3 L'Urlo di Munch

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Mi sveglio a causa della molta luce che entra nella finestra

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Mi sveglio a causa della molta luce che entra nella finestra. Mi giro e mi rigiro sul letto svariate volte. La coperta mi solletica le gambe così apro gli occhi e mi ritrovo in una stanza che per certo non è la mia. Anzi nessuna di cui io conosco.

Prendo il cellulare e noto essere le dieci e mezza.
Avevo il turno in caffetteria dalle otto!
Scalcio la coperta per velocizzare i tempi, ma quando sono in piedi in questa una stanza che non conosco, mi accorgo di non indossare i miei vestiti, ma una maglia da uomo che mi arriva poco sopra le ginocchia.

Esco dalla camera, scendo le scale sperando di non avere a che fare con qualche serial killer.

Quello che però mi ritrovo può essere peggiore. Christian seduto, o meglio sdraiato in malo modo, sul divano che smanetta col suo cellulare.

"Emh, buongiorno" il mio tono è incerto, dubbioso proprio come me.
"Ben svegliata Bea" tutta questa confidenza da dove salta fuori.
"Ti ricordi qualcosa di ieri sera?" Domanda poi. Dalla sua faccia posso ben intuire la mia, sicuramente sono pallida più delle pareti che mi circondano e un espressione più basita dell'Urlo di Munch.

Scoppia a ridere. Cosa c'è da ridere. Ho paura di quel che possa essere successo anche se un'idea naviga la mia mente. Spero vivamente di sbagliarmi sennò, oltre ad aver perso la dignità, scapperò in Texas e cambierò identità.

"Aspetta, aspetta." Porta le mani aventi prendendosi gioco di me.
"Veramente pensi che abbiamo scopato? Perchè te lo si legge in faccia" ride ancora.
"Tranquilla non è successo nulla di tutto ciò, io e il tuo adorato Alexino ti abbiamo dato qualche drink" spalanco ancora di più, se possibile, gli occhi e mi porto una mano sulla fronte.

Se non svengo o muoio di infarto ora sarò certa che non accadrà più nella mia vita.

"Calmati, come puoi vedere sei viva e vegeta" risponde con noncuranza.
"E ora chi se la sente mia madre che non sono tornata a casa a dormire per di più se scopre che ho toccato alcol" esprimo i miei pensieri a voce alta senza accorgemermene, o meglio lo realizzo quando il moro continua a sghignazzare maggiormente di quanto già lo stesse facendo.

"Bea calmati" un sorriso scappa dalle sue labbra alle sue stesse parole. Però del suo sorriso mi importa ben poco.

Innanzitutto mi ha portato in casa sua e ho dormito nel suo letto. In secondo luogo mi ha chiamata Bea, non ha nessun diritto di farlo, dato che fino a ieri ci andavamo contro.

"Abbiamo detto a tua madre che sei con Alex, non scoprirà nulla. Poi hai vent'anni devi imparare a vivere. Non sei più piccola da dover stare dentro la teca di vetro. Sei adulta, Beatrice, devi avere la tua indipendenza. Puoi scegliere cosa fare della tua vita, nessuno può più arrabbiarsi se bevi alcol o dormi da qualcuno. Sei adulta, hai in mano la tua vita. Devi provare il brivido di vivere".

Devi provare il brivido di vivere.

Quante volte ho sentito questa frase. Le compagne delle superiori che si concedevano vizi virtuosi e maligni, che cercavano a tutti i costi a seguirle. Cosa, che tral'altro, non ho mai fatto.
Quando non andavo alle loro feste in discoteca, o le poche volte in cui andavo e non bevevo nulla, oltre ad un analcolico.

Tutti nella mia vita hanno preteso di strappare le regole autoritarie che mia madre mi ha imposto fin quando sono piccola, per potermi godere la vita.

Ma chi pensa a come io voglio vivere? Se anche con mille divieti, io vivo felice e con tanta serenità. Mi diverto con poco, una cena sul divano con uno scatolone di pizza a guardare un film o chiacchierare con i miei amici mi rende più che felice. Passare le giornate nella caffetteria e salutare con il sorriso ogni cliente che entra, anche se non ricambia. Fare il gelato ai bimbi che escono da scuola e concedermi qualche minuto per giocare con loro.

Guardo Christian, ancora spaparanzato sul divano, cercando qualche parola per rispondergli.

Ma appena apro bocca mi tornano in mente le rigorose leggi imposte da mia madre e ribadire al termine che finché vivrò con lei dovrò rispettarle.

Lo guardo, i suoi occhi verdi cercano approvazione da parte mia alle sue parole.

"Hai ragione, sono adulta e indipendente, ma vivere così mi piace, amo la mia vita come sono stata abituata a viverla, con tutti i mille divieti imposti da mia madre"

Ma forse uno strappo alla regola ogni tanto non sarebbe male.

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Christian, si è gentilmente offerto di riportarmi a casa. O meglio ha insistito, a tal punto da avermi caricato di forza nella sua auto.

"Era proprio necessario?" Borbotto senza guardarlo dando attenzione allo scenario che si palesa fuori il finestrino.

"Ancora non soffro di sordità" ribatte il moro al mio fianco mentre svolta l'angolo della sua abitazione.

"Che grande peccato" batto le mani tra di loro lanciandogli uno sguardo con finta compassione.

Sbuffa e guarda la strada davanti a sé.

Per tutto il tragitto restante nessuno dei due parla, lui troppo preso sulla strada ed io guardo al di là del finestrino. Quando, finalmente, la sua auto sosta difronte il palazzo bianco, sgancio la cintura lasciando un piccolo sospiro di sollievo.

"Grazie del passaggio, Christian."
"Prego." Chiudo la portiera e mi indirizzo verso il cancelletto.

"Beatrice." Al sentire il mio nome mi volto.
Vedo l'auto del moro ancora ferma nel punto in cui si era accostato prima. Il finestrino è abbassato e lo vedo. Indossa un paio d'occhiali da sole, che prima non aveva.

"Qualcunque cosa io ci sono." Inclino la testa leggermente verso destra, stupita dalle sue parole. Gli riservo un piccolo sorriso e non gli rispondo, mi limito ad entrare nella struttura.

Angolo autrice
Sorpresina serale. In realtà ho capito che se pubblico solo un capitolo a settimana finirò la storia tra un anno, di conseguenza oltre il capitolo abituale del giovedì, probabilmente, alternando le settimane ne uscirà uno serale senza un giorno fissato. Poi se questo ritmo mi piace potrei modificare la scaletta di pubblicazione :)

Ditemi cosa pensate di questo capitolo, accetto sia critiche positive che negative a tal modo di poter migliorare.
Baci
-fra<3

Semplicità // Christian StefanelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora