Capitolo 2

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-oh l'amore- ridacchiò Jay che prontamente ricevette un'occhiataccia da parte di Carlos.

-smettila- lo minacciò ancora il moro mordendosi il labbro inferiore e continuando a sistemare le confezioni dei medicinali che erano arrivati quel pomeriggio e che non avevano ancora finito di mettere al loro posto.

-oh andiamo hai letteralmente tutti i ragazzi e le ragazze che entrano qui dentro ai tuoi piedi- continuò Jay riferendosi principalmente al ragazzo che era entrato qualche minuto prima nella farmacia con Giselle che rise a sua volta.

-non è una cosa che ho scelto io- sussurrò Carlos sospirando -e vedi di fare il tuo lavoro invece di parlare degli altri-

-non so come faccia il tuo ragazzo a non essere geloso- continuò Jay con Carlos che alzò gli occhi al cielo.

-il mio ragazzo non è una persona gelosa e possessiva di natura- disse Carlos che era stufo ogni volta di ripetere sempre quelle parole. Ogni volta tutti si stupivano quando il suo ragazzo non dava di matto se qualcuno ci provava spudoratamente con lui.

-si ma certi comportamenti dovrebbero dargli fastidio altrimenti non tiene a te-

-gli danno fastidio semplicemente non lo mostra apertamente e non fa scenate- sussurrò Carlos -non bisogna basare i sentimenti delle persone in base a quanto sono gelose- sperò di concludere li il discorso il moro.

-e come fai a sapere se ti ama se non è geloso?-

-dai piccoli gesti- sbuffò Carlos -te l'ho detto prima essere geloso di qualcuno non significa sempre amarlo- il moro prese con rabbia altre scatole di medicinali dai cartoni per poterle mettere al loro posto cercando di non guardare Jay che lo avrebbe di sicuro fatto imbestialire ancora di più in quel momento.

-come vuoi ma a me non sembra normale- continuò Jay e Carlos prese un profondo respiro per non dare completamente di matto e iniziare a litigare con il suo collega.

-io pagherei oro per avere un ragazzo che non mi dica come vestirmi ogni volta che usciamo- sussurrò invece Giselle.

-dovresti lasciarlo e basta- le disse Carlos -è da tossici dire una cosa del genere- e dopo aver detto quelle parole il moro si estraniò completamente dal discorso visto che il suo telefono aveva preso a squillare e quindi rispose a quello che era il suo ragazzo -tutto bene?-

-si, questa sera mi servirà nuovamente una mano al locale- gli disse Ottavian sospirando pesantemente.

-la gamba sta bene?- domandò preoccupato Carlos che fosse successo qualcosa al biondo, o meglio alla sua gamba destra.

-sta bene mi fa solo male per via del tempo che deve cambiare- rispose sinceramente Ottavian -e Angeline questa sera non può passare a dare una mano. So che probabilmente sarai stanco per via del lavoro ma avrei davvero bisogno di aiuto per servire ai tavoli-

-Vian non devi scusarti. Conosco la situazione della tua maledetta gamba visto che ti ho aiutato io a curarla i primi tempi e lo sai che non dovresti minimamente sforzarla- sbottò Carlos -ti aiuterei anche se fossi così stanco da non reggermi in piedi visto che sei il mio ragazzo-

-grazie Carlos- sussurrò Ottavian -ci vediamo dopo- e così il castano chiuse la chiamata con il suo ragazzo per poi tornare a dare una pulita ai tavoli del suo locale che la mattina fungeva anche da caffetteria oltre che birreria la sera.

-non te lo meriti-

-Angeline- borbottò Ottavian guardandola male.

-non dire il mio nome guardandomi in quel modo! State insieme da un anno e non credermi che non mi sia accorta che non lo ami più! Sei mio fratello ti conosco-

-anche se i miei sentimenti per lui non sono forti come prima gli voglio ancora bene e poi lui ci tiene a me- sussurrò Ottavian -non voglio che lui ci resti male-

-ma così gli fai del male! Dovresti semplicemente dirgli la verità e basta- continuò la ragazza sospirando -domani saranno tre anni precisi- aggiunse poi a bassissima voce.

-e allora?- domandò Ottavian -cosa dovrebbe importarmi?-

-stiamo parlando dell'incidete che ti ha impedito di sposare l'uomo che amavi perché non sei mai riuscito a fargli una proposta visto che un camion guidato da un coglione ubriaco vi è venuto addosso!- urlò Angeline -e tu pensi ancora a lui nonostante tu stia con qualcun altro-

-Ange...- sospirò Ottavian osservando la sorella -sai che non ci siamo lasciati per mia volontà ma perché Ruben mi ha letteralmente impedito di parlargli dopo l'incidente dando a me la colpa. Ci tengo a lui perché mi sento responsabile di quello che è successo-

-e non dovresti farlo visto che non eri tu quello che stava guidando ubriaco. Dovresti parlare con Jasha e...-

-e cosa? Ruben ha detto che ha perso qualunque ricordo su di me e stiamo stati insieme cinque anni. Lascia le cose come stanno Ange- concluse il discorso Ottavian che davvero non voleva pensare nuovamente a quella maledetta sera che non solo gli aveva portato via quello che voleva far diventare suo marito ma anche la sua moto. Moto che aveva perso solo perché non riusciva più a guidarla non solo per paura ma anche perché aveva perso la gamba destra in quell'incidente.

-lasciamo perdere, l'unica cosa che ti chiedo è di parlare con Carlos e non illuderlo oltre tutto qui- concluse a sua volta il discorso Angeline capendo che aveva appena fatto finire il fratello in uno strato depressivo.

Ottavian osservò la sorella uscire dal locale con calma e sospirò ritornando a concentrarsi completamente sul suo lavoro visto che era venerdì e stava per iniziare il fine settimana quindi avrebbe di sicuro avuto il pienone quella sera al locale. Non che gli dispiacesse la cosa visto che ciò significava avere molte più entrate monetarie che non gli facevano minimamente schifo, il problema in realtà era dato principalmente dal fatto che non si era ancora del tutto abituato alla protesi quando la parte che gli restava della sua gamba faceva male e si stancava molto.

CAPITOLO 3

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