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Non ero assolutamente un tipo da chiacchieratine post sesso o robe del genere, ma quella notte stavo provando di tutto ormai.
Eravamo stanchi e distesi sul letto, era stato tutto davvero molto intenso, ma dopo solo pochi minuti trascorsi in silenzio, decisi stranamente di iniziare a parlare.

<Comunque,> cominciai, dicendo la prima cosa che mi passasse per la mente <non abbiamo usato i preservativi.>
Avevo la faccia rivolta al soffitto, perció non lo stavo guardando, ma percepii ogni suo movimento mentre si rigirava verso di me sul materasso. Avvertii anche una lieve risata.
<Cazzo, siamo ancora troppo giovani per avere un bambino.> disse, sarcastico.
A questo punto mi voltai scioccato, ma nascondendo un sorriso divertito.
Gli diedi un buffetto sulla spalla.
<Cretino, sai cosa intendo.>
Lui rise. Io tornai ad osservare il soffitto

Passó qualche altro secondo di completo silenzio.
<Non pensavo fossi un tipo a cui piacesse parlare dopo un orgasmo.> disse.
Nemmeno io lo pensavo, infatti.
Mi rigirai verso di lui, e sta volta assunsi la sua stessa posizione.
Non risposi alla sua affermazione, lo osservai intensamente senza un motivo preciso.
Ricambió anche lui il mio sguardo.

Era una presenza forte, non potevo fare a meno di sentirmi protetto accanto a lui, nonostante non lo conoscessi nemmeno.
I suoi capelli erano in completo disordine, alcune ciocche rosse e crespe giacevano scombinate sul cuscino, le sue labbra erano ancora molto gonfie e arrossate così come parte del suo viso, e l'odore di tabacco che sentivo poche ore prime si era affievolito, mischiatosi con il lieve aroma di muschio della stanza.

<Sei bello.> dissi senza nemmeno accorgermene. Quel complimento era talmente spontaneo che uscì di getto, non ci pensai neanche.
Mi sentii subito in imbarazzo e terribilmente accaldato, e un po' me ne pentii.
Sgranó gli occhi, visibilmente sorpreso.
Mi aspettavo qualche reazione esagerata, mi aspettavo che si mettesse a ridere a crepapelle, o che si alzasse, si rivestisse e che se ne andasse senza nemmeno rivolgermi un saluto, disgustato.
Qualsiasi cosa, ma non mi aspettavo che portasse la sua mano al mio viso, che mi accarezzasse delicatamente la guancia e che mi rivolgesse uno di quei sorrisi di cui parlano tutti, che mozzano il fiato.

I suoi occhi continuarono a guardarmi, non smisero mai di farlo.
<Grazie.> sussurró infine.
Io non potei fare a meno di arrossire nuovamente.
Tolsi il più delicatamente possibile la sua mano da me, non volevo sembrare brusco e rifiutare il suo gesto, ma mi rendeva nervoso, e quando sono nervoso faccio cose che non dovrei.
L'appoggiai sul letto, gli rivolsi un lieve sorriso e diedi di nuovo tutta la mia attenzione al tetto, cercando di rallentare il mio battito cardiaco.

C'era qualcosa che non riuscivo a spiegarmi.
Perchè?
Perchè quel ragazzo mi faceva quell'effetto?
Non lo concepivo. Una cosa del genere non mi era mai, e dico mai capitata.
Era un ragazzo bellissimo, slanciato, scolpito proprio come piaceva a me, ma sentivo anche che non era solo questo che mi attirava di lui.
C'era un qualcos'altro.
Un qualcosa che volevo scoprire.
Era una sensazione nuova, bella e che mi spaventava. Quello che temevo ancora di più peró, era il non sapere cosa fosse. Non sapevo se fosse qualcosa da cui sfuggire, o qualcosa di cui approfittare.
Perció, dovevo sapere.

Fui risvegliato dai miei pensieri da un altro contatto, precisamente sulla fronte.
Vidi il suo dito stavolta, puntato deciso su di essa.
Non capii cosa stesse facendo, aggrottai le sopracciglia, e poco prima che chiedessi spiegazioni, inizió a muovere la mano.
Il suo indice partì dall'estremità della mia fronte fino a scendere per la curvatura del naso, arrivó alla punta e percepii un lieve buffetto su di essa. Poi raggiunse il mio arco di cupido, e lì iniziai a bruciare per l'ennesima volta. La mia pelle ardeva sotto il suo tocco.
Tracció l'intero contorno delle mie labbra solo con quello stesso dito, e lo fece in un modo talmente sensuale che mi vergognai di essermi eccitato di nuovo solo per colpa di quel semplice contatto.
Arrivó infine al mento, e terminó quel suo giochetto infernale scendendo giù per il collo e accarezzando il mio pomo d'Adamo appena accennato.
Delineó il mio profilo da cima a fondo.

<Perchè hai->
<Sei bello anche tu, lo sai?> esordì infine.
Girai lentamente il volto a guardarlo, fu il tono della sua voce che mi spinse a farlo, perchè sembrava sincero. E raramente qualcuno lo era con me in quel modo.
Sentii come un'esplosione nel mio stomaco, lui mi guardava con sicurezza, con quel suo sguardo ammaliante ma anche incredibilmente delicato.
Non trattenni un sorriso.

Peró, ad un tratto mi tornarono in mente le parole con cui si rivolse a me proprio qualche ora prima.
Non ero un ragazzo rancoroso, ma mi colpirono molto ed ero ancora un po' risentito.
Non capivo il motivo per cui adesso mi stava parlando in quel modo, se prima mi aveva definito come un poco di buono.
Decisi di punzecchiarlo un po'.

<Si, beh, a volte anche le puttane lo sono.> dissi poi.
Colpii a fondo. Forse anche troppo.
Nei suoi occhi adesso non c'era più tutta quella sincerità e spensieratezza, erano dispiaciuti più che mai, quasi sul punto di piangere.
Sembrava veramente pentito.
Mi sentii in colpa, anche se non ne avevo il diritto.
In fondo era lui quello ad avermi definito così, glielo stavo solo rinfacciando, e volevo anche delle scuse.
Allontanò la sua mano dal mio viso, che non mi accorsi mi stesse accarezzando di nuovo.
Sentii un vuoto.
Fu il suo turno adesso di guardare il soffitto. Io guardavo lui.

<Mi dispiace. Non volevo chiamarti in quel modo, credimi. Ero solo nervoso.>
<Come mai?> azzardai.
Prese un respiro profondo, il suo grosso petto si gonfió, e non potei fare a meno di accorgermene. Era un figo da paura.
<Cose di famiglia.> disse infine.
I miei occhi tornarono su di lui, sembrava tormentato.
Dimenticai tutto, il suo modo sgarbato e i suoi insulti di prima, in fondo non aveva tutti i torti, mi ripetei.
E cercai di consolarlo.

<Va bene, non preoccuparti. Spero non sia nulla di grave.> dissi, accarezzandogli la spalla con un sorriso.
Giró la testa di scatto.
<No, non va bene. Sono stato uno stronzo, di solito non sono così, lo giuro.> rispose, preoccupato del suo comportamento.
Rimasi sorpreso, non credevo gli dispiacesse così tanto.
Poggiai il palmo della mia mano sulla sua guancia.
Quel ragazzo mi spingeva sempre a far cose che non erano nelle mie corde.
<Ho detto di non preoccuparti, ti perdono.> dissi deciso.
Sembró tranquillizzarsi un po', e così anch'io.
Ci sorridemmo.

<Adesso peró, puoi dirmi come ti chiami?> domandai.
Ridemmo entrambi.
<Sono Hwang Hyunjin.>








angolo autrice

sono tornataaa ^^

lo so è un capitolo un po' più corto rispetto agli altri, e vabbè 🥹

questo è uno dei miei capitoli preferiti di questa storia, fatemi sapere voi cosa ne pensatee

e nulla, alla prossima ^^

-auro

𝐬𝐢𝐧𝐧𝐞𝐫𝐬 || ʜʏᴜɴʟɪxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora