Near-fatal Driving

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Tom's POV

Eravamo l'uno di fronte all'altro, ci guardavamo in cagnesco.
« Tu che cosa? » gridò mio fratello indignato guardandomi schifato.

Dopo che lei corse fuori da quell'appartamento fui obbligato a raccontare tutto a Bill e per tutto intendo letteralmente tutto: del contratto, del nostro primo incontro, dell'inganno e di quello che le avevo costretto a fare.
« Sono una grandissima testa di cazzo Bill! Lo so, merda. Ma sai che c'è? Se potessi tornare indietro, lo rifarei altre cento mila volte perché io per quella ragazza ci ho perso la testa. » urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.

Respirai affannosamente, mi guardò amareggiato.
« Ormai è troppo tardi, Tom. Ti odia, anzi scusa, ci odia soltanto perché la tua mente è malata. Il mio unico errore è stato nasconderle che sono il cantante di una famosa band, cazzo. » ruggì dando un calcio al divano. Aveva ragione, mi maledii mentalmente.
« Ho sbagliato tutto, un'altra volta.
Bill, io ho bisogno di lei. Io non riesco a pensare di svegliarmi domani senza le sue lamentele e soprattutto adesso non posso lasciarla da sola. Qualcuno la sta minacciando, devo proteggerla e devo capire chi è questo idiota. » mi poggiò una mano sulla spalla per poi tirarmi a se in un abbraccio fraterno.
Passarono interminabili minuti prima di sciogliere la stretta.
« Io devo cercarla e devo parlarle. » dissi facendo tintinnare le chiavi della mia audi. Bill scosse la testa.
« Per adesso lasciala stare, era molto arrabbiata. Le parleremo più tardi con più calma e cercheremo di risolvere tutti i problemi che ci sono. » annuii.

Bill tra i due era sicuramente quello più razionale mentre io agivo di impulso praticamente sempre. Io ero sicuro che dietro tutta quella storia ci fosse Savannah e il mio caro fratellastro Harvey. Ne ero certo. Il punto era, come potevo dimostrarlo?

Sospirai facendo avanti e indietro nella stanza, non riuscivo a stare fermo. La mia testa era in balia dei miei pensieri più oscuri che alla fine mi riportavano a lei. Dov'era? Cosa stava facendo? Con chi era? E se fosse stata con quel Christian? O peggio, con Harvey?

Afferrai dalla tasca posteriore dei miei jeans un foglio. Quel maledetto foglio in cui c'era la firma di un Ylenia non consapevole di tutto ciò che le sarebbe successo di lì a poco. Lo strappai in mille pezzi sotto gli occhi di mio fratello. Ero stufo, arcistufo. Se lei adesso mi odiava era colpa mia, se non voleva più avere a che fare con noi era maledettamente tutta colpa mia.

Ero certo però che non era finita lì, ero intenzionato a non arrendermi e non lo avrei fatto per nulla al mondo. Per una volta nella mia vita mi ero reso conto che ero pronto a lottare per avere la ragazza che volevo al mio fianco, e non si trattava di una ragazza da passatempo. Non scherzavo quando dissi a Bill che io per lei ci avevo perso la testa, non lo dissi per fare scena. Era la pura realtà dei fatti.

Ed ora era il momento di farlo capire pure a lei ma prima avrei dovuto risolvere il problema dalla radice e strappare via la causa di tutti i mali: Savannah.

Afferrai il giubbotto diretto verso la porta sentendo le urla di Bill che richiamavo il mio nome. Sfrecciavo a tutta velocità con la mia auto sulle strade di Chicago, quella situazione era così stressante.

La mia testa era girata verso il finestrino quando mi accorsi troppo tardi di star arrivando ad un semaforo ed una ragazza era sulle strisce intenta ad attraversare. Frenai bruscamente e diedi un pugno sul volante.
« Cazzo! » imprecai scendendo dall'auto. Guardai la ragazza sull'asfalto che per fortuna non si era  recata nessun danno e quando si girò ad osservarmi mi parve subito familiare ma non seppi ricordare dove l'avessi già vista prima di quel momento.
« Sei un pirata! » mi urlò contro indignata mentre si alzava da terra.
« Vaffanculo! Non ti sei fatta niente. »
mi guardò storta mentre le macchine formarono una coda dietro la mia cominciando a suonare.
« Quantomeno potresti darmi un passaggio. » incrociò le braccia al petto e scoppiai a ridere.
« Te lo scordi, ho di meglio da fare. » mi girai di spalle sentendomi urlare un cafone. Ripartii evitando lo sguardo di quella ragazza.

Dopo un paio di chilometri notai un auto nera dietro alle mie spalle che cercava di starmi attaccata dietro. Inarcai un sopracciglio, che diavolo voleva quel coglione ora? Sembrava che la gente quel giorno facesse a gara a farmi perdere la pazienza.
Sospirai profondamente quando tentò di sorpassarmi, quel giorno aveva piovuto perciò la strada era scivolosa e bagnata e ciò rendeva più difficile la guida. « Coglione! Che cazzo hai intenzione di fare? » urlai, non riuscii a vedere bene il conducente iniziai a sudare freddo quando tentò di mandarmi fuori strada.

Cercai di mantenere il più possibile il controllo sulla mia auto ma improvvisamente sentii un forte rumore di pneumatici stridere sull'asfalto bagnato. Prima che potessi in qualsiasi modo reagire avvertii un impatto molto violento da dietro la mia vettura, il mio corpo fu scosso in avanti, la cintura di sicurezza mi trattenne bruscamente e sentii il rumore agghiacciante delle lamiere che si accartocciavano.
Un dolore acuto attraversò la mia schiena e il mio collo mentre la mia mente era un vortice di pensieri confusi. La macchina nera fuggì via all'istante, il cuore mi batteva all'impazzata mentre cercavo di riprendermi dallo shock. Attorno a me le persone si erano fermate alcuni con espressioni sgomento altri con il cellulare in mano per chiamare i soccorsi.

Tentai di aprire la portiera con fatica, sentivo la testa pulsare e il sapore del sangue in bocca. Un'ondata di vertigini mi sopraffecero e mi ritrovai incapace di muovere anche un singolo muscolo del mio corpo. Le sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco si avvicinarono rapidamente e poco dopo percepii mani decise che mi aiutarono con non troppa fatica ad uscire dal veicolo.

Mentre i paramedici mi sistemavano su una barella sentii il freddo della pioggia mescolarsi con il calore del sangue che mi pulsava nelle vene.
Fui caricato sopra un'ambulanza e dissi ai paramedici più volte di avvisare mio fratello mentre la mia mente andava solo ad Ylenia. Nell'instante in cui le porte si chiudevano vidi per un istante la scena dell'incidente: i frammenti di vetro e i pezzi di plastica sparsi sull'asfalto, le luci lampeggianti delle sirene che riflettevano sulla strada bagnata. Com'era potuto accadere?

Durante il tragitto verso l'ospedale feci una fatica immane a rimanere sveglio o quantomeno lucido, sentivo voci che mi parlavano con calma per tranquillizzarmi. Chiusi gli occhi cercando di ignorare il dolore lungo la mia schiena che era diventato più forte, respirare era diventato difficile.
« Per favore signore rimanga sveglio. » sentii solo questo, prima di abbandonarmi al buio più totale.
L'unica cosa che riuscivo a vedere erano un paio di occhi azzurri che mi guardavano sprezzanti.

Non riuscivo ad aspettare. Ho altri capitoli pronti ma per il prossimo 70 stelline, i prossimi sono capitoli 💣💣

Six Months - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora