Si ricomincia

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'Ahi la schiena', pensai e lentamente aprì gli occhi.

Davanti a me vidi una piscina. Mi girai e notai che stavo tenendo la mano di Anthony, che dormiva beato su l'altra sdraio vicino a me.

Ora ricordai tutto. Tra una battuta e l'altra ieri sera ci siamo addormentati. Anche se della presa nella sua mano non ricordavo niente.

Lasciai lentamente la mano e presi il mio cellulare, che stava ancora accomodato sulla mia pancia, tra le mani.

"Cazzo", bestemmiai sottovoce.

Mi girai verso Anthony per vedere se ancora dormiva. In effetti si. Si girò da l'altra parte e continuo a russare leggermente.

Mi alzai e andai verso le vetrate di vetro scorrevoli che portavano in casa.

Silenzio tomba.

Non c'era più nessuno. Ieri la casa con tutte quelle persone sembrava grande ora vuota mi sembra enorme e paurosa.
Non sapevo dove andare e non avevo neanche le chiavi della macchina visto che erano nella borsetta di Vio. E quella chissà dove si è cacciata.

Infondo potrei girare per tutta la casa fino a trovare qualcuno da chiedere l'uscita o magari se conosceva una certa Violetta. Ma se poi non trovavo nessuno e non avrei più trovato i giusti corridoi per tornare in salotto?

"Giu."

Mi sentì chiamare da dietro e sobbalzai.

"Anth, mi hai fatto spaventare." Mi misi una mano sul cuore che batteva leggermente più veloce anche se non capì se era per lo spavento o per la presenza di Anthony.

"Scusa", disse dolce. "Comunque buongiorno", sorrise.

"Buongiorno", ricambiai il sorriso.

"Gli altri?", chiese guardandosi in giro.

"Bho. Io non so manco dove l'uscita", scrollai le spalle.

"Perché l'uscita? Te ne volevi andare?" Il suo tono era dolce e quasi supplichevole.

Non sapevo cosa rispondere, quindi cambiai argomento.

"Per caso riesci a rintracciare o a trovare Federico? Magari sa lui dove Violetta?", chiesi.

"Si ora provo a chiamare. Però penso siano usciti sono già le 15.00." Indico il grande orologio alle mie spalle.

"Oh cazzo ma è tardissimo."

'Ormai io è le parolacce eravamo diventati una cosa sola.'

"Perché hai un appuntamento?", chiese guardandomi dritto negli occhi.

"N-no", balbettai.

Mi stava mettendo a disagio con questo suo guardo e le sue domande secche.

'Questi occhi hanno sempre effetto su di me.'

Si allontanò un po' per chiamare a Federico.

Quando ritornò mi spiegò:" Appena Federico ha accettato la chiamata mi si è spento il cellulare. Batteria scarica."

"Non ci credo anche a te."

"Si!", rispose sbuffando un po'.

"Uff io devo andare a casa e quella cretina di Vio ha le mie chiavi della macchina." Mi lasciai cadere a peso morto sul divano.

"Ti porterei a casa ma ho la macchina dal meccanico. Ieri è venuto Fede a prendermi a casa mia", spiegò.

"Ed ora?", chiesi.

Occhi dentro occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora