Capitolo 20

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"You shouldn't mess with me. You don't wanna mess with me. 'Cause if you mess with me, you're messing with my family."

Migos, KAROL G, Snoop Dogg, Rock Mafia - My Family from "The Addams Family"



[...]

Crown ricordava perfettamente la prima volta che sentì parlare di un famigerato agente fantasma.

Tutto partì da un sussurro, flebile ma insidioso, udito fra le pareti sature di suoni della Centrale dell'FBI. Era tardi, troppo tardi per chiunque fosse ancora sveglio, ma il Capitano si trovava comunque lì, intento a sorseggiare un caffè inacidito che sembrava essere una versione distorta di quel liquido nero che gli dava la forza di affrontare le interminabili giornate.

Nel silenzio della notte, i passi dei pochi presenti risuonavano come echi nei corridoi deserti. Due agenti, apparentemente ignari di essere osservati, si trovavano nascosti in un angolo remoto del grande e austero corridoio. Sghignazzavano a bassa voce, credendo che nessun altro fosse nelle vicinanze, che nessuno avrebbe mai sentito quelle parole che, inconsapevoli, avrebbero contribuito a cambiare il corso degli eventi.

"Si, ti dico che è vero", disse uno dei due, un giovane dai capelli rossicci e la pelle chiara, con un sorriso da ragazzo ingenuo. "L'ho sentito con le mie orecchie. Il Sergente Witt stava parlando al telefono... e stava parlando con lui. Con l'agente fantasma."

L'altro, più basso e con una cicatrice che gli attraversava la guancia destra, scosse la testa, quasi divertito. "Credi troppo alle scemenze che circolano, è solo un mito. Non può essere."

"Ti giuro, l'ho sentito. Il Sergente ha detto che l'agente fantasma è uno dei migliori. Dicono che è sparito... che se n'è andato da solo, ma tutti hanno paura di parlare di lui."

"Se fosse davvero così bravo, perché sarebbe scappato? Se ha smesso di lavorare, vuol dire che qualcosa non va."

"Certo... ma cosa potrebbe nascondere, se non qualcosa di grande? Di pericoloso?"

Il Capitano Crown stava ascoltando quelle parole, pur senza volerlo, mentre si rifletteva sulla sua solitudine, immerso nel silenzio. La conversazione dei due agenti sembrava distante, ma la sua mente si fermò su quelle ultime parole. L'agente fantasma. Un nome che aleggiava da tempo tra le ombre della Centrale, come una leggenda mai confermata, ma mai smentita.

All'inizio, Crown non diede peso a quel sussurro. Un pettegolezzo, come tanti altri, pensò. Si appuntò mentalmente la questione, quasi per scrupolo. Chi avrebbe mai potuto immaginare che quella chiacchierata da bar sarebbe diventata l'inizio di qualcosa che avrebbe scosso la sua intera carriera?

Il pensiero di perdere un agente di quel calibro, se la storia fosse stata vera, lo preoccupava più di quanto volesse ammettere. Nella sua esperienza, agenti con quelle capacità erano rari come una stella cadente e, quando uno di loro scompariva nel nulla, significava che qualcosa di grosso stava per succedere. All'epoca, gli agenti validi erano un gruppo sempre più ristretto, e se avessero iniziato a sparire... beh, sarebbe stato il segno che la fine era vicina.

Ma ciò che davvero lo turbava era il fatto che il Sergente Witt fosse coinvolto. Un uomo leale, orgoglioso, un soldato del suo mestiere, che non avrebbe mai compromesso la propria integrità. Il pensiero che fosse in qualche modo legato a un'agente così misterioso e pericoloso lo inquietava. Witt non era il tipo da tenere segreti così grandi, soprattutto non in un ambiente come quello. Eppure, qualcosa lo costringeva a farlo. Perché?

"Un agente fantasma, eh?" mormorò fra sé, guardando il caffè ormai freddo, che sembrava riflettere il suo umore. Amaro, tanto quanto la realtà. "Chissà se mai avrò la possibilità di conoscere un tale prodigio. Sarebbe un colpo di fortuna avere un uomo come lui nel mio team."

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