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"Quanto ancora dobbiamo aspettare?"
"Il tempo che le truppe arrivino, se vogliamo abbatterli abbiamo bisogno dell'effetto sorpresa"
"Quando arriveranno di preciso"
"Presto"
Sorrise, udendo il silenzio straziante che avevano lasciato, i suoi occhi gialli brillarono, illuminati dalla vista della distruzione.
...
Le gambe indolenzite, le braccia molli, il sudore che imperlava le loro fronti.
Il sole li accecava mentre cercavano di procedere e il caldo gli faceva percepire ancora di più il peso dell'armatura.
Era il quarto giorno che la loro routine ormai era sempre la stessa: camminavano dalla mattina alla sera a prescindere dal tempo e dal luogo in cui si trovavano, si fermavano in luoghi nascosti solo per la notte e poi tutto ricominciava.
Ormai però erano vicini al fronte, il consigliere aveva già annunciato che nell'arco di poche ore sarebbero arrivati nei pressi di uno dei villaggi presso il valico.
Perché ormai, dopo lunghe giornate che alternavano la terra arida all'acqua gelida dei fiumi, erano giunti sulle montagne che ricoprivano di neve loro e le loro armature.
Cadeva su di loro con un andamento lento e tranquillo, così tanto che Minho si incantò spesso ad osservarla, fermandosi e lasciando che dei soldati lo guardassero confusi, per poi superarlo.
Da un lato era affascinato da quel fenomeno: quando era piccolo gliel'avevano descritta la neve, ma vederla dal vivo era tutto un altro effetto. Era fredda e di un bianco candido che lo accecava, era soffice e semplicemente bella per lui; alcuni degli altri soldati avevano scherzato su come sembrasse un bambino mentre si guardava intorno così spaesato, ed era abbastanza preso dal momento per concedersi di ridere con loro al riguardo, nonostante in realtà fosse vero: si sentiva come un bambino in quel momento.
Dall'altro lato preferiva guardarla proprio per il fatto che gli trasmetteva una strana tranquillità: il suo modo quasi sistematico di cadere in modo così sincronizzato, lento e uniforme, gli dava un'idea di semplicità, pace e controllo, che in quei giorni aveva gradualmente perso. Aveva scoperto e provato così tante cose nuove, che si era ritrovato sopraffatto dalle sue stesse emozioni, che lentamente lo avevano lacerato dall'interno.
Jisung aveva continuato a preoccuparsi per lui, a medicargli i polsi e a trattarlo con un'inusuale delicatezza, che non vedeva esercitata nei confronti degli altri soldati, e che un pò gli facevano sperare che ci fosse qualcosa di più di semplice bontà.
Per Jisung infondo era lo stesso.
Aveva notato quanto Minho fosse riservato e non facesse avvicinare nessuno. Aveva notato quanto potesse essere orgoglioso e perfezionista. Ma aveva anche visto i suoi occhi brillare per le cose più semplici, e le sue guance arrossarsi per quelle più piccole. In fondo sapeva che Minho nascondeva la sua parte migliore; ma aveva potuto vederla così da vicino, che avrebbe aspettato mesi, anni, anche secoli, solo per fare in modo di renderla una quotidianità. Avrebbe aspettato secoli solo per lui. Ironico come avesse pensato per tutta la vita che non avrebbe mai trovato l'amore, e che ora invece si trovasse innamorato perso di un completo sconosciuto.
Nel mentre continuava anche a tenerlo d'occhio da lontano: sapeva quanto Minho fosse forte, ma preferiva assicurarsi comunque che stesse bene.
<<Soldati, siamo quasi arrivati ormai, siamo nel villaggio da cui è arrivato il messaggero, fate attenzione>>
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In amore e in guerra-- Minsung
FanfictionMolto tempo fa, durante l'antico periodo dei Tre Regni, sotto il secondo imperatore della dinastia Lee, la Cina era da poco entrata in un periodo di grande splendore, e di grande vulnerabilità: da ormai mesi, subiva attacchi recenti nei piccoli vill...