Almost Discovered

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Quel pomeriggio più tardi mi svegliai intorno alle cinque. Evelyn era seduta sul divano facendo zapping e fui obbligata a raccontarle del mio finto lavoro. Ovviamente senza dirle che in realtà sono schiava di quell'uomo per sei mesi.

Quando le ho mostrato una foto di Tom oltre a dirmi che è una bomba sexy mi riferì che le sembrava un tipo conoscente. Un po' la cosa mi fece insospettire ma decisi di lasciar stare.

Svogliatamente mi alzai dal mio comodo matrimoniale, mi trascinai in bagno. Avevo i capelli arruffati, un occhio aperto e l'altro mezzo chiuso e due borse sotto gli occhi. Avrei dovuto fare un miracolo per rendermi presentabile quella sera.

Mi feci una doccia di mezz'ora, di solito le facevo da un ora ma se fossi stata tutto quel tempo sotto al getto d'acqua non sarei stata pronta per le otto nemmeno per mano di una grazia divina.

Cominciai dai capelli, li asciugai accuratamente e li sistemai in una piega mossa. Erano riusciti davvero bene, erano boccolosi e voluminosi; fui molto soddisfatta del risultato che avevo ottenuto.

Quando fu il turno del trucco decisi di optare per un qualcosa di, diciamo, appariscente ma non troppo; usai i trucchi di Evelyn perché io ne avevo veramente pochi e a lei faceva piacere quando glieli chiedevo in prestito. Feci una base non troppo leggera e abbondai con il contouring, lo feci bello marcato. Applicai del blush e dell'illuminante sui punti più evidenti del viso, la mia coinquilina insistette per attaccarmi un paio di ciglia finte ma che risultavano piuttosto naturali.
Misi dell'ombretto color smeraldo e contornai gli occhi con una matita nera, riuscì a truccare gli occhi rendendoli a sirena e amai l'effetto.
Infine applicai una matita marroncina sulle labbra dalla lunga tenuta ed un rossetto matt nude dalla tonalità fredda.

Quando mi guardai allo specchio sembravo un'altra persona. Direi che avevo fatto davvero un gran lavoro.
« Se hai ancora bisogno sono di là, sei carina. » disse la rossa con un sorriso tirato, la ringraziai e si dileguò senza troppe cerimonie.

Mi alzai in piedi e controllai l'orario, si erano fatte le otto meno un quarto. Tra poco meno di quindici minuti Tom sarebbe passato, ero in perfetto orario. Non ne fui poi così stupita, in genere non ero una persona che faceva ritardo.

Infilai con cautela il vestito, i tacchi e infine gli accessori. Ho già detto che sembravo un'altra persona? Ero davvero mozzafiato, lo spacco laterale del vestito faceva davvero una bella figura.

Giusto quando misi la borsa sotto spalla mi arrivò un messaggio.
"Sono sotto, scendi e non farmi aspettare troppo o ti mollo qua."

Alzai gli occhi al cielo, sistemai i capelli, spruzzai il mio profumo preferito ed entrai in soggiorno.
« Io esco. » annuì senza nemmeno guardarmi, troppo presa dalla telenovela che stava guardando.

Tipico.

Afferrai le chiavi ed uscì dalla porta d'ingresso. Tom fuori era poggiato alla sua audi con le braccia conserte ed una sigaretta tra le labbra. Indossava un pantalone a sigaretta nero, una camicia del medesimo colore con i primi tre bottoni aperti e una giacca, ai piedi però portava delle air force bianche. La cosa che più spiccava tra tutte era quel maledetto piercing al labbro. Era davvero bello, bello da fare male; ma allo stesso tempo vederlo senza i suoi abitudinari abiti larghi era strano.

Gettò il mozzicone per terra e proprio in quell'istante mi guardò. Strabuzzò gli occhi e deglutì mettendo ancora più in risalto il pomo d'adamo.

Avanzai con passo sicuro verso la macchina, per un anno feci uno stage in un ufficio e ogni giorno portavo le scarpe alte perciò ormai camminarci era un gioco da ragazzi.
« Wow.. » disse soltanto squadrandomi da capo a piedi quando fui di fronte a lui. Decisi di prenderlo come un complimento.

Salimmo in macchina e mise in moto.
« Bill? » domandai, guardando fuori dal finestrino.

« Dietro di noi. » mi girai di spalle e vidi la range rover di suo fratello, mi guardò con un sorrisetto furbo e agitò la mano in segno di saluto.

Il moro al mio fianco poggiò una mano sulla mia coscia mentre con l'altra teneva il volante, inarcai un sopracciglio.
« Cosa diavolo stai facendo? » la mia voce risuonò stridula.

« Per stasera sarai la mia fidanzata. » disse con nonchalant, strabuzzai gli occhi.

« Cosa? Te lo scordi! » scossi la testa.

« Ti devo ricordare del contratto? »

« E perché mai dovrei fingermi la tua fottuta fidanzata? » domandai, con evidente fastidio nella voce.

« Nessuno crederebbe mai che io, Tom Kaulitz, porterei un assistente come mia accompagnatrice ad una cena così importante. » osservai il suo profilo, avrei voluto prenderlo a schiaffi.

« Si okay ma non c'è bisogno che cominci da adesso. »

« Io direi invece che ho fatto bene. Conoscendoti avresti fatto una sceneggiata davanti a tutti. » sbuffai perché sarebbe andata letteralmente come aveva descritto.

Presi dalla borsa il mio pacchetto di gomme alla menta e me ne ficcai una in bocca.
« Che maleducazione, avresti potuto chiedermi se ne volessi una. » roteai gli occhi al cielo.

« Perché mai dovrei volerti dare una delle mie gomme? » si girò ad osservarmi e d'istinto guardai dritto avanti a me.

« Perché tutto ciò che è tuo è anche mio per sei mesi. » strinse la presa sulla mia coscia, scoppiai a ridere.

« Certo, contaci. » fece per parlare ma lo bloccai prima che cominciasse a farlo.

« Si bla bla, avrei dovuto leggere prima di firmarlo e bla bla. Risparmiatelo Tom. » chiuse la bocca e un sorrisino spuntò sulla sua bocca.

« Bene, vedo che stai iniziando a capire come vanno le cose. » alzai gli occhi al cielo.

" E adesso alla radio passiamo Don't Jump dei To- " il ragazzo al mio fianco strabuzzò gli occhi e cambiò stazione radio prima che l'uomo finisse di parlare.

« Ehi! Volevo sentirla, quella canzone, non la conosco. »

« Sarà una band di idioti, una di quelle schifezze che girano per ora. » borbottò spegnendola del tutto.

Assottigliai lo sguardo, pensai che quel ragazzo fosse davvero strano.

Guidò per un'altra mezz'ora finché non arrivammo davanti ad un Hotel dall'aria super lussuosa, anche più lussuoso di quello in cui Tom abitava.

Da finto gentiluomo che non era mi aprì la portiera e mi offrì il braccio che rifiutai. Mi guardò truce mentre suo fratello ci raggiungeva lentamente.
« Sei uno schianto Ylenia. » Tom gli lanciò un'occhiataccia.

« Perciò, andiamo? » disse spazientito, iniziammo a camminare.

Mi teneva una mano dietro la schiena mentre avanzavamo.
Stavo cominciando a non tollerare il ronzio nel mio stomaco che aumentò una volta arrivati davanti alle grandi porte. Perché mi sentivo in quel modo? Dovevo solo stare tranquilla, sorridere e rispondere allo stretto necessario. Forse era la presenza di Tom e del suo tocco a rendermi così nervosa ed ansiosa. D'altro canto pensare alla presenza di Bill insieme a noi riusciva di poco a tranquillizzarmi.

La serata era ancora lunga e le emozioni da provare tante.

*Per il prossimo capitolo almeno quindici stelline :)

Six Months - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora