15

15 2 0
                                    

Paul

Si addormentò sopra di me.

Quella sera non ero riuscito a dirle tutto ciò che volevo.

A breve sarebbero iniziate le trasferte e ogni tanto non ci saremmo visti per un po' di tempo.

Avevo sognato quei goal pensando a lei, da quando ci eravamo baciati a Parigi, da quando l'avevo vista sfilare pensavo solo a lei.

Pensavo solo a lei da quando ero entrato in casa sua la prima volta, e da quando aveva gridato il mio nome mentre raggiungeva la soddisfazione più totale.

La amavo.

Nello spogliatoio, prima, mentre mi facevo la docciala mia mascolinità  aveva iniziato a pulsare solo ripensando a quel bacio.

Volevo entrare in quella sua fighetta stretta e calda. Sapevo che l'avrei trovata bagnata.

Quando stavamo andando in macchina avrei avuto voglia di spogliarla e scoparla lì, con i sedili abbassati, oppure sulla macchina, così chiunque sarebbe passato avrebbe saputo che Victoria Myers, la mia stellina, era mia.

Avevo dovuto aspettare fino a casa, poi che mettesse tutto in ordine e che caricasse la lavatrice con la mia tuta, poi l'avevo scopata per bene. E le era piaciuto. L'avevo trovata fradicia quando mi aveva detto di essersi sentita in imbarazzo nello spogliatoio.

Quando prese la mia erezione in bocca mi aveva fatto impazzire.
Il suo corpo, come si muoveva, come parlava , le cose che diceva, tutto di lei mi faceva impazzire.

Le sue labbra si modellavano perfettamente sulle mie. La sua femminilità sembrava fatta su misura per la mia mascolinità e viceversa.

Quando scopavamo mi annullavo completamente. Riuscivo a dimenticare tutto, tutte quelle che c'erano state in passato perché per me c'era solo lei ormai.

Sembrava una verginella alle prime armi, mi chiedevo da quanto qualcuno non la facesse godere come si doveva. Perché come ha goduto lei la sera in cui l'abbiamo fatto per la prima volta, godevano solo le verginelle o chi non scopava da anni e riscopriva il piacere del sesso.

Mi giro a guardare la sveglia ed è notte inoltrata, sono quasi le quattro e io sono ancora sveglio. Avrei voglia di svegliare anche lei e farle un milione di cose che le farebbero urlare il mio nome fino allo sfinimento.

Quando lei pronunciava il mio nome era diverso da come lo facevano tutti gli altri.

Paul... Quando usciva dalla sua bocca sembrava una canzone scritta apposta per far innamorare qualcuno.

Come quando mi implorava di muovermi più velocemente per farla venire.

Porca puttana...

Mi stavo eccitando a pensare la mia stellina sotto di me mentre la scopavo, l'erezione stava iniziando a spingere troppo e non avevo neanche i boxer. Spostai la testa di Victoria sul cuscino e si sdraiò a pancia in giù  mugolando qualcosa. Sorrisi quando vidi quelle chiappe toniche all'aria. Avrei voluto mordergliele, leccarla tutta, fino a farla venire, finché non sarebbe riuscita più a muoversi dal letto. Avrei voluto scoparla fino a quando non gli sarebbero tremate le gambe, e poi il giorno dopo non sarebbe riuscita a camminare.

Il sangue continuava ad affluire senza sosta verso il basso ventre.<<Ho capito.>> Gli dissi mentre entravo in bagno. Aveva bisogno di essere soddisfatto , e per quanta voglia avessi, non avrei mai svegliato Victoria.

Entrai sotto la doccia e iniziai a rimediare all'erezione pensando a come fino a poco meno di quattro ore prima mi muovevo dentro quella fighetta stretta e così provocante.

<<Ahhhh.>> Dissi lasciandomi trasportare dall'orgasmo sotto il getto dell'acqua tiepida.

Gemtti e contrassi gli addominali,  lavando via con il sapore tutto il liquido biancastro.

Presi un asciugamano dal termosifone e sentii il suo profumo. Sapeva di cocco e di miele. Mi asciugai e allacciai l'asciugamano attorno alla vita, uscii dalla camera e mi diressi nella lavanderia, dove c'era il mio borsone. Avevo portato due cambi, della biancheria pulita e mi accorsi che nel borsello non c'era lo spazzolino.

Mi infilai i boxer e una maglietta, poi tornai nel bagno della sua camera e nei cassetti e sotto il lavabo mi misi alla ricerca di uno spazzolino nuovo. Quando aprii un cassetto trovai una sfilza di pillole e farmaci vari. Mi guardai intorno e lessi di cosa si trattava.
Pillola anticoncezionale, antidepressivi, anoressizzanti...

Era autorizzata a prendere degli anoressizzanti?

E se lo avessi detto a Stefan?

Magari lui non sa niente e se poi per colpa mia Victoria dovesse finire nei guai?

Richiusi il cassetto e dimenticai gli ultimi due minuti.

Aprii il mobiletto sotto il lavabo e trovai uno spazzolino ancora incartato, lo aprii, persi il dentifricio e mi lavai i denti.

Victoria combatteva troppi demoni. E se dovesse crollare? Tutti crolliamo prima o poi, ma lei?

Chi ci sarebbe stato per lei? Non mi aveva mai parlato dei suoi genitori, non mi aveva detto se aveva dei fratelli o delle sorelle, e le uniche persone che conoscevo che facevano parte della sua vita erano Stefan e Dafne. Non aveva nessun'altro oltre loro. E me. Su di me poteva contare. Sarei stato al suo fianco, anche se non avrebbe mai voluto parlarmi del suo passato. Ci sarei sempre stato.

Mi sciacquai il viso e tornai a letto e la trovai che si lamentava. <<No, ti prego, no!>> Si dimenava nel letto come se qualcuno la stesse trattenendo contro la sua volontà.

Mi avvicinai a lei delicatamente e le presi il viso fra le mani.<<Stellina era solo un sogno, sta tranquilla. Ci sono io qui.>> Dico infilandomi nel letto e abbracciandola.

<<Ti prego Stefan, ho paura.>> Dice stringendomi le mani.

<<Stellina, sono io, sono Paul. Non C'è Stefan.>> Aprì gli occhi e scoppiò a piangere sul mio petto.

<<Lui, lui mi stava violentando.>> trasalii. Che cazzo aveva appena detto?

<<Piccola era un incubo. Sta' tranquilla è passato tutto.>> Dico accarezzandole la pancia.

<<No, non era un sogno. É successo davvero.>> Disse in lacrime. Strinsi la mascella e i muscoli si irrigidirono. Chi cazzo era stato? <<Chi era? Chi hai sognato stellina?>> Chiesi con un tono pacato, nascondendo la collera.

<<Killian.>> Disse piangendo. La misi a sedere e la feci tranquillizzare. Mentre singhiozzava cercava di dire qualcosa. Quando riprese a respirare riuscì a cacciare fuori le parole. <<Il ragazzo di Mary.>> Disse tornando a piangere.

<<Tesoro, non so di chi stai parlando. Chi è Mary?>> Dissi prendendole i polsi e massaggiandoglieli. Iniziava a non respirare più. Stava avendo un'attacco di panico. La portai fuori dalla camera, la tenni in braccio fino in cucina, le poggiai il ghiaccio sui polsi.

Quando si calmò e riprese a respirare regolarmente mi parlò <<Mary è la causa della mia anoressia.>> Disse chiudendo gli occhi. Si alzò dal lavello e corse in bagno a vomitare.

Everything was shining with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora