18 settembre.
Ore 20:15Quindici minuti di ritardo e ancora deve arrivare Scar.
Ho pulito tutta la camera e ho messo in ordine. Ora sono immersa nella vasca da bagno con l'acqua calda che mi calma i nervi, che scioglie la tensione dei miei muscoli e colma il mal di testa che mi martella le tempie. Sono appoggiata con il capo sul bordo della vasca e conto.
<<23, 24, 25, 26...>>
Mi hanno sempre detto che, quando ci si sente di scoppiare bisogna iniziare a contare fino a 10, ma a me non ha mai funzionato. Io e i numeri non siamo mai andati d'accordo ed è per questo che contare fino a dieci non mi basta e vado avanti.
<<30, 31, 32, 33, 34, 35...>>
Conto e conto, ma non funziona perché nella mia mente c'è ancora lo scarabocchio di pensieri che mi fa girare la testa e mi fa chiudere gli occhi.
<<38, 39, 40, 41, 42, 43...>>
Conto e conto, ma in un attimo mi soffermo a visualizzare le parole che si trovano nella mia testa. Parole che inizialmente sono confuse e sono semplici parole, ma poi queste stesse parole si uniscono e creano frasi sconnesse. Frasi di vario genere che si uniscono a loro volta e creano un insieme di frasi connesse tra di loro che creano un senso logico.
Mi alzo e mi avvolgo nell'accappatoio bianco, tutta grondante di acqua ed arrivo alla scrivania. Metto i fogli bianchi nel carrello della macchina da scrivere, guardo la tastiera che mi sembra così familiare, così nostalgica, talmente tanto che, quando chiudo gli occhi inizio a scrivere sapendo benissimo dove si trovano ogni, dannato, tasto di quella maledetta macchina. Il suono dei tasti riecheggia nella mia mente, come una melodia amara che proviene dal passato come se l'avessi già sentita un miliardo e mezzo di volte.
Scrivo ogni parola che mi viene in mente a cui non do un effettivo peso. Scrivo e scrivo e piano piano il mio cuore diventa più leggero, il cestino del mio malessere diventa più vuoto e le dita le sento tremare e le lacrime minacciano di uscire copiose dai miei occhi e inizio a desiderare di liberarmi... E inizio a desiderare di piangere.
<<Esmeralda...?>>
La voce di Scar mi risveglia dal mio stato di trance. Guardo per un attimo la pagina che ho scritto con le mani che mi tremano e poi torno a guardare lui. Tiro su col naso quando incontro i suoi occhi eterocromatici e prima che possa dire niente lui mi avvolge tra le sue braccia poggiando il mento sul mio capo.
<<Hey hey, cosa succede stellina?>>
Mi chiede sussurrando, lasciando un tenero bacio sulla testa. Io guardo il foglio pieno di parole e mi accorgo solo ora di aver scritto una lista piena delle mie paure, alla più insulsa, alla più profonda.
Ho paura del buio. Ho paura di amare. Ho paura del sangue. Ho paura delle altezze. Ho paura di cadere. Ho paura di rompermi. Ho paura di essere abbandonata...
Tante paure che ho tenuto dentro di me e che mi fa scoppiare a piangere come se fossi tornata bambina in un attimo. Piango piena di vergogna perché lo sto facendo davanti a Scar, lui che potrebbe essere il mio probabile killer. Piango e vorrei fermarmi, ma non riesco, ed è come se i miei occhi si fossero trasformati in un fiume che scorre senza freno, con una corrente fortissima.
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C'era una volta: Un amore Fatale
Mystery / ThrillerIl termine fatale è un aggettivo che è destinato a chi sarà il protagonista di eccezionali vicende, ed è il termine perfetto per questo amore. Racconto di un amore imperfetto, pieno di colori, splendente ma pauroso, che dovrà affrontare passato e pr...