Butterfly

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Avevo sempre pensato che Clay fosse come la luna.
Ma mi sbagliavo.
Clay era come il sole.
Sconfinato, bruciante e inavvicinabile.
Ustionava la pelle.
Marchiava lo sguardo.

Quando vado a scuola e lo trovo sempre lì. Avrei voluto dir che la cosa mi era indifferente, ma sarebbe stato come mentire a me stesso

Era diverso quando lui era intorno.
I miei occhi lo cercavano.
Il cuore si inabissava.
La mente non mi dava tregua, e l'unico modo per non incrociare il suo sguardo conturbante era rimanere chiuso in una stanza per tutto il tempo.

Mi nascondevo da lui, ma la verità era che c'era qualcosa che mi intimoriva molto di più del taglio crudo dei suoi occhi o del suo temperamento scostante e imprevedibile.

Qualcosa che si aggirava dentro il mio petto, anche quando lui era a muri e mattoni di distanza da me.

In questi giorni continuano a girare edit della scena in cui Dream rispondeva alla mia donazione, continuavano a fare supposizioni su chi fosse il fortunato e a dire la verità sarei molto curioso di saperlo anche io. Dicono che il suo tono di voce era cambiato, e il suo colore della faccia era più scuro e si sono insospettiti del fatto che ha chiuso subito dopo la live. Ma io credo che siano solo coi coincidenze.

Mia mamma entra in camera rompendo la quiete che c'era dentro la camera.

M- George, domani partirò all'alba, il volo é di un'ora e mezza. Saremo a casa dopo cena, probabilmente intorno a mezzanotte

Mi metto seduto sul letto. Ero entusiasto.

G- sul serio?! Avrò casa libera?

M- é di questo che ti volevo parlare..
Al figlio di una mia amica servivano un paio di soldi e quindi gli ho proposto di farti come dire, da babysitter

G- non dirmi che lo hai fatto veramente mamma...

Mi metto le mani tra i capelli tenendo mi testa, non ci posso credere non può andare peggio di così.

M- sei così esagerato George, non sei ancora maggiorenne non puoi restare a casa da solo, e lui é di qualche anno più grande di te. Andrete d'accordo ne sono sicura, é molto serio come ragazzo

G- va bene come si chiama?

Era inutile discutere con lei tanto sarebbe cambiata niente, spero che almeno sia simpatico.

M- Clay  Wastaken, va nella stessa tua scuola magari lo conosci pure

OK ADESSO NON PUÒ ANDARE PEGGIO DI COSÌ. COME CAZZO GLI É VENUTO IN MENTRE A QUEL COGLIONE DI ACCETTARE?

M- per ogni cosa il telefono funziona bene, vero? Hai avuto problemi a chiamare? Per qualsiasi cosa...

G- staremo bene

La rassicurai con voce delicata.

G- sappiamo cavarcela, non devi preoccuparti per così poco. Io e Clay...

Ma mi bloccai. Il suo nome mi rimase incastrato in gola come un coccio di vetro. Realizzai solo in quel momento che sarei dovuto restare da solo a casa con lui per un giorno intero. Con solo la sua presenza a riempire il senzio delle stanze. Con solo il suono dei suoi passi e quegli occhi che facevano rumore...

M- potresti andare a chiamare Clay? Vorrei parlare anche con lui.

Mi tesi e non mi mossi. L'idea di andare a cercalo, avvicinarmi a lui o trovarmi davanti casa sua mi irrigidiva da capo a piedi.

Ma lei mi alzò il viso, guardandomi, e io mi ritrovai a stringere le labbra.

Mi spiega dove si trova casa sua e non capisco perché dovrei andare a prenderlo io, ma mia madre dice che é maleducazione. Fortunatamente non abita molto lontano.

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