Cap. 16 malinconia

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Bill abbassò lentamente la pistola e diede un abbraccio all'uomo fuori la porta, così potei vedere la sua faccia.

"Tom...?"

Bill smise di abbracciarlo, Tom corse verso di me. Ero pietrificata, non era morto?

"Ale!" Si fermò anche lui quando mi vide con solo un velo addosso. "Ma, cosa sta succedendo?" Chiese, continuava a guardare me, poi Bill. "Spiegatemi cosa cazzo succede!" Urlò, mi fece spaventare. Feci uscire qualche lacrima, Bill corse subito da me.

"Voi...no, non può essere..."

"Tom, ti prego, possiamo spiegare ogni cosa." Dissi per tranquillizzarlo. "No! Voi non spiegate proprio nulla. Io avevo finto la mia morte per venirvi a salvare, per salvare le persone che amo di più al mondo. Mi sono sporcato le mani di sangue, ho ucciso Gonkuro e i suoi soci solo per voi. E tutto ciò che fate, è scopare!" Urlava, piangeva e non riusciva a smettere.

"Tom, stai calmo." Intervenne Bill "Calmo un cazzo! Basta, ora mi sono stancato" Si dirigeva verso l'uscita, presi il suo braccio prima che potesse uscire fuori casa. "Tom! Ti prego, aspetta!"

Mi spinse forte per terra, sentii un 'crack' provenire dal cranio. Svenii, incominciò a uscire del sangue da dietro la mia testa. Bill urlò, precipitandosi a fianco a me. Tom si girò, spalancò gli occhi vedendo me in quelle condizioni.

"Tom, cosa cazzo hai fatto!" Urlò Bill. Tom non sapeva cosa fare

"Io..." "Stai zitto, cazzo!" Bill perse completamente il controllo, era arrabbiato con Tom. Mi prese in braccio e mi portò all'ospedale.

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TOM POV

Ero in sala d'attesa per la seconda volta. Bill era seduto avanti a me, mi guardava incazzato. Sapeva di aver fatto un grosso errore a scoparla, ma anche io avevo fatto un grosso errore a spingerla per terra.

"Non guardarmi così" Dissi con voce tranquilla. "Ti guardo come cazzo voglio" Dal suo atteggiamento potei capire che era veramente arrabbiato con me. "Sei tu che l'hai scopata, se non l'avessi fatto, non l'avrei spinta a terra." Ero ancora tranquillo, preoccupato un po' per Ale.

"L'ho scopata solo perché tu eri morto. Lei era stressata, io l'ho solo aiutata a tranquillizzarsi. So che non le piaccio, l'ha fatto con me solo perchè le ricordavo te, ti ricordo che siamo gemelli."

"Questo non significa nulla..." detto questo, mi interruppe subito. "Tom, lei vuole te. Non solo perché ha sofferto tanto quando ha suonato al pianoforte la canzone che le hai insegnato, ma anche perché..." Si fermò, abbassò lo sguardo verso le sue dita.

"Anche perché...?" Chiesi, iniziavo ad arrabbiarmi.

"Nulla, non è importante." Rispose. "Bill, continua, cazzo!" Urlai, le poche persone nella sala d'attesa si girarono verso di me. Mi scusai, poi ripetei la frase, ma questa volta a bassa voce.

"Ale è incinta, e il padre sei tu" Spalancai gli occhi. Ero incredulo, diventerò padre.

Un dottore aprì la porta, poi chiamò sia me che Bill.

"Signori, seguitemi. Devo parlarvi della signorina Alessandra." Io e Bill ci alzammo contemporaneamente, poi iniziammo a seguire il dottore. Ci portò nel suo ufficio, ci fece sedere sulle sedie avanti alla sua scrivania, mentre lui si mise nella sua poltroncina.

"Alessandra sta bene se vogliamo parlare di condizioni fisiche, oltre a un piccolo taglio insignificante. In condizioni mentali, invece, non è messa benissimo" Prese la foto di un cervello con alcune macchie grigie in vari punti e ce la mostrò. "Vedete queste macchie? Ecco, questi sono i punti danneggiati. In questo caso non parliamo di danneggiamento con la botta che ha preso, ma parliamo più di un trauma."

"Questo cosa significa?" chiese Bill.

"Significa che Alessandra potrebbe tentare ad autolesionismo o suicidio. Tutto ciò che deve fare è restare calma e non stressarsi troppo, anche se si arrabbierà più facilmente" Prese dal cassetto un farmaco, poi ci diede due pacchetti. "Aiuterete voi a tranquillizzarla quando si agiterà. Se proverà a suicidarsi o tagliarsi, datele questa medicina, così si addormenterà all'istante." Le parole del dottore mi fecero preoccupare, avevo creato io tutto questo casino, era tutta colpa mia. Esaminai la scatolina, poi mi venne spontanea una domanda.

"Come si usa?" "E' abbastanza semplice" prese una siringa da dentro la scatola, poi tirò fuori una boccetta trasparente, all'interno aveva un liquido rossastro. "Prendi la siringa, poi inizi ad aspirare la medicina in questa boccetta e conficchi l'ago nella parte superiore del braccio. A quel punto si dovrebbe addormentare"

Capii tutto subito, era semplice usarlo. Dopo, feci un'altra domanda.

"Ciò non influisce sulla nascita del bambino?" Mi preoccupai, il cuore iniziò a farmi male.

"Non dovrebbe, ma faremo dei test per esserne sicuri. Vi invieremo una mail con dei moduli da firmare, insieme ci troverete anche il foglio delle informazioni sul bambino e la sua nascita. Intanto lei resterà in questo ospedale fino a domani, poi potrete venire a prenderla."

Io e Bill ci alzammo dalla sedia, ringraziammo il dottore e uscimmo dall'ospedale. Lui disse che Ale voleva parlarmi, ma non andai da lei, avrei solo peggiorato le cose. Salii in macchina con Bill, non mi rivolse la parola. Ele era tornata in ospedale ad aiutare Ale, a casa eravamo solo io, Bill, Veronica e Manuel. L'avevo contattato io pochi giorni prima di fingere la mia morte, gli dissi di venire a Tokyo per una cosa importante, ovvero controllare se Ale stesse bene. Avevo intenzione di andare via e non farmi trovare mai più per il bene di Ale, ma non potevo perché stavo per diventare padre. La situazione stava degenerando, faccio schifo a proteggere le persone che amo...

All Was a Lie - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora