promise me;

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La gente mi guardava ancora mentre li oltrepassavo, ed era sconveniente.
Non volevo quegli sguardi sprezzanti addosso.
Mi facevano sentire in torto quando proprio non lo ero.

Quell'uomo era riuscito a farmi passare per un ragazzino violento e irrispettoso, quando era esattamente il contrario.
Il suo potere e la sua ricchezza non gli avevano donato solo soldi, ma anche credibilità.
Secondo gli altri, tutto ció che usciva dalla sua bocca era la pura e semplice verità, e guai a pensare il contrario.
Altrimenti si finiva come me, a pagarne le conseguenze.

Arrivai ai bagni, erano vuoti.
Probabilmente per via della scenata di poco fa, tutti uscirono ad assistervi, ma per me era meglio così perchè volevo stare da solo.
Andai dritto ai lavandini, e poggiai le mani su uno di essi.
Ero ancora nervoso, tanto da ignorare il dolore che martellava nelle tempie.
Dopo pochi secondi aprii il rubinetto, e sciacquai il viso.
Il contatto dell'acqua fredda sulle mie guance riusciva a darmi un po' di sollievo, e anche a calmarmi.

Poi sentii un rumore.
Erano le porte d'accesso ai servizi pubblici che si chiudevano.
Non avevo proprio voglia di farmi vedere da qualcuno in quel momento.
Ma non ebbi nemmeno il tempo di controllare chi fosse entrato, che delle mani si poggiarono frettolose sulla mia faccia.
Le riconobbi subito.
Riconobbi quel contatto, quella delicatezza.
Riconobbi la sua presenza, la sensazione di sicurezza che mi trasmetteva.
Era lì, ma là fuori non lo avevo proprio notato.
E immaginai che avesse assistito a tutta la scena.

Inizió a controllarmi il viso, inclinava la mia testa a destra e poi a sinistra, guardandomi con occhi attenti.
<Ti fa male se tocco qui?> mi chiese all'improvviso, esitando nel toccarmi.
Avvertii un calore al centro del petto.
Sfioró uno dei lati della mia testa.
<Un po'> risposi.
Poi toccó con più sicurezza, e lì feci una smorfia di dolore.
Lui, invece, un'espressione molto infastidita.

Non trattenni un sorriso.
Mi resi conto che era l'unica persona che sapeva realmente com'erano andate le cose.
Lui c'era, e mi aveva anche salvato da quella situazione.
Poteva capire come mi sentivo, ed ero grato che fosse lì con me in quel momento.
<Ti sei preoccupato per me?> gli chiesi guardandolo, senza pensarci troppo.
Lui distolse un attimo lo sguardo.
<Si.> rispose poi deciso.
Il calore nel petto si allargò, e si espanse fino alle guance.

Fece per togliere le mani dal mio viso, ma io gliele fermai.
Non volevo che quel contatto finisse.
Non credevo che qualcosa del genere si potesse provare davvero, soprattutto nei confronti di qualcuno che si conosceva appena.

Per qualche motivo sentivo una connessione tra me e lui e tutto questo ancora non me lo spiegavo, mi faceva ancora un po' paura.
Volevo stare vicino a lui il più possibile per poterlo capire.
Sorrisi di nuovo.
<Grazie.> gli dissi.
Sentii che era quello il momento perfetto per farlo. Per ringraziarlo.
Si stranì della mia esclamazione.
<E per cosa? Per essermi preoccupato?> disse, leggermente divertito.
<Si, e non solo adesso. Grazie per ieri.
Per avermi salvato, per avermi asciugato le lacrime, per le belle parole che mi hai detto nonostante tu non mi conosca nemmeno. Grazie.>

Mi sorrise per la prima volta quella sera.
Era di nuovo un sorriso sincero, incantevole.
E poi, inaspettatamente, mi abbracció.
Non ci eravamo ancora scambiati un contatto del genere.
Mi scioccó, ma ció non impedì ai miei battiti di accelerare.
Io ricambiai naturalmente, ma con un po' di esitazione.
Non ero abituato a quei gesti.

Dopo poco, decisi di azzardare una domanda.
Sospettavo già la risposta, ma volevo avere quella certezza. Credevo di averne il diritto.
<Tu conoscevi già il signor Woo, vero?> chiesi, soffocando la voce sul tessuto della sua maglietta nera, ancora tra le sue braccia.
Lo sentii irrigidirsi, e terminare poco dopo l'abbraccio.
Mi guardó negli occhi, intensamente.
<Perchè me lo chiedi?> rispose, con un'altra domanda.
<Ho solo questa sensazione.> dissi vago.

𝐬𝐢𝐧𝐧𝐞𝐫𝐬 || ʜʏᴜɴʟɪxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora