Other Issues?

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Tom's POV

Quando quel pomeriggio rientrai nella mia stanza un oggetto per terra catturò la mia attenzione e mi abbassai per raccoglierlo.

Era un cellulare e non mi risultò difficile capire a chi appartenesse:
Ylenia.

Quella mocciosa mi aveva urtato i nervi di prima mattina con il suo atteggiamento e ora mi ritrovavo pure il suo stupido telefono in mezzo ai piedi. Lo abbandonai sul tavolino da caffè, non avevo intenzione di riportarglielo. Non lo meritava.

Ordinai il servizio in camera, come al solito. Mi sentivo una fascia di nervi e conoscevo solo un modo per scaricarli: sesso, violento.

Afferrai il cellulare per chiamare qualche ragazza con cui avevo passato delle nottate bollenti quando il suono di più notifiche consecutive dal telefono di Ylenia attirò la mia attenzione. Chi è che la cercava così tanto? Inarcai un sopracciglio e con curiosità guardai lo schermo.

Numero sconosciuto, era ambiguo.

Quando aprì i messaggi sentì il sangue ribollirmi nelle vene.

" Io ti avevo avvisato, addirittura andarci in hotel. Che avete fatto in camera, bambolina?"

" Questo sarà l'inizio della fine. Qualcosa di brutto sta per accadere, tik tak."

Lessi pure tutti i messaggi precedenti. Aveva dormito da Bill e io non ne sapevo fottutamente nulla ma in quel momento era la cosa meno grave.

Qualcuno stava spiando Ylenia e stava cercando di farla spaventare ed io ero pronto a fargliela pagare.

Afferrai la giacca di pelle e le chiavi della mia auto, come una furia uscì da quel posto diretto a casa di Savannah.

Poteva esserci soltanto lei dietro a tutto questo teatrino.

Suonai un paio di volte il campanello per poi cominciare a dare pugni sulla porta che dopo un paio di minuti si aprì rivelandomi la sua figura assonnata.
« Non sai che tuo figlio ha bisogno di riposare? » disse stropicciandosi gli occhi, dilatai le narici. Ero arcistufo.
« Riposare dici? Piantala e fagli aprire bene le orecchie. » mi abbassai sulle ginocchia avvicinando il volto alla sua pancia. « Ascolta un po' moccioso, sappi che non sei mio figlio e che tua madre è una grandissima troia. » sussurrai, Savannah mi diede uno spintone guardandomi disgustata.
Un sorrisetto si sollevò all'angolo della mia bocca. « Sei un mostro, ti rovinerò la vita! Fuori da qui o chiamo la polizia! » urlò indignata fingendo un mancamento.
« Stai lontana da Ylenia, Savannah, o qui l'unica ad avere la fottuta vita rovinata sarai tu. » ringhiai, ero un puro concentrato di rabbia.

Mi voltai di spalle sparendo dalla sua vista. Osservai il cellulare di Ylenia abbandonato sul sedile passeggero e sospirai.

Nel corridoio della mia stanza la trovai proprio accasciata per terra contro lo stipite della mia porta. Appena mi vide scattò in piedi.
« Il mio telefono, adesso. » disse guardandomi severamente.
« Te ne sei accorta, quindi? »
« Io mi ero accorta soltanto di averlo perso, poi ho letto il bigliettino che mi hai lasciato sotto la porta di casa. Tom devi piantarla con questi giochetti è inquietante cazzo. » inarcai un sopracciglio. « Di quale bigliettino stai parlando scusami? » infilò le mani dentro le tasche del suo cappotto tirando fuori un pezzo di carta tutto stropicciato.

Me lo porse e spalancai la bocca.
" Ho il tuo telefono, vieni a riprendertelo in Hotel. "

xx Tom

« Non te l'ho scritto io. » dissi serrando la mascella. Mi guardò impaurita. « È successo qualcosa mentre venivi qui? » domandai nervosamente, la situazione stava iniziando a farsi sempre più difficile.
« Mentre guidavo ho notato una macchina nera che ha cercato più volte di tagliarmi la strada ma i vetri erano oscurati e non ho potuto vedere chi ci fosse alla guida. Pensavo fosse qualche idiota ubriaco ma adesso non ne sono più tanto convinta. » si strinse nelle spalle e mi grattai la nuca. « So dello sconosciuto, ho letto i messaggi e non mi sembra affatto uno scherzo, Ylenia . » dissi nervosamente.
Si morse il labbro inferiore prendendosi la testa tra le mani.
« Sembra un incubo. » si lasciò cadere per terra, portando le ginocchia al petto. Mi abbassai alla sua altezza.
« Ehi, lo supereremo insieme. Okay? Infondo è colpa mia se ci sei anche tu in mezzo. » annuì con gli occhi lucidi.
Guardò lo schermo del cellulare e sgranò gli occhi.
« Cristo è tardissimo, devo andare. » esclamò alzandosi frettolosamente.
Aggrottai le sopracciglia.
« Dove stai andando? »
Sì sistemò la borsa in spalla.
« Vado a bere qualcosa fuori con un amico. » quelle parole mi recarono non poco fastidio.
« Penso che con tutte le cose che successe in questi giorni sia meglio che tu non cammini da sola. Vengo con te. » mi schiarii la gola.

Stranamente non si oppose, pensai che fosse davvero spaventata da quella situazione, la verità era che volevo vedere chi fosse questo bamboccio con il quale doveva bere qualcosa, la mia era semplice curiosità oltre che voglia di proteggerla. Era in quel casino per colpa mia, se solo quella sera non fossi andato di corsa per le strade di Chicago lei adesso starebbe continuando con la  sua vita e io d'altra parte non l'avrei mai incontrata.

Era inutile negarlo, da quando era entrata nella mia vita quest'ultima era cambiata, avevo sempre meno voglia di andare a letto con ragazze conosciute da poco, sentivo il bisogno di averla intorno e il mio cervello mi riportava troppo spesso in mente la sua immagine. Era iniziato tutto per gioco, avevo deciso che l'avrei usata per sei mesi a scopi miei facendogli i peggiori dispetti di questo mondo come avevo già fatto con altre ragazze prima di lei. L'idea mi divertiva alquanto ma quella volta fu diverso, era da un po' non avevo più voglia di scherzare, e a perdere probabilmente ero stato io.

Sentivo dentro di me qualcosa mai sentita prima, di ragazze ne avevo avute a centinaia ma nessuna era mai stata in grado di farmi sentire così vivo. Mi sentivo confuso ma di una cosa ero certo, non avrei voluto perderla quella ragazza.

Mi sventolò una mano davanti al viso.
« Allora? Andiamo o no? » mi ero talmente perso nei miei pensieri che in quel momento ai suoi occhi sarò sembrato un idiota.

La seguii nella sua macchina, era la prima volta che ci salivo. Profumava di buono come lei. Digitò qualcosa sul cellulare e premette invio, lo abbandonò sul portaoggetti e si sistemò i capelli osservando il suo riflesso nello specchietto retrovisore.

Il mio chiamarla "barbie" non era affatto ironico, era una barbie a tutti gli effetti. Molte ragazze per raggiungere la sua bellezza dovevano usare quintali di trucco mentre lei già da struccata, cosa che praticamente era sempre, toglieva il fiato.
« Hai finito di fissarmi così? » deglutii, mi ero fatto beccare.
« Avevo lo sguardo perso nel vuoto, non ho tutta questa voglia di guardarti Barbie. Non montarti la testa. » dissi guardando fuori dal finestrino.
Non disse nulla e mise in moto. Guidò per un paio di minuti fin quando non parcheggiò la macchina di fronte ad un locale chiamato Pub 99.
« È qui, il tuo amico? » domandai una volta scesi dall'auto. Annuì.
« Eccolo guarda è lui. » mi indicò un ragazzo girato di spalle alto e riccioluto.

Lo raggiungemmo, la ragazza al mio fianco picchiettò il dito sulla spalla dello sconosciuto e quando lui si voltò per poco non mi venne un colpo e capì che lui ebbe la stessa sensazione.

Strinsi i pugni e serrai la mascella.
« Harvey? Che cazzo ci fai tu qui? » Ylenia sgranò gli occhi.
« Fratellino, che piacere rivederti. » il volto della bionda impallidì.

I problemi invece di diminuire andavano sempre di più ad aumentare.

* Prossimo capitolo a 45 stelline :)

Six Months - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora