Mi risvegliai sul divano, controllai il telefono. C'erano cinque chiamate perse da Tom più un messaggio non letto e tre messaggi non letti da parte di Christian.
Sbuffai lasciando cadere il telefono sul divano e mi alzai. Erano le otto un quarto di mattina e il gran russare di Evelyn riecheggiava in tutta la casa.
Andai in cucina diretta al frigo, trovai dentro solo degli yogurt greco e altra roba dietetica.
In bagno mi lavai il viso e i denti, mi feci una doccia veloce e infilai dei vestiti comodi. Osservai il mio riflesso allo specchio, ero veramente orribile. Avevo due borse sotto gli occhi.
Afferrai la chiavi e uscì di casa diretta ad un bar, avevo bisogno di tanti zuccheri e per fortuna se ne trovava uno a pochi isolati da casa.
L'aria calda mi investì da capo a piedi, sfregai le mani l'una contro l'altra. Mi sentì la punta del naso congelata.
« Salve, vuole un tavolo? » alzai gli occhi sulla ragazza che mi aveva rivolto la parola.« Eh? Si grazie. » la seguì tra i tavoli e mi condusse verso uno di quest'ultimi abbastanza appartato.
Mi porse il menù e girò su i tacchi. Questo bar aveva dei prezzi a dir poco assurdi, un cappuccino sette dollari.
Era un furto!
Mi mordicchiai l'interno guancia, alla fine ordinai una brioche ripiena di cioccolato e un cappuccino. La mia colazione non tardò ad arrivare e la divorai in pochi secondi.
Pagato il conto uscì dal posto ficcando le mani dentro le tasche della mia felpa. Iniziai a camminare senza meta, lasciai pure il telefono a casa. La domenica doveva essere un giorno dedicato a me stessa.
Stavo attraversando quando un auto nera ad alta velocità venne verso di me, sgranai gli occhi. Stava per investirmi era ormai vicinissima. Chiusi gli occhi aspettando un impatto che non avvenne. Aprì prima un occhio e poi l'altro.
« Sali in auto. Adesso. » il suo tono era autoritario e gelido proprio come quella mattina.
Lo guardai con studiata indifferenza e ricominciai a camminare. Sbatté con forza la portiera venendo a grandi falcate verso di me, una fila di macchine si formò dietro la sua, i conducenti delle altre vetture iniziarono a suonare spazientiti.
« Sei sorda, cazzo? Ho detto sali su quella fottuta auto, prima che perda del tutto la pazienza. » lo guardai con la coda dell'occhio, la fila che si era formata era veramente esagerata.
Sbuffando e senza dire nulla decisi di obbedire, sgommò lasciandosi dietro una nuvola di fumo. Le lunghe dita ricoperte da guanti di pelle stringevano il volante, lo sguardo era piuttosto incazzato e non volli nemmeno saperne il motivo.
Cominciai a guardare fuori dal finestrino, il silenzio che si era creato fu interrotto da una sua imprecazione.
« Cazzo, di qualcosa! Il tuo silenzio mi sta uccidendo. » sospirai, ed era così. Avevo deciso di starmene per i fatti miei e di reagire al minimo indispensabile.Salerebbe stato più facile sopportare quella situazione.
« Non ho niente da dirti. » lo sentì grugnire e accelerò.
« Deve finire questa storia che non rispondi alle mie fottute chiamate e ai messaggi. » non dissi nulla, ignorarlo era l'unica cosa che ormai mi riusciva bene con lui.
« Vuoi farci per caso ammazzare? Stai andando a 180 per la miseria! » sbottai osservando il contachilometri.
« La ragazzina ha paura? » sorrise beffardo, premendo ancora di più sull'acceleratore.
« Oh vaffanculo Tom! » il suo sorriso non fece che aumentare, gli stavo dando quello che voleva. Sapevo di stare sbagliando.
« Così mi piaci. » iniziò a rallentare e lo guardai con un cipiglio.
Si sistemò gli occhiali da sole sul naso e in quell'istante mi chiesi perché diavolo li indossasse costantemente, pure di sera. Soltanto quando stavamo in hotel non li portava.
« Quindi? Perché diavolo sono qui? È domenica. »
« Semplice, sto andando a pranzo da mio fratello e mi ha pregato di portati. Quando Bill si ci mette è una vera seccatura. » disse con tono infastidito cambiando marcia.
A sentire il nome di suo fratello il mio umore migliorò percettibilmente.
« Certo, vuole che porti la tua assistente. » risi amaramente.
Guardai dritto avanti a me mentre sentivo i suoi occhi bruciarmi addosso. Si schiarì la gola.
« Perché non gli hai detto nulla? » il mio sguardo furioso scattò su di lui.« Perché? Perché, cazzo? È fottutamente umiliante, Tom! E a prescindere non potrebbe fare nulla, sono asservita a te per sei fottuti mesi e questo nessuno può cambiarlo. » si morse il labbro guardando nuovamente verso la strada.
Susseguirono minuti di silenzio.
« Non ti ho mai detto mi dispiace per.. sai, quel giorno in hotel.. » cominciò.Chiusi gli occhi come a voler scacciare dalla testa quell'immagine.
« Stai zitto, per piacere. Stai in silenzio, maledizione. » sentì la mia gola farsi secca. Per fortuna non disse altro e me ne stupì pure a dire il vero.Probabilmente non era nell'umore giusto per prendersi gioco di me.
Accese la radio a tutto volume, tamburellava le dita a ritmo sul volante e ogni tanto voltava il capo verso la mia direzione, osservandomi.
Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili arrivammo al grande palazzo in cui abitava Bill. Senza rendermene conto l'angolo della mia bocca si sollevò in un sorriso.
Sistemai la borsa in spalla e seguì Tom oltre la porta d'ingresso. Salutai con un timido sorriso il portinaio a differenza del ragazzo che non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
Portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sospirai.
« Non senti freddo? » scossi la testa.
In realtà dire che stavo congelando era poco ma non glielo avrei mai detto, la sua giacca di pelle in conforto ai miei vestiti sembrava così calda e per un attimo pensai che forse sarebbe stato disposto a prestarmela.Risi dei miei stessi pensieri ed entrai in ascensore prima di lui. Mi rintanai in uno degli angoli a braccia conserte.
« Quando la pianterai? » chiese, con tono seccato.
Inarcai un sopracciglio.
« Non so di cosa tu stia parlando. »« Certo, come no. » rise sarcasticamente.
« Prima rispondevi ad ogni provocazione, ad ogni fottuta battuta. » si passò una mano sulla testa, iniziai a torturarmi il labbro inferiore.
« Mi è passata la voglia evidentemente. » mordicchiai qualche pellicina e sentì il sapore del sangue in bocca.
Si avvicinò pericolosamente alla mia figura e mi schiacciai ancora di più all'angolino.
« Oh, stai tranquilla che te la farò tornare e anche più forte. » disse ad un soffio dalle mi labbra, inaspettatamente poggiò le sue nelle mie unendole in un bacio violento.Mi strinse a se per i fianchi e quando morse il mio labbro inferiore mi scappò un gemito di piacere.
Sgranai gli occhi e con le mani lo spinsi dal petto lontano da me.
« Non farlo mai più, porco. » dissi gelida. Mi guardava con un sorrisetto sollevato all'angolo della bocca.Passò la lingua sul suo piercing, aveva le labbra rosse e gonfie, avevo paura che Bill potesse pensare male.
« Ma guardati, nemmeno ho fatto chissà che cosa e sono riuscito a farti scappare un gemito. » lo fulminai con lo sguardo.« Sei un viscido. »
« Però vorresti risentire ancora il mio sapore. » ed era vero, Tom aveva un buon sapore. Dio se era buono.
Mi presi a schiaffi mentalmente.
« Ti piacerebbe. » sussurrai senza guardarlo. Finalmente le porte dell' ascensore si spalancarono e suonammo alla porta di Bill.
Mi aspettava ancora una lunga giornata..
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Six Months - Tom Kaulitz
FanficDove in una serata di pioggia la diciottenne universitaria Ylenia Hernandez incontra Tom Kaulitz che all'inizio si dimostra gentile e affabile nei suoi confronti. Ma la terribile verità è che le propone un finto stage di lavoro legato al mondo della...