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"Mi dispiace Minho, non pensavo che sarebbe andata così".
La figura del generale Wu-Xien si allontanò lentamente da lui, seguita da quella più sfocata del vice-capitano Min.
Il dolore lo invase per un'ultima volta mentre restava da solo nella stanza di pietra.
Poi stramazzò nel suo stesso sangue.
...
Dopo una settimana faceva ancora male. Nonostante fosse passato tutto quel tempo continuava a fare male. E non capiva perché. Le ferite iniziavano ad asciugarsi ormai quindi perché continuava a fare male?
La riunione era stata un disastro e alla fine avevano ignorato ciò che aveva detto, come sempre d'altr'onde. Minho si era sentito così colpevole, così imbarazzato, così stupido per averci sperato così tanto. Non aveva senso farlo, eppure aveva sperato che ai generali importasse della sua opinione, che tutto sarebbe andato bene, che avrebbe potuto allenarsi, che suo padre avrebbe cambiato idea, che sarebbe stato fiero di lui per una volta...
Ma ovviamente non fu così, il contrario anzi.
Si era guadagnato il disprezzo e il disonore che tanto aveva cercato di evitare e suo padre si era assicurato di imprimerlo per sempre sulla sua pelle.
Con il fuoco.
TW:
Ancora sentiva su di sé il pezzo di ferro rovente che passava lentamente sul suo braccio sinistro e che ogni tanto si incastrava tra i tessuti della pelle; che facendo più pressione spingeva ancora più a fondo per poi proseguire e passare al destro, ripetendo tutto dall'inizio, ancora più lentamente.
N
on lo avrebbe più dimenticato: ricordava perfettamente quanto avesse urlato e tutto il dolore che avesse provato. Ad un certo punto aveva anche smesso di gridare perché la gola gli faceva troppo male anche solo per provare a farlo ancora. Ricordava le mani dei servitori che lo tenevano fermo mentre si dimenava, mentre assistevano quasi impassibili a quella scena straziante (come se in quelle condizioni avesse avuto le forse per liberarsi). Ancora dolore, dolore, dolore e poi... rimase solo lui nella stanza e subito dopo il buio completo.
Fine TW
Una volta risvegliatosi si ritrovò in una stanza che non riconosceva, sentiva le braccia ancora intorpidite e una volta guardato in quell'esatto punto, lesse due parole che lo terrorizzarono:
Lealtà e Obbedienza.
Ciò che la sua famiglia credeva che non avesse: lealtà verso il padre e obbedienza ai suoi doveri.
Ogni volta che li avrebbe guardati avrebbe pensato al volto indignato di suo padre e agli occhi piangenti e delusi di sua madre, e si sarebbe ricordato che non era abbastanza, che era sbagliato e che non era capace di stare al suo posto.
Perché era quello lo scopo della punizione: marchiare per sempre il suo corpo oltre che la sua mente, lasciando che fosse visibile a tutti quanto lui fosse mediocre.
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In amore e in guerra-- Minsung
FanfictionMolto tempo fa, durante l'antico periodo dei Tre Regni, sotto il secondo imperatore della dinastia Lee, la Cina era da poco entrata in un periodo di grande splendore, e di grande vulnerabilità: da ormai mesi, subiva attacchi recenti nei piccoli vill...