mia sorella Giada mi scrive che sarà a pranzo fuori con Tommaso e mi chiede se ho voglia di raggiungerli per parlare della seduta.

Ringrazio ma rifiuto, preferisco starmene per conto mio per dare loro modo di trascorrere qualche ora insieme, mi piace l'idea che mia sorella passi del tempo con suo marito, già immagino sia dura per loro in questo momento vivere separati.

Quello fra Giada e Tommaso è un grande amore, si conoscono dai primi anni di liceo ma lui ha avuto il coraggio di dichiararsi solo poco prima della maturità.

Ricordo ancora le infinite serate trascorse insieme a Giada a cercare di dare un senso a ogni parola, frase o gesto di Tommaso ogni volta che fra loro c'era qualche interazione.

Ho sempre sostenuto che lui fosse cotto di mia sorella, eppure lei è sempre stata molto timorosa di non piacergli, quindi hanno iniziato diventando migliori amici, per poi rendersi conto man mano che entrambi desideravano qualcosa in più.

Ricordo che le dicevo sempre che se la loro storia avesse dovuto essere riassunta in un film, sarebbe stato una di quelle classiche commedie romantiche americane in cui i due protagonisti vanno insieme al ballo di fine anno mentre sullo schermo passano i titoli di coda.

Da quando si sono messi insieme, lei e Tommaso sono diventati inseparabili, ecco perché mi ha sorpreso molto il fatto che Giada abbia deciso di fermarsi a dormire dai miei dopo il mio rientro dall'ospedale.

Per il ritorno a casa mi unisco alla massa di persone che fanno il viaggio nelle prime carrozze della metro dove, proprio come avevo immaginato, ognuno è troppo impegnato per potermi dare modo di studiarlo e renderlo partecipe del mio ciak mentale. Ma va bene così, desidero liberare la mente, lasciarla fluire in questo viaggio in treno.

Una volta a casa, ricevo un messaggio da Diego, mi domanda a che ora può passare a prendermi per la cena di stasera, rispondo che mi va di camminare e che ci vedremo direttamente a casa di Elio, lui non obietta e mi gira l'indirizzo da raggiungere.

Nel pomeriggio mi raggiunge Giada, ha in spalla una enorme borsa, decisamente troppo pesante per una donna in gravidanza.
«Lascia che ti dia una mano» dico appena la vedo mentre mi sto già alzando dal divano per andarle incontro.

«Ho una sorpresa per te» annuncia lei che sembra non avermi sentita affatto.
«Di che si tratta?» Chiedo con curiosità.
«Apri e vedrai» dice lei con aria fiera.

L'enorme borsa contiene un buon numero di vestiti da sera, la maggior parte di colore scuro e luccicante. Capisco subito a cosa servono.

«Dopo aver lavorato per così tanto tempo all'outfit di ieri sera, oggi speravo di poter indossare qualcosa di più informale» obietto osservando ancora il bottino.

«Beh, ma Diego e sua sorella sono sempre vestiti di tutto punto, anche quando vi riunite a casa indossi sempre vestiti favolosi» spiega lei e la cosa non potrebbe sembrarmi più insensata.

«È perché mai?»
«Non saprei, ma lo fate sempre» dice Giada stringendosi nelle spalle.
Da una rapida occhiata ai vestiti che ha portato non ne riconosco neanche uno, «questi sono tutti dell'altra Giulia» commento ridendo e mia sorella inizia a ridere a sua volta.

«Ti piaceva vestirti così, eri sempre bellissima.»
«Non piaceva a me, ma all'altra Giulia,» puntualizzo ancora alzando gli occhi in aria roteandoli, «davvero... Non ho voglia di mettermi in ghingheri questa sera.»

«Come vuoi, pigrona... Li metterei io tutti insieme, se non fossi già così grossa!»
«Cosa pensi che dovrei portare?» Domando allora.
«Bevete sempre champagne durante queste cene, ma penserà Diego a portarlo, non preoccuparti.»
Annuisco, «in questo la vecchia Giulia non mi ha deluso» commento ridendo un attimo dopo.

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