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I giorni scorrono lenti e inesorabili. Sono tornata regolarmente a scuola e sto cercando di mantenere la mia media stabile studiando con Lola.

Non ho ancora capito se lei e mio fratello stiano insieme. Continuano a lanciarsi sguardi furtivi e a sfiorarsi le mani imbarazzati. Da come si comportano vogliono tenere un profilo basso, o perlomeno procedere con calma.

Charles non mi parla, né tantomeno mi guarda a lezione o nei corridoi. Ha eretto un muro, distanziandosi completamente da me e da Carlos, e forgiando un comportamento freddo.

Di tanto in tanto Lando viene a casa ma non mi degna della minima occhiata. Ci salutiamo e basta. Né un come stai, né niente.

«E mi raccomando, studiate. Lunedì ci sarà il test su questa unità e vi voglio preparati», ci redarguisce il professore di Fisica al suono della campanella.

Esco dall'aula alla velocità della luce, recupero dei libri dall'armadietto e mi reco verso l'uscita. Vado a sbattere contro una persona, che mi afferra prontamente, e quando alzo lo sguardo mi paralizzo.

«Scusa», mormoro incrociando gli occhi verdi di Lando.

Ci fissiamo, indecisi se fare una mossa o se rimanere in silenzio.

Le sue mani si allontanano dai miei fianchi e serra la mascella. «Sta attenta a dove metti i piedi», borbotta andandosene.

È come se fossimo tornati indietro nel tempo: lui che mi deride dinanzi alla mia sbadataggine e io che soffro.

Lo osservo parlare con Alex e George. Gli skinny neri gli fasciano le gambe, il dolcevita grigio gli avvolge il busto, i ricci sono spettinati ad arte e un leggero strato di barba gli copre le guance. Poggiato contro un armadietto, ha una mano nella tasca anteriore sinistra e l'altra stringe la cinghia dello zaino. Mastica un chewing-gum e ride.

È bello da far male.

Distolgo lo sguardo, e con il cuore pesante torno a casa. Getto lo zaino sul divano, preparo un panino e lo mangio mentre navigo su Instagram. D'istinto cerco il profilo di Lando e lo spulcio. Sbuffo, blocco il telefono e lo poso sul tavolino.

«Ehi», dice Carlos chiudendo il portone e baciandomi la tempia.

«Ti preparo qualcosa?»

«No, tranquilla. Ho pranzato con Lola».

Sorrido. «Cosa c'è tra voi?»

«Ci piacciamo, però sono io a voler fare le cose con calma. Sono trascorsi mesi, lo so, ma ho bisogno di tempo. Se è vero amore, sarà destinato a fiorire»

«Da quando sei così saggio?» ridacchio.

«Da sempre, sis».

Accende la televisione, imposta Netflix e guardiamo un film.

La sera ceniamo con mamma e usciamo per una passeggiata a Trafalgar Square. Io resto a qualche metro di distanza a osservare varie vetrine. Mi stringo nel cappotto e riprendo a camminare. Mio fratello si volta e gli rivolgo un cenno.

Rincasiamo, chiudo la porta della mia stanza, indosso il pigiama e mi siedo sul davanzale della finestra per fumare.

La luce nella camera di Pierre è accesa. Riconosco la figura di Charles, il quale sta girovagando mentre gesticola. Sospiro e mi infilo sotto le coperte.

Il giorno dopo è sabato. Non ci sono lezioni, e per questo motivo io e Lola ci incontriamo da Starbucks per fare colazione. Ordino una ciambella e un frappucciono al caramello per me e un muffin al triplo cioccolato e un caffè per la mia amica. Ritiro il vassoio e vago per il locale alla ricerca del tavolo.

Victoria // Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora