I've got my eyes on you

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Era passato del tempo da quel pomeriggio all'ospedale nel quale Tom mi aveva accompagnato a fare visita ad Andrew e la cosa diventò quasi un abitudine.

La cosa iniziava a spaventarmi, conoscevo mio fratello e si stava affezionando a Tom ed io ero a conoscenza del fatto che quest'ultimo non sarebbe stato presente nella mia vita per sempre, era temporanea la cosa. Ma d'altra parte ero contenta di vedere il mio fratellino costantemente col sorriso sulle labbra e soprattutto senza il benché minimo pensiero.
« Quindi ci vieni o no? » la voce stridula della mia coinquilina mi arrivò dritta alle orecchie. « Eh? Dove? » sbuffò chiudendo la rivista che stava leggendo.
« A ballare, stasera, al Renoir. » era il mio giorno libero e stranamente quella sera avevo voglia di uscire, ad Evelyn d'altra parte non mancava mai.
« Solo se mi prometti che saremo solo noi due. » dissi, puntandole un dito contro. « Okay, okay. » disse alzando le mani in segno di resa, sorrisi soddisfatta.

Nel pomeriggio mi sarei vista con Bill per un caffè, a pranzo mangiai un sandwich davanti alla televisione mentre iniziavo la quarta stagione di The Vampire Diaries. Andiamo come si faceva ad essere team Delena? Bisticciai con Evelyn, avevamo pareri contrastanti.

Lei sosteneva che Damon ed Elena fossero pura passione, io pensavo che lei fosse rincretinita e basta. Tutte le donne meriterebbero un uomo come Stefan Salvatore nella propria vita.

Una cosa su cui, però, ci ritrovammo d'accordo fu l'invidia verso Elena per aver messo mano su entrambi. Probabilmente anche io avrei fatto la stessa cosa. Come darti torto, sorella.

Quando si fecero le tre e un quarto mi alzai pigramente e mi trascinai in camera. Aprii l'armadio ed afferrai una tuta grigia a vita bassa e una felpa crop felpata; presi dal mio cassetto un paio di calzettoni bianchi e indossai il tutto.

In bagno mi lavai i denti e raccolsi i capelli in uno chignon disordinato lasciando che alcune ciocche sfuggissero. Infilai le scarpe da ginnastica e afferrai le chiavi.
« Esci? » annuii.
« Non fare troppo tardi, dobbiamo prepararci per stasera. » disse con un largo sorriso. « Si, si. A più tardi.» chiusi la porta alle mie spalle e scesi le scale di fretta.

Per fortuna il bar si trovava dietro l'angolo di casa mia. Odiavo essere in ritardo, la puntualità per me era un mod di vita.

L'aria calda del locale mi investì, fuori faceva un freddo glaciale. Non mi stupì nel trovare già Bill seduto ad un tavolo. Era diventato una figura fondamentale in così poco tempo.
« Sono in ritardo io o in anticipo tu? » dissi sedendomi di fronte a lui.
« In anticipo io ma non aspetto da molto, ho voglia di una cioccolata bollente. » notai che aveva due borse sotto agli occhi, la stanchezza albergava sul suo volto.

Che diavolo di lavoro faceva per ridurlo in quello stato?

« Bill, tutto bene? » inarcai un sopracciglio. « Si si.. solo il- » lo interruppi prima che continuasse. Sapevo già quale fosse la risposta.
« Lavoro. » mi sorrise debolmente annuendo. Avrei voluto chiedergli di più, ma non volevo risultare una ragazzina impicciona.

Ordinammo due tazze di cioccolata e iniziammo a chiacchierare del più e del meno. « Stasera hai impegni? Pensavo di prendere delle pizze e passare la serata insieme. » disse ad un certo punto bevendo un lungo sorso. « In realtà stasera si, vado al Renoir con la mia coinquilina. » dissi, dispiaciuta. Mi sarebbe piaciuto passare la serata in sua compagnia.
« Vorrei dirti vengo pure io ma non sono in grado di affrontare una serata in discoteca, sono distrutto. Se ne hai voglia puoi sempre passare dopo, l'offerta rimane valida. » amavo il carattere di Bill, era una persona vera come poche. « Allora sicuramente verrò. » mi rivolse un sorriso a trentadue denti. « Perché non chiedi a Tom se vuole venire? » per poco la cioccolata non mi andò di traverso.
« Perché mai dovrei farlo? » mi sorrise maliziosamente e distolsi lo sguardo dalla sua persona.
« Andiamo, tra voi due c'è qualcosa. » scoppiai a ridere talmente forte che un paio di clienti si girarono verso il nostro tavolo lanciando occhiatacce.
« La stanchezza ti gioca allucinazioni caro amico mio. » mi fulminò con lo sguardo e feci spallucce.

Chiacchierammo per un'altra mezz'oretta ma si stava facendo tardi perciò con la scusa di andare in bagno pagai il conto. Dire che Bill per quel mio gesto avrebbe voluto ammazzarmi era poco ma a me onestamente poco importava.

Insistette per accompagnarmi a casa nonostante fossero un paio di metri a piedi, quando si ci metteva sapeva essere una vera spina sul fianco.
« Stasera fai la brava, mi raccomando. » mi urlò dal posto guidatore. Gli feci la linguaccia ed entrai nel portone del palazzo.

Evelyn era gia intenta a preparasi, aveva fatto la piega e stava passando al trucco.
« Non hai iniziato troppo presto? » domandai buttandomi sul divano.

Fece spallucce mentre si applicava un rossetto rosso sulle labbra.

Intorno alle otto mi infilai sotto la doccia, lavai i capelli e li asciugai passandoci poi la piastra per i lisci.

Truccai leggermente gli occhi, misi un po' di mascara e una matita nera sotto, successivamente applicai un po' di blush sulle guance e del bronzer. Infine contornai le mie labbra con una matita marroncina che sfumai e sopra applicai un rossetto matt nude.

La tragedia fu quando passai ai vestiti, non avevo molti abiti adatti ad una serata in discoteca e la mia coinquilina si offrì di prestarmene qualcuno ma erano uno più volgare e striminzito del precedente e perciò rifiutai l'offerta.

Setacciai il mio armadio e infondo trovai un vestito nero aderente, semplice e a maniche lunghe che mi arrivava più o meno a metà coscia.
Lo trovai perfetto, accentuava le mie forme al punto giusto e non era né volgare né altro.

Ai piedi infilai le mie dottor martens e alle dieci ero pronta.

Quando suonarono il campanello il mio sguardo truce scattò su Evelyn che sorrideva nervosamente.

Le diedi uno spintone andando verso la porta per aprirla. Quando davanti mi ritrovai due ragazzi che non avevo mai visto in vita mia dilatai le narici, furiosa.

I due mi fissavano attontiti, a grandi falcate mi avvicinai a lei.
« E questo cosa diavolo significa? » domandai, a denti stretti.
« Avevo già organizzato tutto quando mi hai fatto promettere di essere solo noi, se te lo avessi detto non saresti più uscita. Andiamo Ylenia, non devi stare tutta la serata appiccicata a loro se non lo vuoi. » mi pregò sbattendo le palpebre, sospirai.

Non volevo farmi rovinare la serata.

Misi su il sorriso più falso che mi riuscisse e andammo dai ragazzi ancora fermi all'uscio della porta.
« Trevor, Jeremiah, lei è la mia coinquilina Ylenia. » sembravano uno più idiota dell'altro.

Li superai scendendo le scale, il telefono nella mia borsetta emise il suono di una notifica.  Pensai fosse l'ennesimo messaggio da parte di Christian ma poi emise un secondo suono e scocciata lo afferrai per mettere il silenzioso ma quando guardai lo schermo sgranai gli occhi.

Erano due messaggi: uno da Christina che cestinai direttamente e uno da parte di Tom.

" Vestitino troppo corto, non pensi? "

Rabbrividì e mi guardai intorno, era fottutamente inquietante.

" Questo gioco non mi piace, fatti gli affari tuoi. Stasera voglio divertirmi. " digitai velocemente, la risposta non tardò ad arrivare.

" Oh puoi starne certa che lo farai. Ti tengo d'occhio barbie, ricorda. " sbuffai e gettai il telefono sul sedile passeggero.

La serata non era nemmeno iniziata
e già preannunciavo disastri.

*Prossimo il capito a 30 stelline :)

Six Months - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora