Era passato un anno intero e non vedevo mia madre da tanto tempo. Le sere ero spensierata, non riuscivo più a dormire. Facevo le ore piccole la notte, giocavo con il mio telefono per distrarmi ma non ci riuscivo, era tutto inutile. Io e Tom iniziammo a litigare spesso e con Bill non ci parlava quasi mai. Tom stava sempre fuori con i suoi amici e non mi diceva mai nulla.
"Bill..." Dissi a voce bassa. "Hey Ale, dimmi" Rispose. "Sono stanca del comportamento di Tom, Ti va di andare in un'altra città? Tipo...Tokyo! Tokyo è perfetta, Ci sono tanti supermercati, centri commerciali e anche dei bellissimi appartamenti". Ero stanca di vivere a Roma e Bill pensava la stessa cosa. "Per me va bene, ma c'è un problema: Con cosa ci andiamo?". Bella domanda, ma mi ero preparata bene. "Andiamo con l'aereo, mia madre ci accompagnerà all'aeroporto. I biglietti e l'appartamento lo pagheremo con i soldi che abbiamo risparmiato. Chiedo se anche Veronica vuole venire, ci prenderemo una piccola vacanza". Ero preoccupata per Tom, ma ci voleva una bella vacanza. "Okay, però poi che diremo a Tom?" Chiese. "Gli lasceremo un biglietto sul tavolo della cucina, ma non dobbiamo dirgli dove andiamo, neanche che andremo fuori città". Passò una settimana e Tom non sospettava nulla, il piano era quasi perfetto. Bill comprò 3 biglietti: uno per me, uno per lui e uno per Veronica. Passarono giorni e giorni, ma finalmente eravamo arrivati all'aeroporto. "Ale, c'è un problema" disse Bill preoccupato. "Che succede, Bill?" Mi stavo preoccupando anch'io, non volevo che il piano andasse a rotoli. "Il mio telefono non si accende più" Rispose. Mi ero tranquillizzata, non era poi così importante perché non influiva sul mio piano geniale. "Tranquillo, conosco una tecnica per farlo riaccendere". Dicendo questo, si tranquillizzò anche lui, e così andammo avanti con il piano. Eravamo quasi dentro l'aereo, quando intravidi una figura in mezzo alla gente. Assomigliava a Tom, ma non ci feci molto caso, ci sono tante persone che gli assomigliano. Io, Bill e Vero trovammo un appartamento abbastanza grande, era tutto comodissimo e spazioso. Bill propose di vivere lì, c'era tutto il necessario. Avremo avvisato Tom dopo qualche giorno, l'Idea mi sembrava fantastica.
"Allora, andiamo in discoteca?" Chiese Bill mentre si stava asciugando i capelli. "Va bene, ma io non vengo" Rispose Vero. Lei non era portata per la discoteca e non le piaceva molto. "Io vengo, devo schiarirmi un po' le idee e l'alcol è la scelta migliore" Dissi.
Divenne subito notte, io e Bill ci incamminammo verso la discoteca più vicina. Entrammo e io mi sedetti subito al bancone per ordinare un drink.
"Cosa vuole, signorina?" Chiese il barista. "Datemi qualcosa di alcolico, il più forte che avete" risposi urlando, con la musica non si sentiva molto bene la mia voce. "Bene". Si mise a preparare il drink che avevo ordinato shakerando dei contenitori argentati a forma di bicchiere. Bill non prese nulla, si guardava attorno per cercare qualche bella ragazza da portare a letto.
"Ho trovato la mia 'preda' " Si rivolse a me guardando una ragazza bionda con un vestito attillato nero. Era seduta da sola.
"Quella puttanella lì?" Dissi sorridendo. "Sì, quella 'puttanella' lì..." Rispose imitando le mie parole. "...Poi, non è una puttanella"
"Se lo dici tu...Comunque vai a fare colpo su di lei, io resterò qui".
Bill si girò verso di me. "Sei sicura? Non combinerai qualche pasticcio, vero?".
"No. Dai, vai prima che la prende qualcun altro". Lui accennò un sorriso e si diresse verso la ragazza. Passò un po' di tempo, un uomo si sedette vicino a me. "Cosa ci fa questa bella ragazza tutta sola in discoteca?" Chiese l'uomo sconosciuto. Mi girai e rimasi sorpresa, mi ricordava Tom, ma non era lui, o almeno non credo. Decisi, comunque, di dargli una possibilità. Mi mancava Tom e l'unico modo per distrarmi era provarci con quel tipo seduto di fianco a me.
"Nulla di chè, prima c'era un mio amico, ma ora è andato da quella..." Indicai il posto dove si trovavano loro due, ma non c'erano più "...Oh, beh. E' andato via". Sorrisi. Lui alzò la mano per chiamare il barista. "Portami due bicchieri di Tequila, la più costosa che avete".
Spalancai gli occhi quando disse 'la più costosa che avete'. Avevo finito il mio bicchiere alcolico ed ero ancora sobria. Quando il barista mise i bicchierini davanti a noi, lo presi e lo bevvi tutto in un sorso, ne ordinai un altro.
"Vacci piano, questa roba è forte" Disse. Mi guardava come se fosse intrappolato nei miei occhi. Poi mi girai "Che c'è? Pensi che non riuscirei a resistere a due bicchierini di Tequila? Beh, se lo pensi, ti stai sbagliando..." Feci un altro sorso "...Cazzo, questa merda così buona!". Ero completamente ubriaca. L'uomo mi guardava sorridendo, ma non ci feci caso.
"Come vuoi...Comunque il mio nome è Tommy".
Quando disse il suo nome mi pietrificai. Ripresi subito a bere un altro bicchierino, avrei fatto prima a prendere la bottiglia intera.
"Ok, ma io non voglio sapere il tuo nome" Gli dissi. "Ah, no? E cosa vuoi sapere?" Chiese. Aveva un sopracciglio alzato. Non risposi, ero troppo ubriaca. Afferrai la sua cravatta nera e lo tirai verso di me, così che le mie labbra si poggiarono violentemente sulle sue. Salii sopra di lui. Appoggiò le mani sui miei fianchi, questo mi fece eccitare. Mi staccai da lui, ci incamminammo verso l'appartamento in cui alloggiavamo io, Bill e Vero. Appena arrivati, aprii la porta d'entrata e quella della mia stanza. Lo spinsi sul letto e iniziai a slacciargli la camicia. Il suo corpo era così muscoloso che mi fece eccitare ancora di più. Mi tolsi il vestitino rosso e i tacchi abbinati. A quel punto iniziai a gemere al suo tocco delicato ma violento allo stesso tempo. Eravamo tutti e due intrecciati. Lui si spingeva dentro di me e io gemevo a ogni entrata.
Ti amo, Ale. Ti amo più di ogni altro essere vivente.
Mi fermai. Questa frase incominciò a suonarmi in testa.
"Perchè ti sei fermata?" Chiese Tommy, respirava affannosamente e si sdraiò sul letto.
"Oh, cazzo..." Misi le mani a coppa sul viso, ero stressata.
"Cosa? Ti ho fatto male per caso? Dai, ti prego, dimmi cosa succede". Aveva un tono rassicurante, come se si fosse preoccupato per me. La testa mi faceva male, quella frase rimbombava nella mia mente e non si fermava più. Era quello che mi aveva detto Tom poche settimane prima della partenza, prima di tutti quei litigi. Cosa stavo facendo? E, perché lo stavo facendo?
"Pronto? Ci sei?" Continuava a parlarmi anche se ero immersa nei miei pensieri.
"Uhm, sì, credo" risposi dopo essermi accorta che mi stava parlando. Si alzò dal letto e si rivestì. "Quindi? Vuoi spiegarmi o no?" Insistette. Non volevo dare le mie informazioni personali a uno sconosciuto. "Preferisco..." Mi interruppe. "...Scoparmi e basta? Va bene, lo accetto".
"Non intendevo quello..." Mi guardò dritto negli occhi e ricambiai lo sguardo. "...o quasi" continuai.
Lui prese un pezzo di carta e una penna. Scrisse il suo numero su quel foglietto e lo appoggiò sulla scrivania. "Questo è il mio numero, domani mattina mandami un messaggio e fammi sapere come stai"
Ero scioccata, sembrava veramente preoccupato. Mi coprivo il seno usando il piumino bianco del letto. Tommy aprì la porta della mia camera. "Dove vai?" Gli chiesi.
"A casa, tu dormi". Sembrava arrabbiato. Chiuse la porta senza fare rumore, per non svegliare gli altri. Mi addormentai subito, anche perché ero stanca.
Ti voglio bene, Ale. Promettimi di amarmi, promettimi di accettare la mia richiesta di matrimonio, e io ti prometto che nulla e nessuno ci potrà più separare.
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All Was a Lie - Tom Kaulitz
De TodoSono Ale, la fidanzata di un ragazzo di nome Tom. Io e suo fratello ci odiavamo, ma ora siamo più amici che mai. Mi sono dimenticata tutto del passato, tranne alcune cose non molto importanti. Il mio scopo è quello di ricordare tutto, con un piccolo...