Strane conversazioni

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POV'S Anthony

Dopo qualche minuto che Daniele aveva smesso di piangere ritornai in stanza per vedere se Giulietta aveva bisogno di aiuto.

Appena entrai vidi Giulietta di stessa con il bimbo di fianco sul mio letto.

'E bellissima.'

Presi una coperta da l'armadio e l'appoggiai sopra i corpi di entrambi.

Appena mi distesi sul divano i ricordi di questa sera mi pervasero la mente.

Appena la vidi scansarmi via dal bambino per cambiarli il pannolino mi spaventai un po' per il gesto. Quando stavamo insieme non mi aveva mai fatto conoscere questo suo lato del carattere energico e malizioso come quando quella sera a casa di Federico mi lanciò delle battute che non mi sarei mai aspettato da lei.
Quando la guardai meglio stasera mi accorsi che aveva un vestito e delle semplici scarpe da ginnastica addosso con tutto il trucco colato mi è crollato il mondo addosso.
Aveva pianto per me, mi aveva aspettato con ancora i vestiti della sera addosso e gli stavano da dio. Ma io l'avevo fatta piangere, un altra volta. E non voglio neanche immaginare quante altre volte ha pianto a causa mia.

Con questi pensieri mi addormentai.

"Mhmm.. Brum brum.. Ecco la macchina."

Venni svegliato da dei versi strani che venivano dalla cucina.

"Ciuff, ciuff ecco il treno. Bravo."

Appena entrai in cucina vidi Giulietta dare da mangiare a Daniele.

"Buongiorno", dissi ancora assonnato.

"Buongiorno", ricambiò lei rivolgendomi un sorriso enorme.
"Il caffè e pronto, devi solo accendere il fornello", spiegò.

Feci come mi disse.

"Ecco qua", misi le tazze con il caffè sul tavolo e mi accomodai di fronte a lei.

"Grazie", disse mentre giocava con il bambino.

"Grazie a te."

"E di che?", mi guardò perplessa.

"Di tutto. Insomma guardati sei spuntata qui dopo che ti ho fatto aspettare e ora ti occupi del figlio di mia cugina come se..", mi bloccai.

"Come se cosa?", insistette.

"Come se fosse il nostro."

"Uou Anthony e tutto ok? Non sappiamo neanche se stiamo insieme e tu pensi già a fare figli? Credo di sentirmi male." Si tocco teatralmente la testa.

"Tu non vuoi figli?", chiesi.

Non so perché glielo stessi chiedendo ma le parole mi uscirono così senza pensarci tanto su.

"Certo, ma non ora. Anth stai bene?" Si alzo e mi abbraccio da dietro mettendomi le braccia intorno al collo.

'E di buon umore oggi la ragazza', pensai.

"Cosa ti è successo?", chiesi divertito.

"E me lo chiedi a me?"

"No, seriamente. Sei così allegra?", misi più peso a l'ultima parola.

Prima che mi potesse rispondere suono il campanello.

"Grazie, grazie tante di avermi fatto da babysitter." Così mia cugina si rivolse a Giulietta mentre a me non mi diede neanche retta.

"Ma di che volentieri. Se hai bisogno chiama pure."

Lanciai un occhiata a Giulietta ma lei fece finta di non capire.

Appena mia cugina lasciò la casa mi lasciai cadere sul divano.
"Silenzio."

"Mortorio!", ribatté Giu.

"Ma come fai?", chiesi mentre lei metteva apposto la cucina.

"A far cosa?"

"A non stancarti? Cioè io ora al posto tu ero stanco morto e tu che ancora pulisci", la continuai a fissare.

"Sono un donna", diede come risposta.

"Ti va di venire a cena con me stasera?", domandai di botto.

Lei si girò.

"Eh?"

Sapevo benissimo che aveva sentito bene ma decisi di ripetergli la domanda.

Mi alzai e chiesi:" Ti va di venire a cena con me stasera?" Mi avvicinai a lei. Ero vicinissimo alla sua faccia.

"Si."

Occhi dentro occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora