Colpa del destino

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Dopo quello che era successo ci siamo accomodati ad un tavolo per parlare un pò di noi e conoscerci ma fino ad ora non ci riesce molto bene visto che ci blocciamo tipo ogni 5 secondi per poi fissarci a vicenda.

Finalmente ho veramente chiuso il negozio ma decidemmo di fare ancora due passi.

"Giu posso chiederti una cosa?"

Stiamo camminando cosi vicini che le nostre mani si sfiorano ogni secondo, ma nessuno dei due ha il coraggio di fare il primo passo.

"Si certo dimmi." Nella mia voce e sparita tutta la rabbia, ormai sembro davvero tranquilla.

"Perché ti rompi la schiena in un bar se i tuoi ti mantengono?"

"Non e una mia scelta fammi mantenere da loro. Sono andata via di casa a 18 anni e sono andata a vivere nel appartamento dove vivo fino ad ora. Quando me ne sono andata i miei hanno come avuto dei sensi di colpa e quindi mi vogliono mantenere gli studi e l'appartamento. Ma io gli lascio fare, ma non perché sono egoista ma ho sofferto tanto e quindi questo e il minimo indispensabile che possono fare per farmi sentire in piccola parte una di famiglia. Loro volevano che portassi avanti l'azienda di famiglia ma a me non e mai piaciuto farmi dire cosa dovevo fare. Ora l'azienda la gestisce solo mia sorella, o almeno cosi hanno detto. Mia sorella non e il tipo da poter gestire queste cose così importanti."

Forse per la prima volta ho detto veramente quello che avevo sulla coscienza.

Queste parole mi sono uscite senza neanche pensarci un attimo su.

"Ahah sei una forte. Se i miei mi avessero detto 'Porta avanti l'azienda di famiglia' non ci sarei riuscito a dire di no."

"Perché tutta questa rabbia nei confronti dei tuoi?", chiesi curiosa.

Rimase per un paio di secondi in silenzio prima di iniziare a raccontarmi:"Non c'è la facevo piu a stare a casa. I miei non stanno male economicamente, hanno sempre lavorato duro e ancora ora e così. Quando sono cresciuto ed ero arrivato al punto di dover scegliere cosa fare della mia vita ho detto hai miei che volevo andare al università.
Non l'avrei mai detto.
Da li a questa parte i miei hanno provato ad iniziare a farmi il lavaggio di cervello. Mi dissero 'Mai stai scherzando vero? Bisogna rompersi la schiena per portare i soldi a casa. L'università serve solo hai figli di papà. Tu sei figlio di lavoratori.'
Dopo due, tre e quattro volte che me li son dovuto assorbire ho fatto la valigia e sono venuto a roma da mia nonna. E ti posso dire che anche se non lavoro un gran che sono felice di essere andato via da loro le persone che si reputano miei genitori."

Cambiai rapidamente tema di conversazione.

"Anthony come mi hai trovata? Cioe come facevi a sapere che lavoravo qui?"

"Sono capitato di passaggio e poi si parlava tanto di questo bar. Bhe e colpa del destino che ci ha fatto incontrare." Un piccolo sorriso nacque sul suo volto.

Ci siamo appena fermati dopo un paio di minuti di racconti.

"Sono arrivato alla macchina, tu sei con la macchina oppure vuoi che ti accompagni?"

'Quanto e dolce si preoccupa per me.'

"No, tranquillo, prendo il pullman."

In cuor mio sperai mi offrisse un passaggio, non volevo rompere così la nostra serata.

"Hei Principessa, pensa veramente che la lasci qui?", mi chiese con voce maestrale.

"Spero vivamente di no", gli stampai un bacio sulle labbra.

Ho sempre adorato le cose semplici e spontanee un po' come sono io.

"Eccola a casa."

Faccio per scendere dalla macchina ma lui mi bloccò subito tenendo un mio braccio.

"Aspetta, non ti muovere!" Scese dalla macchina e in un batter d'occhio lo ritrovai a pochi centimetri di distanza ad aprirmi lo sportello.

Scesi dalla macchina, lui subito dopo richiuse lo sportello."

"Grazie del passaggio."

"Solo del passaggio?", mi chiese con sguardo malizioso.

Ma prima che li potessi rispondere mi iniziò a baciare con passione ed io lo seguì tenendo il suo ritmo.

"Ti accompagno fino a su e poi scappo. Sai cerco di far restare nonna il meno possibile, a casa sola." La sua voce sembrò un po' triste.

"Tua nonna sta male?", gli chiesi io preoccupata.

"No, no per la sua eta bene ma non mi va di lasciarla tutto il giorno sola. Per questo scappo sempre. Quando arrivo a casa la maggior parte delle volte dorme sul divano perche cerca di aspettarmi sveglia, anche se io gli dico di andare a letto. A me fa troppa tenerezza." Prese un attimo fiato e ricominciò subito con il suo discorso. "Non e che ti voglio lasciare sola a te ma..."

Lo bloccai subito. "Non ti preoccupare lo capisco, farei la stessa cosa anche io."

Mi sorrise rassicurante come se avesse avuto bisogno di una mia conferma nelle sue parole.

Arrivati in appartamento, lui si bloccò sulla porta.

"Bhe io allora vado." Si grattò la testa come se fosse in imbarazzo.

"Va bene", gli risposi io con voce dolce.

"Buonanotte stellina." Mi lasciò un lieve bacio sulle labbra e corse giu per le scale.

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