Avrei voluto dire che a volte la delicatezza non bastava.
Che le persone non erano tutte farfalle o lumache, e io avrei potuto fare piano quanto volevo, ma non si sarebbero mai lasciate maneggiare con cura. Mi avrebbero sempre ricoperto di morsi e graffi, e io sarei finito per riempirmi di ferite che non potevo curare.
Era questa la verità.
Nel buio della mia stanza mi sentii come un bambino dimenticato. Lo sguardo vuoto, le braccia braccia attorno alle ginocchia.
Il cellulare si illuminò ancora ma non mi alzai a rispondere.
Non avevo il coraggio di leggere altro.
Sapevo già cosa c'era scritto, la sequela di messaggio di Tommy era un'accusa dietro l'altra.'Guarda cosa ha fatto'
'Gli ho detto di fermarsi'
'Ha iniziato lui'
'É colpa sua'
'mi ha colpito senza motivo'Deglutii e mi accorsi di avere una gran sete.
Decisi di alzarmi. Ero lì da ore ormai, fuori era notte inoltrata.Prima di uscire mi accertai che il corridoio fosse vuoto; incontrare Clay era l'ultima cosa che volevo.
Scesi le scale al buio; non pioveva più, la luna che splendeva oltre le nubi illuminava i profili dei mobili e mi consentiva di muovermi senza difficoltà.Raggiunsi il piano terra, immerso nella penombra. Ero ormai alla cucina quando, improvvisamente, inciampai su qualcosa che per poco non mi faceva cadere. Il respiro mi scappò di bocca. Mi aggrappai alla parete e fissai il pavimento sbattendo le palpebre.
Che...
Le mie dita trovarono subito l'interruttore.
La luce mi ferì gli occhi: l'istante dopo inspirai bruscamente e indietreggiai in un gesto istintivo.Clay era riverso a terra, i capelli sparpagliati sul parquet. Il polso bianco spiccava sul legno e il volto era coperto da un ventaglio di ciuffi biondi. Non si muoveva.
Il suo corpo immobile mi colpì con così tanta prepotenza che quando feci un'altro passo indietro mi vibrò la spina dorsale.
Lo fissai a occhi sbarrati senza riuscire a emettere un suono.
Era lui.
Lì per terra, Immobile.
Era...
G- Clay
Fu il mio sussurrò stentato.
D'improvviso, il cuore mi picchiò contro le costole e la realtà mi piombò addosso tutta in una volta. Respirai frettoloso, piegandomi accanto a lui.G- Clay
Le mie pupille lo percorsero a scatti e le mani tremano senza riuscire a toccarlo, senza sapere dove posarsi.
Santo cielo, che gli é successo?
Il panico mi assalì. Una raffica di pensieri mi affollò la mente e io lo fissai con il respiro stretto e lo sguardo febbrile.
Cosa dovevo fare?
Cosa?
Avvicinai le dita abbastanza da sfiorargli una tempia. Scottava. Cristo, scottava come un ferro rovente...Gli lanciai un ultimo sguardo prima di correre fino al salotto. Mi arrampicai come in gatto sulla poltrona per raggiungere il telefono.
Forse fu il panico, forse semplicemente la mia incapacità di gestirlo, ma mi ritrovai a comporre con mani tremolanti il numero dell'unica persona che mi venne in mente nel momento del bisogno.G- Mamma! É successo...é successo che...Clay!
Strinsi la cornetta
G- Si tratta di Clay!
M- George...che cosa...
Mi risponde con voce assonnata.
G- lo so che é tardi! Mi dispiace, ma...é importante! Clay é a terra, lui... lui
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teen romance
FanfictionGeorge é un ragazzo che é stato costretto a cambiare scuola per colpa del bullismo ricevuto. Pensa che cambiando scuola avrà un po' di popolarità e non verrà mirato da quelli più grandi, ma c'è un ragazzo che cambierà scuola nello stesso suo giorno...