Capitolo XI

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Apro gli occhi e guardo l'orologio. Non è trascorso molto tempo dal decollo. Alzo le braccia per sgranchirmi un po', poi mi alzo in piedi e prendo a camminare lungo il corridoio dell'aereo.

Mi volto di tanto in tanto ad esaminare i volti delle persone sedute intorno a me, proprio come ho fatto prima, al momento dell'imbarco, alla ricerca di quello più rassicurante.

Qualche fila più avanti alla mia, un bimbo dai capelli rossi è impegnato in un gioco che sembra molto difficile per la sua età, deve unire delle piccole palline colorate in un labirinto che il suo tablet gli mostra. Viaggia con suo padre, che a prima vista ho ritenuto un buon candidato per il mio obiettivo di avere qualcuno con cui condividere le mie angosce legate al volo.

Più avanti c'è una signora un po' in là con gli anni, con la quale ho anche scambiato qualche chiacchiera in aeroporto. Sta andando a trovare la figlia che abita all'estero, mi ha raccontato che non vede i suoi nipotini da diversi mesi e inizia ad averne nostalgia.

Continuo a camminare e mi ritrovo a pensare che ognuna delle persone che mi circonda sta viaggiando per un motivo singolare e diverso dagli altri. C'è chi viaggia per affari, chi lo fa per tornare dalla famiglia, chi per amore.
I più fortunati sono quelli che partono per svago, magari saranno coloro che torneranno con la promessa di un nuovo impiego o con il racconto di un nuovo amore.

Entrare in aeroporto o salire su un aereo sono cose che mi mettono ansia, ma, in cambio, scendere da un aereo e guardare tutte le scene degli abbracci fra i passeggeri e le persone che li attendono non ha prezzo, lo trovo sempre un momento toccante.

Eppure, non mi è mai capitato di viverne uno. Mai nessuno è rimasto ad attendere l'arrivo del mio volo, magari con un bel sorriso stampato in viso o dei fiori fra le mani, come spesso accade nei film, in quelle scene strappalacrime che riescono sempre a farmi commuovere.

Torno al mio posto, restare seduta per troppo tempo non mi piace, ogni tanto devo necessariamente alzarmi un po', ma d'improvviso mi viene in mente che non ho ancora dato un'occhiata alla lista dei film da poter vedere durante il volo.

«Che film guarderai?» Sento dire non appena ho trovato le cuffie.
Il ragazzo con gli occhi azzurri mi sta guardando intensamente, ansioso di conoscere la mia risposta.

Sorrido, «pensavo a qualcosa con un finale a sorpresa, ma devo ancora guardare i film del catalogo.»

«Credevo fossi una ragazza da filmone romantico.»

«Sì, beh, in realtà quelli sono i miei preferiti. Sono una sentimentale.»

Lui allora si alza, si avvicina e si ferma in piedi vicino il sediolino più esterno nella mia fila di posti.

Cerco di non darlo a vedere, ma sono davvero felice che abbia deciso di fermarsi a parlare di nuovo con me. C'è qualcosa di magnetico in questo ragazzo, nei suoi occhi, qualcosa che, paradossalmente, mi spinge a desiderare che questo viaggio in aereo non abbia mai fine.

«Non c'è un gran catalogo, in effetti. Non sul genere romantico, almeno. Troverai più che altro thriller e qualche commedia leggera.»

«Thriller, hai detto? Spero niente che abbia
troppe sparatorie o inseguimenti, quei film proprio non li reggo.»

Il ragazzo sorride, poi resta un attimo a fissarmi senza parlare.
«Dici che posso sedermi?» Domanda indicando con un dito il sediolino di fianco al mio e lanciandomi un'occhiata di intesa.

Annuisco, in realtà speravo proprio che decidesse di sedersi ancora di fianco a me.

«Diamo un'occhiata a questo catalogo» dico costringendomi a guardare nuovamente nel monitor che ho di fronte.

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