Maybe A New Friend

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Un Bill sorridente venne ad aprire alla porta. Cercai di ignorare il ronzio persistente che avevo nello stomaco.

Mi era piaciuto quel bacio?
Cazzo, si. E lo avrei rifatto.

Era sbagliato, ne sono consapevole.

La figura alta di Bill si fece largo per farci passare. Gli sorrisi timidamente.
« L'hai portata. » Tom alzò gli occhi al cielo. Mi guardai intorno, della tettona domestica di suo fratello non c'era alcuna traccia.

« Mi hai lasciato scelta? » sbuffai, parlavano come se io non fossi lì presente.

Alzò gli occhi al cielo, contrariato.
« Come sei palloso, cazzo! A proposito, devo parlarti dell'intervi- » Tom non lo lasciò finire di parlare, lo trascinò in cucina lasciandomi come un idiota in salotto. Non capì il perché di quel gesto e mi chiesi cosa stava per dire Bill prima di essere interrotto.

Tornarono in stanza dopo qualche minuto, li guardai inarcando un sopracciglio.
« Beh? » dissi, nessuno dei due rispose.

« Una cosa di lavoro, non ti riguarda. » sbottò Tom dopo pochi secondi. Decisi di non voler indagare oltre, infondo che doveva importarmene?

La mattinata la passammo giocando ai videogiochi e, nel caso di Tom, guardare annoiato le partite. Io e Bill nonostante tutto stavamo stringendo un rapporto veramente bello, avrei però preferito conoscerlo in altre circostanze.

Ogni tanto i due bisticciavano giocosamente e non potei fare a meno di reprimere un sorriso. Avevo lo stesso rapporto con Andrew, mi mancava portarlo al parco, al cinema.
Senza che me ne rendessi conto una lacrima sfuggì dal mio occhio e l'asciugai in fretta, ma non abbastanza a quanto pare dal momento che Bill la notò.

Sentì che stavo per diventare un fiume in piena, quando pensavo a mio fratello succedeva sempre. Era da copione.
« Ehi Ylenia tutto okay? » Tom posò il suo sguardo su di me, uno sguardo confuso. Mi alzai in piedi.

« Scusatemi. » singhiozzai correndo fuori dall'appartamento. Scesi come una furia le scale, non avevo voglia di prendere l'ascensore.

Respirai a pieni polmoni l'aria fresca che mi pungeva il volto ricoperto da lacrime. Feci due passi arrivando in un parchetto poco distante da lì. Mi sedetti su una panchina, il posto era per fortuna deserto. Tirai su col naso.

Chiusi gli occhi, godendomi la tranquillità che mi circondava. Tranquillità che fu interrotta.
« Posso sedermi? » non risposi.

Sentì la sua figura posizionarsi accanto alla mia.
Riaprì lentamente gli occhi e mi girai ad osservarlo, mi porse un fazzoletto. Sorrisi debolmente e lo afferrai ringraziandolo.
« Ti va di raccontarmi cos'è successo? » come dissi, nessuno sapeva di Andrew e fu proprio in quel momento che forse pensai che parlarne con qualcuno avrebbe potuto farmi bene.

« I-Io ho un fratello..» sentì la gola farsi secca. «.. lui però è piccolo e.. » deglutì faticosamente, mi ascoltava in silenzio religioso senza batter ciglio.
« ... ha u-una rara malattia. » chiusi gli occhi per un istante, un istante fin troppo lungo. Sentì una calda stretta avvolgermi, affondai il viso nella sua spalla.

Una volta sciolto l'abbraccio sospirai.
« Non lo avevo mai raccontato a nessuno. I miei genitori se ne sbattono altamente le palle. » calciai un sassolino, mi ero calmata un po'.

« Mi dispiace.. mi dispiace davvero, non è giusto che tu abbia questo fardello alla tua età. Io non so cosa si prova e non lo saprò mai probabilmente. Ma posso capire quanto terribile possa essere.. se solo penso che a Tom potrebbe succedere qualcosa io mi sento morire. » disse in un sussurro, il loro rapporto era a dir poco meraviglioso.

« È come mi sento io costantemente, ogni fottuta volta che vado in ospedale a trovarlo ho il cuore in gola.. sai quante volte ho pensato di farla finita? Non posso sopportare di vederlo così. » guardai verso il basso.

Bill si alzò in piedi piegandosi a livello delle mie cosce, di fronte a me.
« Ehi.. so come ti senti okay? Hai perso te stessa nel dolore, sogni la fine per iniziare di nuovo tutto da capo. Ma sai una cosa? Non farlo, Ylenia.
Non saltare, so quanto cazzo possa essere difficile ma sei una cazzo di tigre e affronterai tutto questo finché non sarà passato e io ci sarò chiaro?Pensa a quel piccolino, nessuno ha detto che non ci sia e che non ci sarà mai una cura giusto? » lo guardai stupita. Quelle parole mi colpirono.

« No.. » sussurrai. Gettai le braccia attorno al suo collo, mi accarezzò lentamente i capelli.

« Grazie Bill, grazie davvero. » dissi mentre calde lacrime rigavano il mio volto ma stavolta per la felicità.

« Non devi ringraziami di niente. Se vuoi qualche volta ti accompagno in ospedale. » annuì lentamente.

Forse mi ero fatta un nuovo amico, ero felice dal momento che Evelyn nemmeno la consideravo tale.

Mi alzai in piedi, cacciando le mani dentro le tasche della mia felpa.
« Sarà meglio tornare prima che tuo fratello dia di matto. » ridacchiò.

« Non penso sai? L'ho lasciato con la mia domestica, sarà troppo impegnato per chiedersi dove ci siamo cacciati. » a quelle parole sentì una fitta nello stomaco, non sapevo come definirla ma non era piacevole come quella che mi veniva quando Tom mi sfiorava.

A passo lento tornammo verso l'appartamento. Nel pianerottolo Bill alzò la voce per far intendere che eravamo lì ma dalla porta non si udiva alcun suono compromettente.
Non sapevo se esserne sollevata o scocciata.

Ci facemmo largo dentro.
« Dov'è Caroline? » chiese Bill confuso guardandosi intorno.

« L'ho licenziata, cazzo parlava troppo quella! » disse Tom con un tono di pura esasperazione. Trattenni una risata.

« Tu cosa?! Come hai potuto licenziarla diamine! Solo io potevo, era la mia fottuta domestica! » Bill gettò le mani al cielo. A quel punto non potei trattenermi, una lieve risata lasciò le mie labbra, si girarono a guardarmi entrambi in cagnesco.

Mi schiarì la gola.
« Così la prossima volta impari a lasciarmi qui come un fottuto pesce lesso. » disse duramente incastrando il suo sguardo al mio. Mantenni la mia posizione rigida. Tom mi metteva in soggezione, specie dopo quell'episodio in Hotel.

Il ragazzo liquidò la faccenda con un gesto della mano.
« Mi dai una mano in cucina? » annuì.
Feci per seguire Bill in cucina quando una mano mi bloccò saldamente per il polso.

« Dobbiamo parlare. » il tono serio che assunse non mi fece differenza, annuì soltanto. Sfuggì dalla sua presa e raggiunsi Bill in cucina.

Sgranai gli occhi.
« Ma che diavolo hai combinato? » sventolai una mano davanti al viso mentre del fumo nero invadeva la stanza. Tom si precipitò in cucina e iniziò quasi subito a tossire anche lui.

« Cristo Bill quando la pianterai di volerti improvvisare MasterChef? Chiamo i pompieri. » mi morsi il labbro per non scoppiare a ridere.

« Piantatela voi due! È tutto sotto controllo. » con il suo grembiulino verde acqua andava da una parte all'altra della stanza.

Mi rimboccai le maniche e indossai l'altro grembiule che aveva il ragazzo in cucina. Aprì tutte le finestre, mi guardarono confusi.
« Forza, uscite da qui. Penso io al pranzo. » Bill provò a protestare senza successo mentre suo fratello non se lo fece ripetere due volte girando su i tacchi. Sfaticato del cazzo.

Chiusi la porta e sospirai.
La giornata era ancora lunga.

*Per il prossimo capitolo voglio almeno dieci stelline.

Six Months - Tom Kaulitz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora