_Ross's pov
Mi sono rifugiato in una caverna nel bosco.
Ho malamente curato le ferite.
I miei occhi sono rossi e gonfi, li sento continuamente umidi.
Mi accascio contro la parete della grotta, cercando di sforzare il meno possibile il braccio.
Non mi fa male, ma brucia.
Chiudo gli occhi, per riposare.
Ma ogni volta che ci provo, vedo il viso di Laura.
Della mia piccola Laurie.
"Scusami amore mio." Sussurro a denti stretti. Altre lacrime mi scivolano lungo il viso.
Non ne posso più di piangere.
Mi sento debole.
Solo Laura sarebbe in grado di aiutarmi, ma non posso andare da lei.
Le dovrei raccontare la verità e non voglio che lei si ritrovi in questa situazione.
L'ho fatta soffrire troppo, ma l'ho fatto per tenerla al sicuro.
Se Morgenstern le dovesse mettere le mani addosso, non so che farei.
Già, Morgenstern.
Quanto posso odiarlo?
Lui mi processò colpevole. È a lui che credettero i miei genitori.
Tutti ascoltarono un uomo che nemmeno sapeva com'erano andate le cose, invece di me, che avevo visto l'accaduto.
Avevo visto Durza ammazzare Beth, ma nessuno mi ascoltò veramente. Molte persone mi diedero del bugiardo e mi chiamarano assassino.
Come tale dovevo essere rinchiuso da qualche parte, perché ero pericoloso.
Certo, un ragazzino di 14 anni che nemmeno sa impugnare una penna era sicuramente un serial killer professionista.
Dalla mie labbra esce una risata amara.
Ricordo perfettamente quel rehab. Che di rehab aveva poco e niente. Era più un istituto mentale.~ "Non posso credere che avete ascoltato quell'uomo!" Esclamai, guardando mia madre.
Lei non mi rispose e continuò a trascinare Rydel, Ryland e Rocky dentro casa.
"Riker, tu mi credi vero?" Domandai, cercando almeno l'approvazione di Riker.
"Ross certo che io..." Ma venne interrotto, da mia madre che lo spinse dentro casa.
Entrai anche io.
In salotto non c'era nessuno.
Dopo poco, vidi mio padre scendere le scale, con una valigia in mano.
"Papà?"
"Ross, qui ci sono alcune tue cose?" Disse, passandomi la valigia.
"E perché sono qui?" Domandai, senza riuscire a capire.
"Vieni." Si limitò a dire.
Lo seguì fuori casa, fino alla macchina.
Caricò la valigia nel baule, poi salì dietro, come ero solito fare.
Papà mise in moto.
Guidò per più di un'ora, finché non raggiungemmo una struttura strana, nel fitto di un bosco, molto isolata da qualsiasi centro abitato.
"Cosa ci facciamo qui?" Domandai, impaurito.
"Ross, non posso farci niente." Disse, con una strana tristezza nella voce.
"Papà, voglio tornare a casa..."
Lui scese dall'auto, per prendere la valigia.
Scesi anche io.
C'era un grosso cancello blindato.
Lui suonò a quello che sembrava un citofono.
Tutto era arrugginito. Il giardino era leggermente abbandonato a se stesso - alla mamma non sarebbe piaciuto -.
I cancelli dopo poco si aprirono.
Camminammo lungo il sentiero d'entrata.
Percorremmo i cinque o sei scalini esterni.
La portà si aprì in un cigolio, rivelando due angeli.
"Salve, sono Mark Lynch." Si presentò mio padre.
"Piacere." Rispose gentilmente un uomo.
Ci lasciarono entrare.
Mio padre mi tese la valigia. Io l'afferrai, titubante.
"Io devo andare. Ti verremo a trovare, il prima possibile." Disse.
"Papà, non lasciarmi qui! Ti prego!" Iniziai quasi a piangere.
"Dai Ross. Ci vediamo." Uscì dalla struttura.
"No, papà!" Sentì tante lacrime uscirmi dagli occhi. "Papà non mi lasciare! Ti prego!"
Alla fine chiusero le porte.
Superammo l'atrio e aprirono delle grate, che nascondevano delle porte.
Oltrepassate, mi condussero lungo un immenso corridoio.
Tutto era vecchio e odorava di sangue e di morte.
Le pareti erano rovinate e in alcuni punti erano piene di muffa.
Mi fecero salire fino al settimo piano.
Aprirono una porta e mi fecero entrare.
Mentre ero girato, la richiusero velocemente e bloccarono la serratura con quattro mandate di chiave.
"Hey! Aprite!" Iniziai ad urlare.
Urlai per circa dieci minuti, ma poi mi arresi. Sapevo che non mi avrebbero aperto.
Osservai la stanza.
C'era un solo letto e una finestra minuscola, con delle sbarre.
Mi affacciai leggermente.
Ero solo.
La porta era fatta in metallo, molto spesso. Non c'era nemmeno uno spioncino.
Rassegnato, spiegai le ali.
Erano minuscole e me ne vergnavo. Ma quello era il minore dei problemi.
Erano nere come la pece.
Nere come il vuoto.
Nere come presto sarei diventato io dentro.
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||Brighter|| Sequel.
Fanfic//Sequel di: ||Paralyzed|| A Raura Fanfic.\\ È passato un anno. Le cose fra Ross e Laura vanno a meraviglia. Ma se Ross venisse posta una scelta, in grado di condizionare la sua vita e di chi gli sta attorno, cosa farebbe? Sarebbe in grado di proteg...