"La signorina Alessandra si dovrebbe svegliare a momenti, quando lo farà, portatela a casa. Ricordate ciò che vi ho detto ieri, e non ne parlate davanti a lei, non deve saperlo."
Sentivo una voce appannata, aprii gli occhi lentamente. Il dottore uscì dalla stanza, con me c'era sia Bill che Tom.
"Tom!" Cercai di urlare dalla gioia, ma non ci riuscivo. La mia voce era bassa. Lui si avvicinò e mise una ciocca di capelli dietro il mio orecchio. "Tom, scusa per ieri, io sentivo solo la tua mancanza e so di aver fatto un errore ma..."
"Hey, calma. Va tutto bene" Mi interruppe. Mi stavo agitando, ma ripresi il controllo della situazione. Lui sorrise, io ero felicissima di vederlo. Mi portarono all'auto, mi aspettava un lungo viaggio. Bill guidava piano, io intanto guardavo fuori dal finestrino. Passammo davanti a una strada simile a quella che mi ero ricordata qualche giorno prima, l'unica cosa diversa era un numero a tre cifre su un palazzo: "483".
Dissi a Bill di fermarsi, lui parcheggiò all'istante vicino una casa.
"Che c'è? Perché ci siamo fermati?" Chiese Tom. Io rimasi in silenzio, scesi dalla macchina ignorando la strada vuota davanti a me. Iniziai a camminare verso quel grande numero, ero ipnotizzata e non sapevo il perché. Tom scese dall'auto preoccupato, mi urlò qualcosa ma non riuscivo a sentirlo, ero completamente presa da quello stupido numero. Lui corse, si buttò su di me facendomi cadere nell'altra corsia. Ritornai in me, vidi un camion passare subito dopo che Tom mi spinse.
"Ale, stai bene?" Chiese, risposi con un sì, ero ancora un po' confusa.
"Tu...tu mi hai salvato la vita."
Tom si alzò e mi portò di nuovo dentro l'auto, continuavo a pensare a quel fottutissimo numero.
Arrivammo all'entrata dell'ascensore, piggiai il numero '5' e cominciò a salire. Uscimmo da lì, Bill vide subito una porta aperta, quindi andò a controllare.
Bussò delicatamente alla porta. "C'è qualcuno?" Chiese.
Una voce fece eco nella stanza vuota, aveva un accento inglese, ma quasi non si sentiva. "Oh, sì..." Si presentò un un ragazzo della mia stessa età. Aveva occhi marrone scuro a mandorla, capelli tendenti al nero e labbra fine. Tutto sommato era un bel ragazzo.
"...Scusate, stavo organizzando il trasloco. Mi sono trasferito qui da poco. Voi siete i vicini, giusto?" Sorrideva, era felice di conoscerci. Io ero dietro Bill e Tom, non poteva vedermi dato che erano più alti di me di almeno venti o trenta centimetri.
"Esatto, siamo nell'appartamento numero 484." Rispose Tom. Mi prese le spalle e mi mise davanti a lui per farmi notare. "Lei è Ale, la mia ragazza." Tom sorrise, io lo guardai e gli diedi un bacio a stampo. Anche il ragazzo iniziò a sorridere, poi allungò la mano davanti a me.
"Piacere, Raphael" Strinsi la sua mano. "Piacere mio, Alessandra. Ma puoi chiamarmi Ale." Sorrisi, poi ci salutò, doveva finire di pitturare le pareti della cucina. Io, Bill e Tom aprimmo la porta del nostro appartamento. Avevo una strana sensazione, come se qualcosa fosse cambiato dentro di me. Bill e Tom erano stanchissimi, non avevano dormito la notte, erano preoccupati per me. Io andai in camera a prendere il mio pc, mi piaceva scrivere quando non avevo nulla da fare. Ogni tanto inventavo storie di paura, l'ultima che avevo elaborato parlava di me e Tom in casa da soli, ad un certo punto lo Stato ci mandava degli allarmi per avvisarci di pericolo terrestre, ovvero mostri con sembianze umane che uccidevano e spaventavano gente. E' un modo strano per passare il tempo, ma a me piaceva molto. Presi il pc e mi diressi sul divano. Mi stesi, aprii il computer, ma notai che quello non era il mio, ma di Tom. Me ne accorsi dopo aver digitato la password, mi portò alla schermata home dato che avevamo la stessa 'parola d'accesso'. Vidi una mail, la aprii.
"Signor Tom Kaulitz, volevo informarla sulla nascita di vostro figlio. Quella medicina che le ho dato per la Signorina Alessandra potrebbe far velocizzare la crescita del bambino. Quindi, in parole povere, vostro figlio potrebbe nascere anche tra un mese, o addirittura due giorni. Dipende tutto dalla dose che le date, vi sconsiglio di non superare i 100 ml al giorno.
Sotto questo messaggio troverete un pdf sulle informazioni di vostro figlio"
Quale medicina? Di cosa stava parlando? Aprii l'allegato, trovai ogni informazione possibile, ma mi concentrai di più sul sesso.
"Sesso: Femmina"
Corsi da Tom, avevo bisogno di spiegazioni.
"Tom!" Urlai appena aprii la porta della camera di Bill, facendo svegliare entrambi. Gli feci vedere la mail del dottore, loro la lessero in silenzio. Appena finirono, si guardarono negli occhi, poi guardarono me.
"Ale, il fatto della medicina non è importante..." Disse Tom, poi parlò Bill. "Tutto ciò che devi fare è rimanere calma, poi non avrai bisogno di prenderla."
La pancia iniziò a farmi male, ma non troppo. Andai in camera mia e mi stesi sul letto, poi mi addormentai. Sentivo molta tristezza dentro di me, poi mi ricordai ciò che avevo fatto con Bill e dell'espressione di Tom quando lo scoprì.
Sono una merda: una merda come ragazza, come fidanzata, come amica...in tutto
Ripetevo questa frase nella mia testa. I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. Aprii il cassetto, presi il coltello di sicurezza, serviva in caso qualcuno sarebbe entrato in casa, e feci un taglio sul polso. Non ero abituata, non sapevo il perché di quell'azione, ma l'avevo fatto. Iniziò ad uscire tanto sangue, mi resi conto solo dopo di cosa avevo fatto.
"Tom, Tom!" Iniziai ad urlare. Piano piano la mia voce calava, mi sentivo strana...
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All Was a Lie - Tom Kaulitz
RandomSono Ale, la fidanzata di un ragazzo di nome Tom. Io e suo fratello ci odiavamo, ma ora siamo più amici che mai. Mi sono dimenticata tutto del passato, tranne alcune cose non molto importanti. Il mio scopo è quello di ricordare tutto, con un piccolo...