astri lontani

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Noah:
«ciao papà, che cosa hai cucinato di buono oggi?» era l'ora di cena, io non avevo niente da fare, perciò mi fermai a cena, per mangiare un po' di cibo in compagnia»
«ho preparato per noi due un bel piatto di pasta al sugo, spero ti piaccia! Perché ho fatto la salsa di pomodoro in casa.»
«wow» mi sorrise, aveva un'aria stanca, ma non voleva che lo vedessi così, perciò cercò di fare il papa più dolce e premuroso al mondo.

«si vede che sei cambiato» mio padre parlò mentre stavamo mangiando questa squisita pasta.
«perché?»
«adesso che stai insieme con Grace sei più spensierato... Ti trovo in forma e non sei più il solito stronzo e testardo con me e con le ragazze. Sono lieto di questa cosa»
Io risi e anche lui.

E lui? Lui era un uomo che vedeva luce in ogni cosa, mentre lui si bruciava fino a consumarsi.
Piu gli anni lo cambiano, più la sua felicità si spegne di quell'amore dal mancato finale.

IO ne ero consapevole.

«papà» pronunciai soltanto quattro lettere, ma io ebbi paura di esprimermi con lui in questo momento.
«dimmi»
«mamma vuole che tu stia bene, ma non sembra affatto che tu lo sia..» dissi con la paura della risposta che mi avrebbe fatto dopo.
«tu ami le stelle, no?»
«sì»
«quando eri piccolo volevi diventare un astronomo, adesso invece?»
«voglio diventarlo ancora adesso, papà»
« le stelle e gli astri lontani si sentono soli, si addolorano, perché si chiedono "che cosa abbiamo fatto di male per meritarci questo? Sono stato punito? Purtroppo certe condanne non si scelgono, quando accade, accade. fanno sì che tu abbia un dolore invisibile e una felicità che se ne va lasciando tracce impercettibili.»
Io sono rimasto muto, perché sapevo che voleva continuare la frase, perciò lo lasciai respirare e proseguire.
«tu hai ancora una scelta, non buttarla via... Ti meriti una ragazza come Grace.»
«voglio che mamma sia qui» dissi con patimento.
«ma lei è qui! Siamo noi che non la vediamo»
«hai ragione»

Dopo cena salutai mio padre e uscii di casa per avviarmi a casa di Grace.

Bussai la porta, perché mi aveva detto che stasera c'erano i suoi genitori, quindi per essere educato presi questa "decisione".

«chi è?» aveva un voce maschile, forse era il padre
Poi la persona aprì la porta.
Era proprio lui...Fantastico, benvenuta ansia, è proprio il momento giusto per farti entrare.
Poi mi fece sedere sul divano, così potevo aspettare con serenità Grace che scendeva le scale per salutarmi.
«quindi sei il suo ragazzo?» mi guarda con faccia strampalata e mi viene l'ansia solo a pensare di rispondergli.
«sì mr Oliver»
«se la tocchi ti taglio le palle»
«sì signore, non lo farò.»
«bravo, così ti voglio»

Menomale che è scesa Grace, perché sennò mi cagavo sotto.
«hey amore» mi salutò con un abbraccio super dolce
Io ricambiai ovviamente con un sorriso.

Salimmo in camera, perché almeno potevo stare un po' con lei.
Suo padre non era tanto disposto a lasciarmi solo con lei e in camera.
Non ho mai capito il perché i padri fossero così protettivi con le figlie? Secondo me fanno bene ad esserlo, almeno sanno con chi escono le proprie figlie...
Non per dire che io sono uno stronzo e un ragazzo che la farà soffrire, ma su questo io sto dalla parte del padre.

Le mie dita erano incastrate nella curva del suo fianco e i miei muscoli mi fremevano appena.
Forse perché avevo più autocontrollo di lei e più esperienza.
La guardai.
La trovai bellissima, con quegli occhi da cerbiatta, i capelli color zucca e quella risata che ti faceva sciogliere come cera...Cera di una candela.
Mi stava sorridendo.
Il suo sorriso è un qualcosa di potente.
Poi mossi le labbra contro le sue, rispondendo cedevole.

Bussarono alla porta e io trasalii bruscamente.
Le nostre bocche si staccarono, mi accorsi di avere il respiro corto e le guance arrossate, ma cercai di nasconderlo, prima di far entrare qualcuno.
«entra chiunque tu sia» disse la mia piccolina
Poi entrò sua mamma.
Menomale, ho paura di suo padre.

«piacere sono Paige!» sua madre era la copia di Grace...
«bel nome! Io sono Noah, Grace mi parla sempre di lei»
«uhh Noah dammi del tu!» io sorrisi
«grazie» non sapevo cosa rispondere
Nel frattempo Grace ci guardava disinvolta.
«devo prendere la maglietta che ho lasciato nella tua stanza...Tu Grace sai dov'è?» comunicò Paige
«è quella sopra la sedia?»
«si tesoro, grazie!»
«non c'è di che»
Paige chiuse la porta e io e Grace ritornammo a guardarci.

Cercai di muovermi, ma le sue dita me lo impedirono.
Perché fai così Grace?
«piccolo»
«sì piccola?»
«ricordati di guardare le stelle»
Poi dissi in modo dolce:
«andiamo a guardarle»

ricordati di guardare le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora