La situazione era alquanto ambigua:
Tom era col culo sul pavimento di quell'ospedale e aveva l'espressione di chi avrebbe voluto sotterrarsi all'istante.Non mi ci volle molto per capire che mi aveva seguita, ma perché lo aveva fatto? Dopo che quella mattina mi aveva lasciata lì in palestra senza alcuna spiegazione mi domandai cosa lo avesse portato a seguirmi proprio lì.
Mi schiarì la gola aspettando che dicesse qualcosa. « Anche tu qui? » disse, fingendosi stupito. A recitare faceva davvero schifo.
« Saltiamo queste cerimonie Tom, mi stavi seguendo. Perché? » domandai puntando il mio sguardo su di lui.
Sì alzò in piedi passandosi la mano sulla giacca. « Non ti stavo seguendo, barbie. » inarcai un sopracciglio.
« Piantala di prendermi per il culo e non chiamarmi barbie, per una volta nella tua vita sii sincero. » a quelle parole serrò la mascella, si stava innervosendo. « Hai ragione, ti stavo seguendo. Volevo capire cosa venissi a fare in questo stupido posto. » ammise guardandosi attorno nervosamente. « In questo stupido posto, come lo chiami tu, c'è ricoverato il mio fratellino se proprio ci tenevi a saperlo. » non disse nulla, si limitò a guardarmi, non seppi nemmeno descrivere la sua espressione. « Ad ogni modo non devo darti nessunissima spiegazione dal momento che stamattina mi hai mollata lì come un idiota. » si morse il labbro, passandosi una mano sulla nuca. « Senti per quanto riguarda stamatti- » scossi la testa, volevo saperlo a tutti costi ma a quel punto era come se lui si sentisse obbligato a darmi spiegazioni e io odio le cose fatte per forza. « Non dire più nulla, non voglio sapere niente. Se permetti adesso c'è una persona a cui devo fare visita. » abbassai la maniglia della porta della stanza di Andrew.
« Sorellona! » un enorme sorriso spuntò sul suo visino.
« Ehi nanerottolo. » mi abbassai alla sua altezza e mi gettò le braccia attorno al collo. Spostò lo sguardo oltre le mie spalle e assunse una faccia confusa. « E lui chi è? Non dirmi che è il tuo fidanzato! » gli occhi gli brillavano di pura gioia. Non lo vedevo così da tempo, mi si riempì il cuore ma ciò che pensava era ben diverso dalla realtà. « Lui è.. ecco.. » mi grattai il collo imbarazzata, mi aveva cacciata in una brutta situazione. « È proprio così piccoletto, sono il suo ragazzo e lei una è una timidona. » lo incenerì con lo sguardo non appena pronunciò quelle parole.
« Strano, non sei il suo tipo. » disse Andrew portandosi la manina sotto al mento con fare pensieroso.
« Mh no? E qual è il suo tipo? » chiese Tom abbassandosi sulle ginocchia per guardare meglio Andrew.
« Shawn Mendes! Ne è da sempre innamorata, la sua stanza nella nostra vecchia casa era piena piena di poster suoi! » l'imbarazzo che provai in quel momento fu micidiale. Sentì le guance surriscaldarsi quando gli occhi di Tom si posarono su di me, divertiti.
« Ma davvero? Non mi dire. » ridacchiò, non ascoltavo più Shawn Mendes da anni ormai, anche se aveva sempre un posto nel mio cuoricino.
« È storia vecchia. » farfugliai a disagio. Tom si guardò intorno nella stanza. « Ti piacciono i supereroi piccoletto? » il mio fratellino annuì energicamente.
« E chi sarebbe il tuo preferito? Vediamo se è uguale al mio. »
Andrew rispose senza esitare.
« Spider-man! » Tom alzò il cinque.
« Diamine grande! È anche il mio preferito, da quando avevo la tua età. » dopo avergli battuto il cinque Andrew lo afferrò con la sua manina, trascinandolo verso la cesta colma di giocattoli.Mi buttai sulla poltrona all'angolo della stanza, vedevo finalmente mio fratello ridere spontaneamente dopo tanto tempo. In quel momento non potei che essere grata della presenza di Tom in quella stanza, con i bambini sembrava saperci fare. Con mio fratello non ebbe difficoltà a prendere confidenza e a farsi piacere.
Li osservai tutto il pomeriggio mentre giocavano con i pupazzi, mentre si facevano i dispetti, fingevano delle piccole lotte. Vidi una versione di Tom che mai mi sarei aspettata di vedere, pensai che se mai avesse avuto figli sarebbe stato un buon padre.
« Vado a prendere un caffè, volete qualcosa? » chiesi alzandomi in piedi.
Nemmeno mi diedero retta, erano troppo impegnati a giocare e sbellicarsi dalle risate.
Uscii dalla stanza diretta alle macchinette. Infilai le monetine e pigiai sul pulsante del caffè espresso aspettando la mia bevanda che però ahimè non arrivava.
« E diamine andiamo! Dammi il mio fottuto caffè! » due di un calcio alla macchinetta ma fu efficace.Una volta che emise il suono che indicava che la mia bevanda fosse pronta l'afferrai.
Mi girai per tornare da dove ero venuta quando improvvisamente tutto il contenuto del mio bicchiere si riversò per terra e addosso alla maglietta bianca di un ragazzo.
« Oh mio dio, scusami! » esclamai mortificata, il ragazzo puntò i suoi occhi sulla mia figura. « Cristo è bollente. Non ti preoccupare, ho il cambio per fortuna. » sbuffò, afferrai un fazzoletto dalla tasca cercando di pulirgli il disastro che avevo combinato.Peggiorai solo la situazione.
« Forse è meglio che lasci stare. » e aveva ragione. Mi presi un secondo per osservarlo meglio.
Aveva dei capelli ricci leggermente lunghi, gli occhi di un verde molto intenso, delle fossette che spuntavano sulle guance, labbra piene a cuore ed era più alto di me di almeno venti centimetri.
Non era per niente male.
« S-Si scusa ancora. » dissi sorpassandolo, volendo sfuggire a quella situazione imbarazzante.
« Ehi pasticciona, quantomeno dimmi come ti chiami. » ad ogni parola che pronunciava si sentiva un forte accento che mi parve essere britannico. « Sono Ylenia. » si poggiò alla macchinetta con le braccia incrociate.Sotto il suo sguardo mi sentivo in soggezione. Lui d'altra parte sembrava tranquillo, a suo agio.
« Io sono Harvey. Vieni spesso qui? »
« A dire il vero si. Tu invece? » domandai, senza scendere nei particolari. Non avrei di certo raccontato ad uno sconosciuto una delle situazioni delicate della mia famiglia. «Si anche io, non ti ho mai vista.. ed è parecchio difficile non notarti. » abbozzò un sorriso e diede una veloce occhiata agli stivaletti che portava ai piedi.
« Lo prendo come un complimento. »
« Beh lo è. » disse infilandosi le mani nelle tasche del cappotto lungo.
« Ti ringrazio allora, io dovrei andare. È stato un piacere Harvey. » mi voltai di spalle iniziando a camminare.
« Spero di rivederti, pasticciona. » lo sentì dire, accennai una risatina anche se non avrebbe potuto sentirla.Tornai nella stanza di Andrew, mi stupì nel trovare lui e Tom addormentati sul letto abbracciati. Sembrava una scena quasi tenera. Non volli svegliarli, mi appisolai nella poltroncina stringendo le ginocchia al petto e chiudendo gli occhi.
Era stata una giornata assurda.
*Per il prossimo capitolo almeno venticinque stelline.
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Six Months - Tom Kaulitz
FanficDove in una serata di pioggia la diciottenne universitaria Ylenia Hernandez incontra Tom Kaulitz che all'inizio si dimostra gentile e affabile nei suoi confronti. Ma la terribile verità è che le propone un finto stage di lavoro legato al mondo della...