Il cavaliere

442 15 0
                                    

I giorni correvano alla casa al mare e presto sarebbe arrivato il 4 Luglio, il giorno della grande festa di tradizione. Il signor Fisher avrebbe raggiunto la casa a Cousins e così anche nostro padre, e saremmo stati tutti assieme almeno per un giorno. Ma a questo ci si deve ancora arrivare, la mia mente corre troppo in avanti mentre mia sorella mi sta intrecciando i capelli bagnati in una treccia alla francese per poi raggiungere assieme a Jeremiah il country club per le lezioni delle debuttanti. <Oggi inizieremo le prove del ballo> mi avvisò mia sorella ed io strabuzzai gli occhi. Di già? Non avevo nemmeno pensato a che tipo di abito indossare, o come chiedere a Jeremiah di venire al ballo con me, e loro già iniziavano le prove? <Ma io ancora non ho un accompagnatore> dissi e Belly rise dietro di me, scosse il capo e mi guardò nel riflesso dello specchio <Jere muore dalla voglia di ballare con te> io sorrisi a sentire quelle parole uscire dalle sue labbra, ma comunque restava di fatto che ancora non glielo avessi chiesto e di certo non lo avrei fatto in macchina con mia sorella seduta nei sedili posteriori <E comunque oggi non serve> mi rassicurò ed io sospirai sollevata <Balleremo tra noi giusto per memorizzare i passi> annuii e poi chiesi <Niente galateo oggi?> speravo così tanto che quella noiosissima parte fosse stata accantonata per insegnarci a ballare <Faremo un'ora di galateo  e mezz'ora di ballo> mi spiegò Belly ed io sbuffai annoiata da quella amara confessione. Lei rise nuovamente finendo di intrecciare i miei capelli chiudendoli infine con un laccetto nero. Mi prese la mano facendomi alzare dallo sgabelletto, l'abbracciai  e poi scendemmo al piano di sotto. Conrad ci passò davanti e salutò mia sorella con un cenno della mano per sparire oltre la porta d'ingresso subito dopo, io lo guardai senza dire nulla, non ci parlavamo dal giorno del mio compleanno, ci evitavamo ed evitavamo anche solo di guardarci. Mi mancava parlare con lui o passarci del tempo assieme, ma mi aveva chiusa fuori dalla sua vita e queste erano le conseguenze che spettavano ad entrambi. La lezione di bon ton fu esageratamente noiosa, ma comunque rimasi li a seguire passo passo ogni spiegazione sull'utilizzo delle infinite posate presenti sul tavolo da tè senza però ricordarne realmente l'utilizzo. La mia noia fu interrotta ad un quarto d'ora dalla fine della lezione, quando Jeremiah entrò in sala vestito da cameriere nella parte superiore dell'abbigliamento, e al posto dei pantaloni neri e i mocassini lucidi portava il suo sgargiante costume rosso e le infradito. Teneva un tovagliolo piegato sul braccio e il suo sorriso stampato sul viso, lo guardai e immediatamente sorrisi. Lui scivolò con eleganza vicino al mio tavolo sotto gli occhi incantati di tutte le ragazze, mi venne accanto e fece un piccolo inchino facendomi ridere <Che ci fai qui?> gli chiesi ridendo <Mi mancavi> ammise in un sussurro, poi una ragazza, la stessa che durante la prima lezione mi aveva derisa, spalancò la bocca per poi dire <Jeremiah che bello vederti> sorrise, un sorriso orrendamente falso <Ciao Katerina> le rispose ma a malapena la guardò <Come mai da queste parti?> insistette lei e Jeremiah finalmente le dedicò uno sguardo, ma non la sua solita occhiata tipica del suo essere, uno sguardo vuoto e freddo, quasi glaciale <Niente di che> non avevo mai sentito Jere usare quel tono distaccato con nessuno, amava la socialità ed era dolcissimo sempre con tutti. Cosa aveva gli aveva fatto quella Katerina? Perché solo così mi sarei potuta dare una risposta. La sorvegliante si accorse della presenza di Jeremiah in sala e subito urlò <Fisher fuori di qui!> gli stava già marciando in contro quando lui mi rubò un bacio sulle labbra <Ora vado Stella a dopo> corse via dandomi quel soprannome inaspettato e baciandomi davanti a tutte quelle ragazze che spalancarono la bocca e sgranarono gli occhi, io sorrisi e lo seguii con lo sguardo fino a vederlo sparire.                                                                                    

Quella sera decidemmo di uscire tutti assieme per andare a fare un giro, e per tutti intendo io e Jere, Belly e Taylor, Steven e Shayla. Conrad aveva rifiutato l'invito con noncuranza e si era chiuso in stanza dicendo di doversi svegliare presto l'indomani per andare a correre. Entrammo in un bar e Jeremiah appoggiato da mio fratello propose di bere qualcosa, ordinarono due birre e due drink mentre Shayla decise di optare per uno spritz analcolico. Il barista era un'amico di Jeremiah che gli preparò da bere senza esitazioni. Ci sedemmo ad un tavolino all'esterno a chiacchierare del più e del meno, finché Steven non propose di farci un giro alle giostre sulla spiaggia. Passammo  la serata su montagne russe e giostre da voltastomaco poi decidemmo di entrare nella casa della paura. <Jere> sussurrai stringendogli la mano <Cosa Stella> eravamo appena entrati in una delle stanze più buie di tutta la casa e gli attori ci avevano terrorizzati fino a quel momento <Ti metti a ridere se ti dico che sto morendo di paura?> gli sussurrai e lui sorrise avvolgendomi le spalle con un braccio e accostandomi ancora di più al suo busto <No Stella, perché anche io sono terrorizzato> ridemmo entrambi per poi saltare in aria un secondo dopo spaventati da un uomo ricoperto di sangue che iniziò ad inseguirci. Uscire da quella casa fu un sollievo, io e Belly tremavamo ancora mentre Taylor realizzava cosa avesse appena fatto dentro quell'edificio del terrore. Steven e Jeremiah ridevano come matti, poi affiancarono rispettivamente me e Shayla abbracciandoci. <Ruota panoramica?> urlò d'un tratto Belly e sia io che la sua amica annuimmo all'istante entusiaste. Salimmo sulla ruota e Jere mi prese la mano con un sorriso stupendo sul viso <Jere> lo chiamai e lui mi guardò negli occhi in attesa che proseguissi <Verresti al ballo delle debuttanti con me?> lui non mi fece quasi finire la frase che mi baciò le labbra con dolcezza <Ci sarei venuto anche se non lo avessi chiesto a me Stella> <Sarei andata da sola più che andare con qualcuno che non fossi tu> gli assicurai a fior di labbra per poi baciargli il sorriso <Sarò il cavaliere della debuttante  più bella del country club>  disse scoccandomi poi un nuovo bacio sulla bocca ancora estremamente vicina alla sua. Il giro sulla ruota fu eccessivamente breve così io e lui assieme a Steven e la sua ragazza decidemmo di farne un secondo, poi con le altre andammo a provare a vincere un pupazzo giocando a basket. Ci sfidammo io e Belly ma vinse lei e scelse un pupazzo a forma di pappagallo dipinto di blu, rosso e verde. Poi fu il turno di Taylor e Shayla, questa volta vinse la bionda e scelse il suo pupazzo a forma di orsacchiotto, infine i ragazzi pareggiarono e poterono entrambi vincere dei pupazzi, Steven regalò a Shayla un gattino maculato con gli occhi pieni di glitter, mentre Jere non scelse un animale, bensì una stella con sopra scritto "you shine". Sorrisi vedendolo arrivare trionfante con quel piccolo pupazzo tra le mano che teneva tese verso di me, me lo porse baciandomi la fronte, poi sussurrò <Brilli Stella, ricordatelo sempre> lo abbracciai felice. Jeremiah mi faceva sentire speciale, per lui ero bella anche da appena sveglia, ero brava anche quando qualcosa non mi riusciva alla perfezione, ero meritevole delle sue attenzioni anche quando ero arrabbiata e lo trattavo male, ma soprattutto, per lui avevo un valore sempre.  Un mio problema era proprio la mancata autostima, Conrad mi ci aveva fatto lavorare su per anni, facendomi sentire bella in ogni situazione, e mi ci sentivo, per qualche istante, quando dalle sue labbra usciva un complimento e sapevo che era indirizzato a me e a nessun'altra, ora però lui aveva la sua ragazza a cui concedere ogni attenzione e complimento, mentre io avevo Jeremiah che faceva qualsiasi cosa pur di farmi capire quanto valessi in ogni occasione. Quella sera così come tutte le altre da quasi un mese a questa parte dormii con Jeremiah. Eravamo stesi sul suo letto, lui mi cingeva a se e aveva la testa poggiata sulla mia pancia mentre io gli carezzavo i riccioli, ma c'era una domanda che mi frullava da tutto il giorno per la testa così gli chiesi <Che ti ha fatto Katerina?> lo sentii sospirare sotto al mio tocco, il suo respiro colpì la pelle nuda della mia pancia, poi però mi rispose <L'estate scorsa ci frequentavamo> io scossi il capo e decisi di ribattere, sapevo che non era solo quello, non avrebbe mai trattato nessuno con tanto ribrezzo solo per una frequentazione giunta al capolinea <Si, ma che ti ha fatto?> insistetti. Lui non parve volermi rispondere così un po' rassegnata sospirai senza chiedere altro. Passarono minuti interminabili, poi però prese a parlare <Stavamo insieme, uscivamo, ci baciavamo, la portavo a cena> iniziò, fece una piccola pausa e riprese <Eravamo ad una festa, io ero andato a prendere da bere, e quando tornai la trovai a baciarsi con un altro> sentii il suo respiro diventare irregolare, lo aveva tradito, gli aveva spezzato il cuore <Mi tradì senza nemmeno sentirsi in colpa, mi guardò andare via e non fece nulla al di fuori di sorridere all'altro ragazzo. Inutile dire che una settimana dopo stavano insieme> come si poteva fare del male ad un ragazzo come lui senza nemmeno avere sensi di colpa? E come poteva avere il coraggio di parlargli come se nulla fosse successo? <Non ti meritava Jere, meriti qualcuno che ti sappia stare accanto, e di certo non era lei> lui sorrise e mi bacio la pancia scoperta su cui era sdraiato <Sei tu> disse, non sapevo che rispondere, ne che pensare, ero davvero io? Saremmo stati il per sempre di  cui aveva bisogno? Non lo sapevo, non potevo saperlo, ma ciò di cui ero certa era che io amavo quel ragazzo più di me stessa. 

||Solo uno per me|| Jeremiah FisherDove le storie prendono vita. Scoprilo ora