you attract me;

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Quell'affermazione mi scioccó e diede una scarica di adrenalina allo stesso tempo.
Lo fissai per qualche secondo, incredulo.
<Cosa?> chiesi. Magari avevo sentito male.
Sorrise.
<Vorrei ritrarti, se per te va bene.> ripetè.
No, non avevo sentito male.
Così gli feci una domanda.
<E perchè mai vorresti farlo?>

Io, un ragazzo macchiato dal sesso e dalla lussuria, ritratto da quelle mani così esperte?
L'idea non mi dispiaceva, ma era un'utopia.
Non capivo proprio perché gli fosse venuta in mente una cosa simile.

Lui sembró rifletterci un attimo, guardando il pavimento.
<Non lo so.> esordì poi, poco esaustivo.
<Sento solo che voglio farlo, non ho bisogno di un motivo.> continuò, serio. <Non provavo questa sensazione da molto tempo, ormai.> finì, di nuovo pensieroso.
Continuai ad osservarlo, finchè anche lui non fece lo stesso.
Il suo sguardo sembrava sicuro e determinato, non scherzava, e capii che disegnarmi era qualcosa che voleva davvero fare.
Peró ancora non capivo perchè volesse ritrarre proprio me.
Cos'avevo di diverso dagli altri? Perchè avevo risvegliato in lui un desiderio del genere?
A quanto pareva non avrei mai avuto una risposta.

<Capisco.> mi limitai a dire, annuendo.
Nei suoi occhi vidi accendersi un pizzico di speranza.
<Quindi me lo permetterai?> domandò, allargando il suo sorriso.
Risi. Mi guardava come se mi stesse chiedendo un favore enorme, e non semplicemente di mettermi in posa e aspettare di vedere il capolavoro che aveva appena creato.
<Certo.> risposi, dolce.

Mi concesse un altro dei sorrisi più belli che io abbia mai visto.
Abbagliante, puro. Ero contento di essere stato io a scaturirlo. Automaticamente sorrisi anch'io.

Si alzó di scatto dalla sedia, facendola strisciare leggermente all'indietro. Lo guardai rimanendo seduto.
Allungò una mano verso di me, intimandomi di afferrarla.
<Vieni.> disse.
La presi, con lo sguardo fisso nei suoi occhi ormai luccicanti, e mi alzai.
Sembrava entusiasta, io invece ancora un po' insicuro.

Ci incamminammo per la stanza, verso il cavalletto immaginai, invece lo sorpassammo e andammo avanti.
<Non vuoi farlo qui?> chiesi incuriosito, subito dopo che la sua mano lasciò la mia.
<Assolutamente no.> rispose, rendendomi ancora più confuso. Non sapevo dove stessimo andando.

Ma capii poco dopo.
Ci ritrovammo davanti a una porta che prima non avevo notato. Mi ero decisamente concentrato di più sulla vivacità della stanza per accorgermene. Sembrava portare ad un'altra camera, magari un bagno o una camera da letto.
Facemmo una breve sosta davanti ad essa, prese uno sketch book apparentemente inutilizzato e un paio di matite e gomme da un ripiano vicino.
Poi entrammo.

Come avevo predetto era una camera da letto, anche se ristretta.
Il materasso era piccolo, una sola piazza, ricoperto da un leggero lenzuolo blu lievemente sgualcito. Non c'era nessun cuscino.
Anche lì era presente la stessa puzza, ma in compenso la luce si accese subito.
Era più spenta rispetto a quella dove eravamo poco fa. Le pareti erano nere e spoglie, c'era soltanto un comodino affiancato da uno sgabello e una grande pianta verde all'angolo della stanza, probabilmente finta.

Il motivo per cui eravamo entrati lì dentro, era sicuramente la veranda.
Quell'enorme porta in vetro davanti a noi permetteva l'accesso a un modesto giardinetto ben custodito.
Sorpassai Hyunjin, e corsi impaziente per andare fuori a guardare.
Aprii, e l'aria fresca mi colpì il viso.
Un piacevole odore invase le mie narici, fiori freschi.
Ne vidi di tutti i tipi: rose rosse, papaveri, margherite, c'erano anche dei gelsomini. Il terreno invece era interamente ricoperto d'erba.
C'era una staccionata in legno bianco che separava tutto dalla casa dei vicini, il che lo rendeva più incantevole.
Quell'appartamentino si era appena classificato primo nella mia top five di posti preferiti a Seoul.

𝐬𝐢𝐧𝐧𝐞𝐫𝐬 || ʜʏᴜɴʟɪxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora