fight me

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Mi sono svegliato abbracciato al cuscino, anche se speravo che quel cuscino fosse qualcun'altro. Mi siedo sul letto cercando il telefono per vedere l'ora, ma niente. L'ultima volto ricordo di averlo messo sulla scrivania.

Ma il telefono non era l'unica cosa che non riuscivo a trovare. Clay dov'è? La casa é in silenzio come un museo di notte. La felpa di Tommy era tutta sporca e stropicciata in un angolo. Mi dispiaceva, é sempre stato gentile con me.

Scendo le scale passando la mano sul corrimano togliendo uno strato di polvere, la casa senza quel pezzo di merda è così vuota. Quasi mi manca.

Quando sposto la sedia per sedermi il rumore mi rimbomba nelle orecchie, è così assordante. Questo silenzio mi stà dando alla testa.

La porta di ingresso si spalancò di colpo sotto una folata di vento gelido.

G- Clayyy!!

Clay emerse in tutta la sua altezza, i pugni chiusi e grondanti, i capelli che gli ricadevano in avanti. Le scarpe erano incrostate di fango e aveva i gomiti arrossati, lì dove le maniche lasciavano scoperti gli avambracci.

Aveva un aspetto tremendo. Le labbra cianotiche per il freddo, i vestiti zuppi; chiuse la porta senza nemmeno guardarmi e io mi ritrovai a fissarlo gelato e sconvolto. Lancia il mio telefono sul tavolo senza dire niente. Perché lo aveva lui?

G- Clay?...

Fu a quel punto che si voltò verso di me. E io sentii il petto attraversato da una pulsazione dolorosa quando vidi lo stato in cui versava il suo viso.
Il taglio sul suo labbro mi colpì come uno schiaffo in faccia. Il rosso del sangue colava sulla mandibola candida mischiandosi alla pioggia, e il sopracciglio spaccato risaltò a crudo sull'incarnato pallido. I miei occhi gli rovistavano il volto, terrificati, rincorrendo quelle ferite.

G- Clay

Esclamai senza fiato, ma mi mancavano le parole. Lo seguii con lo sguardo quando lui si staccò dalla porta.

G- che..che cosa ti é successo?

Ero affranto alla vista di tutto quel sangue, e non mi accorsi delle nocche spaccate finché lui non mi passò accanto. Quella vista trasformò la mia preoccupazione in un presentimento, ma non ebbi il tempo di capire...

Il mio telefono segnò un altro messaggio e subito gli occhi mi caddero lì. Sentii il sangue ghiacciarsi nelle vene, diventare spine e cocci di vetro contro le ossa delle mani.
Per un momento mi mancò il fiato. Sentii la testa vorticare e il mondo spegnersi fino a scomparire.

Il volto di Tommy spiccava sul mio telefono, macchiato di botte e sangue; i capelli erano sconvolti, segni di pugni gli appestavano la pelle e io feci un passo indietro, vacillando su gambe malferme. E il suo ultimo messaggio, ogni lettera uno spillo nelle pupille: 'É stato lui'.

G- che cosa hai fatto...

Alzai il viso, lo spettro di quell'immagine ancora incagliato nello sguardo: i miei occhi cozzarono contro la schiena di Clay.

G- che cosa hai fatto...

Tremai più forte, e la mia voce questa volta lo fece fermare. Clay si voltò verso di me con i pugni serrati. Mi fissò con occhi pesti, e all'istante il suo sguardo si inchiodò al telefono che stringevo tra le dita.
Sollevò un angolo delle labbra in una piega storta, un sorriso che non sembrò nemmeno tale.

D- oh, la pecora ha gridato 'al lupo!'

Proruppe meschino. Sentii qualcosa esplodermi in fondo alla testa. Mi si irradiò su per le arterie, bruciando ogni centimetro di sangue, e mi strinse in una morsa divampante.

Tremai in ogni nervo, le tempie che martellavano e gli occhi spalancati, inumiditi da lacrime che sfocarono tutto, quando Clay si voltò e fece per andarsene.

Persi il senso di me, tutto venne risucchiato via.
Rimase solo un calore bruciante.
Solo una rabbia forsennata che non avevo mai provato prima.
E qualcosa scattò.

Di slancio mi gettai in avanti e lo colpii con irruenza. Graffiai il tessuto bagnati dei suoi vestiti, i gomiti, le spalle, ovunque riuscissi ad arrivare, e Clay indietreggiò sotto quell'assedio inaspettato mente le lacrime mi rotolavano sulle guance.

G- perché?

Urlai con voce spezzata, cercando di afferrarlo.

G- perché? Che cosa ti ho mai fatto?

Mi spinse indietro cercando di raggiungere le scale. Strappò via le mie dita come fossero ragni, lo sguardo ostinatamente puntato in avanti, mentre io artigliavo la stoffa con i cerotti tentando di fargli del male.

G- che cosa ho fatto per meritarmi questo?

Gridai con la gola che faceva male

G- che cosa? Dimmelo?

D- non toccarmi

Osò sibilare, e io non ci vidi più.
Combattei le mani che mi respingevano duramente per farmi stare lontano. Mi accanii su di lui e Clay ringhiò:

D- ti ho detto di non...

Ma non lo feci finire, afferrai il suo avambraccio e lo tirai con uno strattone fortissimo. La violenza del mio gesto esplose. Per un attimo ci furono solo le mie dita affondate sulla sua pelle nuda, scoperta, e io tutto teso addosso a lui.
L'unica cosa che percepii, quando lui mi spintonò bruscamente indietro, fu il riflesso rabbioso dei suoi capelli dorati.

La presa ferrea con cui strinse la mia spalla, trattenendola all'ultimo.
E il contorno della sua bocca...che si spinse verso di me e si chiuse sulle mie labbra.

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Heyy, questo capitolo é stato più corto degli altri ma molto sostanzioso. Che ne dite? Fatemi sapere cosa ne pensate perché ci tengo veramente tanto a questa storia, se non si é capito ci stò veramente mettendo tutta me stessa. Kiss kiss <333

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