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Chiudo l'armadietto e sussulto nel vedere Lola.

«Ciao Vic!»

«Ciao», la saluto.

In un angolo c'è Lando con alcuni membri della squadra di rugby. Ah, lui è quello bello, dannato e capitano di una squadra della scuola. Insomma, è sempre il più popolare a prendere in giro la ragazza più debole. Che cliché.

«Hai da fare oggi? Magari usciamo...»

«Perché ci tieni a fare amicizia con me?»

Lola arresta il passo e mi guarda contrariata.

«Perché non ho molte amiche. Tu mi sembri una a posto e non un'approfittatrice», risponde e mi meraviglio della sua affermazione. «Magari domani sera. Oggi ho da fare». Lola annuisce e raggiunge suo fratello sulla panchina.

Charles mi affianca e sbuffo. «Allora? Quando vogliamo iniziare queste ripetizioni?»

«Andiamo a casa tua?» domando sfinita e il ragazzo dagli occhi verdi mi sorride.

Camminiamo verso casa sua e Pascale, sua madre, è sorpresa di vedermi. Mi ha sempre trattata come una figlia. Crescere tre maschi non è facile. Quando facevo visita a Charles, anni fa, era contenta di avermi intorno e mi viziava sempre. La saluto e salgo al piano superiore.

Charles chiude la porta della sua camera e mi perdo ad osservarla: non è cambiata di una virgola. Rimane sempre il tipo disordinato con cui solevo spendere il mio tempo. Ci sediamo alla scrivania e prende il libro di matematica dallo zaino. Lo apre sull'argomento che sta attualmente spiegando la professoressa e mi pare di leggere arabo. Odio i numeri.

«Allora, per capire le parabole bisogna saper risolvere le equazioni».

Pesca un libro dalla libreria e lo apre sul capitolo delle equazioni. Inizia a spiegarmi l'argomento con parole semplici e credo di capire. Mi fa risolvere qualche esercizio a libro chiuso. Al termine gli passo il quaderno e le nostre dita si sfiorano, provocando in me una scarica elettrica.

«Ottimo lavoro! Ora ne risolvi altre, poi passiamo alle parabole».

La prima ora vola tra equazioni e correzioni. Facciamo una pausa merenda e mangio due muffin al cioccolato che Pascale ha preparato in mattinata. Charles si siede sul davanzale e accende una sigaretta. Osservo i suoi movimenti e rimango ipnotizzata. Cosa mi sta succedendo?

Il suo telefono s'illumina e allungo lo sguardo per vedere chi è. Lando.

"Sei con Victoria?"

Che vuole ora? Perché non mi lascia in pace?

«Riprendiamo?» domanda Charles non appena si siede accanto a me.

Ignora il telefono e mi spiega le parabole e le loro funzioni. Cerco di assimilare quante più nozioni possibili e mi assegna tre esercizi da fare. Mentre io li svolgo, smanetta col telefono e con la coda dell'occhio noto un cipiglio. Che sia Lando ad averglielo causato?

Il terzo esercizio è più difficile degli altri. Charles nota la mia difficoltà e si fa più vicino. «Vedi, qui hai sbagliato. Non è concava». Mi spiega la soluzione e mi do della stupida. «Dai, risolvine altri due e poi te ne vai», dice, notando il mio cambio d'umore.

Charles segue ogni mia mossa e annuisce quando gli mostro il risultato del primo esercizio. «È questione di logica, alla fine», dice.

Risolvo l'ultimo esercizio e lo corregge. «Ottimo! Domani ci diamo dentro con chimica, d'accordo? Siamo agli inizi di quella organica e abbiamo un bel po' di lavoro da fare».

Victoria // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora