Capitolo XII

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Mi sveglio di soprassalto mettendomi seduta nel letto, ansimando come a cercare di sopperire la sensazione di annegamento del sogno e mi asciugo la fronte bagnata.

Mi alzo e mi dirigo verso il bagno correndo. Mi butto sotto la doccia cercando di riprendermi. Indosso qualcosa e vado in cucina. Lì trovo Giada, che mi saluta con aria allegra.

Rispondo con un cenno del capo.
«È tutto ok? Pronta per l'appuntamento di stasera?»
«Sto uscendo, ho bisogno di camminare e prendere un po' d'aria. Più tardi penserò all'appuntamento.»

Bevo velocemente un sorso di caffè e mi dirigo all'ingresso.

«Giulia, aspetta! È successo qualcosa? È tornato qualche ricordo?»
Mi fermo sulla porta di casa. «Nessun ricordo, ho fatto un altro incubo.»

Mia sorella si avvicina e mi abbraccia. «A proposito, poco fa ha telefonato la dottoressa Martelli, domani vorrebbe incontrarti per una prima seduta, ma posso provare a richiamarla per chiederle se può incontrarti oggi.»

«Non farlo, non serve. Mi aveva detto che avrei potuto sognare di nuovo il momento dell'incidente.»
«Mi dispiace tanto, Giulia. Sicura di stare bene?»
Annuisco, «mi sento così disorientata, Giada... Continuo a rivivere il momento dello schianto, la dottoressa mi aveva detto che sarebbe potuto accadere, è vero ma... Perché continuo anche a rivedere quel ragazzo?»

«L'hai sognato ancora?»
«Ogni volta sogno un momento diverso. Credo che abbiamo trascorso insieme quasi tutto il tempo del volo. Ogni volta che mi parla, sento come se mi conoscesse da sempre. È difficile da spiegare, ma sento che vicino a lui non ho paura. Vorrei davvero scoprire chi era.»

«Allora cercheremo di farlo.»
«Ho voglia di camminare un po'» dico aprendo la porta di casa.
«Vuoi compagnia?»
Scuoto il capo, «voglio stare un po' per conto mio.»
«Come preferisci, ma chiamami se inizi a sentirti sola.»

Esco in strada e inizio a camminare senza meta, ho solo bisogno di avere del tempo per pensare.
Inizio a percorrere il lungo viale alberato, è una fresca mattina di sole e spero proprio che passeggiare mi aiuti a rilassarmi.

Mentre cammino, rifletto su quanto sia curioso che la mia mente abbia cancellato un anno di ricordi, ma mi riproponga in sogno il momento dell'incidente. Forse perché è la causa di tutto? Mi sento come costretta in un loop temporale nel quale non ho la possibilità di andare avanti, e questo mi avvilisce, sento di non avere il potere di fermare questa cosa. L'incidente e questo ragazzo sono le uniche due costanti.

Perché ricordo i momenti con lui? Perché il mio cervello non ha rimosso anche quelli?
Forse nemmeno sono ricordi, forse è solo la mia immaginazione, eppure... La sua voce mi suona così familiare, come il ricordo di una persona conosciuta in passato.

Se da un lato rivivere il momento dello schianto si rivela ogni volta più terrificante, dall'altro inizio a sentire che è assolutamente necessario per poter vedere e parlare con il misterioso ragazzo che forse ho conosciuto durante il viaggio, anche se questo non potrebbe portare a niente.

Mi ritrovo in un nuovo tratto di strada in cui ci sono più negozi e maggiore movimento di gente. È anche la strada che porta verso il mio ufficio, quindi decido di farci un salto per salutare i miei colleghi.

Arrivata davanti al palazzo alzo lo sguardo per osservare la finestra dietro cui c'è la mia scrivania, proprio come faccio ogni mattina prima di entrare.

La prima cosa che sento, appena metto piede nell'agenzia, è il familiare profumo di vaniglia, anche se ho perso i ricordi di un intero anno Sara, la giovanissima ragazza che lavora alla reception, è in fissa con questa fragranza ed ero sicura che non l'avrebbe mai cambiata.

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