E chi l'avrebbe mai detto

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POV'S Giulietta

Senti qualcosa formicolarmi la pelle.
Un tocco sulla mano sinistra che riposa leggermente lungo il mio fianco.
Qualcosa di morbido tocca la mia guancia dallo stesso lato, pian piano sento qualcosa scendermi sul collo.
Inizio ad aprire gli occhi. Prima con fatica poi iniziando ad intravedere un qualcosa di piacevole, riesco ad aprirli del tutto.

"Buongiorno", mi salutò Anthony con un sorriso a 32 denti stampato in faccia.

"Hm... Giorno", dissi io con la voce ancora impastata dal sonno.

Mi girai sulla schiena e fini tra le sua braccia.

"Che ora sono?", chiesi strofinandomi gli occhi.

"Le 9.00."

"Uff... Ho dormito pochissimo", ammisi.

"Come mai? Ieri non era così tardi sarà stato mezzanotte quando ci siamo messi a letto", spiegò calmo lui.

"Si ma la tv in salotto era talmente alta che si sentiva fin qua. Poi verso l'una sono scesa per prendere un bicchiere d'acqua e glielo spenta perché si era addormentato."

Dopo la scenata di ieri sera ci siamo messi tutti in cucina. Ho preparato qualche sandwich e mentre gli mangiavamo loro si raccontarono storie d'infanzia mentre io restavo lì ad ascoltare.

"Mi dispiace, tranquilla oggi vedo di sistemarlo a qualche parte e trovare una soluzione", mi tranquillizzo.

"Va bene così, dai", dissi sorridendo e gli diedi due colpi sul petto.

'Ragazzi che fisico tonico. Sto veramente delirando. Appena svegliata tutto questo ben di dio.'

Invece non andava bene affatto. Non mi andava giù che Giorgio stava ancora qui, a dormire su quel divano. Stavo zitta solo per il bene di Anthony. Perché lo vedevo che ci teneva e che si dispiaceva un sacco.

"Comunque perché mi hai svegliata?", chiesi.
Ero ancora distesa tra le sua braccia, strofinandomi gli occhi. Il sonno non voleva andar via. Avevo proprio dormito poco.

"Devo andare a lavorare. È visto che quel cretino di Giorgio ancora russa sul divano volevo chiederti se devo svegliarlo o potevo lasciarlo qui?"

"Lascialo dormire. Penso ne abbia bisogno. E perché devi lavorare? Oggi e domenica.. Uff!", sbuffai.

"Un mio amica al bar mi ha chiesto se potevo dargli una mano. Lo sai che cerco di lavorare il più possibile. Con i miei due lavoretti part time non arrivo molto lontano."

Il suo sguardo si perde lontano. E io d'istinto gli accarezzo la guancia. So che è preoccupato e non si sente mai abbastanza, in tutti sensi. Con me questi dubbi se gli può risparmiare. A me lui va benissimo così, e quello di cui ho bisogno.

"Quando inizi?", smorzo la tensione che si era creata poco fa.

"A mezzogiorno. Però fino a stasera." E finalmente il suo sguardo e di nuovo nel mio.

"Ti aspetterò."

"Come sempre." Mi sciocca un bacio. "Credo di svegliarlo lo stesso, non mi va di lasciarlo qui da solo con te", mi spiega.

"No ma va. Se avrebbe voluto ammazzarmi lo avrebbe già fatto", sorrisi.

"Hai ragione."

"Come sempre", ammiccai.

"Cazzo!" Si alzò di scatto.

"Cosa è successo?", chiesi allarmata e mi misi seduta sul letto.

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