Cap. 11 dannato sorriso...

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Andai fuori casa per vederlo meglio, era il rapitore. Aveva un occhio viola e la sua faccia aveva delle macchie di sangue. La sua camicia era strappata in alcuni punti, piena di segni di polvere e sporco. Si mise a ridere, mi voleva a tutti i costi. Bill era fuori la porta con me. All'improvviso, altri quattro uomini presero me e lui, poi ci legarono le mani e ci tapparono la bocca con dello scotch. Ci fecero inginocchiare dandoci un calcio alla gamba. Tom girò la testa, si arrabbiò quando vide me e suo fratello legati.

"Lasciali o ti uccido, cazzo!" Urlò. La sua voce fece eco nel corridoio, questo fece svegliare la maggior parte dei vicini, anche se nessuno aprì la porta per vedere cosa stesse succedendo. Mi muovevo, cercando di urlare contro quell'uomo davanti a Tom, ma tutto era inutile. Bill iniziò a piangere silenziosamente, una delle quattro persone dietro di noi gli puntò una pistola alla testa, un altro fece la stessa cosa con me. Minacciò di uccidermi se mi fossi mossa ancora di più, quindi smisi. I miei occhi erano rossi, le lacrime bagnavano lo scotch sulla bocca.

"Spara me, e i miei soci spareranno loro". Tom non sapeva cosa fare. All'improvviso abbassò lentamente la pistola, io mi preoccupai. L'uomo si diresse verso di noi. Superò Tom, che era ancora immobile, e alzò il viso di Bill con l'indice.

"Mh, interessante..." Disse sorridendo. "...Questo ragazzo potrebbe essere il mio schiavo." Si alzò e fece la stessa cosa con me. "Invece lei...lei potrebbe essere..." ci pensò un attimo "...il mio giocattolino serale" Iniziò a ridere, poi tossì più volte. Tom si girò, voleva spararlo ma non poteva. Dagli occhi gli scendevano infinite lacrime. Si voltò e si avvicinò a me inginocchiandosi, per dirmi qualcosa.

"Ti amo, Ale..." infilò la mano nella tasca, tirando fuori un piccolo peluche a forma di Stitch, me lo mise in grembo e si alzò. Lo vedevo allontanarsi il più possibile, si diresse verso la fine del corridoio, di fianco aveva un'altra via piena di porte degli appartamenti. Si girò, lo guardai negli occhi, i maledetti occhi che amavo alla follia. Ripetevo la parola 'no' con la bocca tappata, facendo scorrere le lacrime. Tom caricò la pistola e se la puntò alla tempia. Quello era il nostro ultimo momento. Guardai i suoi bellissimi occhi, il suo sorriso fantastico, il suo labret scintillante. Tutto ciò, per l'ultima volta. "Mi dispiace..." Sparò un colpo. Io non volevo vedere la scena, chiusi gli occhi, poi caddi a terra dal dolore che provavo dentro di me. Urlavo, cercavo di sfogare tutta la rabbia che si era formata dentro di me. Cominciai a ripensare a tutti i momenti fantastici passati insieme a lui. Vedevo solo quel dannato sorriso da farfalle nello stomaco. Ero sconvolta.

L'ho davvero visto per l'ultima volta?

All Was a Lie - Tom KaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora