Capitolo 12

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-Vian- disse Carlos non appena l'ultimo cliente aveva lasciato la caffetteria lasciandoli momentaneamente da soli. Orami era passata una settimana da quando Ruben lo aveva baciato e doveva davvero dire al suo ragazzo quello che stava succedendo. Già solo con i baci che dava a Ruben si sentiva in colpa nei confronti del suo ragazzo e non ne poteva più di mentire. Sapeva che forse parlare di pomeriggio, mentre entrambi stavano lavorando in caffetteria, non era la migliore delle idee ma quella sera sarebbe andata a mangiare da loro Angeline come al solito e Carlos non voleva far passare altro tempo.

-è finito lo zucchero- disse invece il castano che non sapeva quanto realmente fossi importante quello che voleva dirgli Carlos -devo andarlo a prendere in magazzino-

-VIAN- protestò Carlos attirando completamente l'attenzione del castano che lo guardò confuso -devo parlarti-

-vado prima a prendere lo zucchero e poi parliamo okay?- e senza dare il tempo far dire a Carlos che era importante che Ottavian era già andato verso il magazzino lasciando da solo il moro al bancone del locale. Carlos sbuffò passandosi una mano tra i capelli mentre il suo cuore voleva solamente scoppiargli nel petto per la paura che aveva in quel momento. Perché Ottavian voleva ucciderlo dall'ansia impedendogli di parlare e aumentando il tempo? Certo era anche colpa sua che aveva aspettato tanto nei giorni precedenti e un po' se la meritava quell'ansia.

-ehi- Carlos alzò lo sguardo quasi terrorizzato nel veder entrare Ruben in quel momento in caffetteria.

-ehi- rispose Carlos cercando di non far vedere all'altro quanto in realtà fosse in ansia in quel momento -ti preparo i soliti vero?- domandò per sicurezza e Ruben annuì incrociando le braccia al petto guardandosi intorno.

-non c'è mai nessuno di pomeriggio?- domandò curioso -quando vengo la mattina c'è una marea di gente mentre adesso no- constatò Ruben.

-diciamo che la gente di pomeriggio non prende tanti caffè come la mattina. La sera c'è più movimento- rispose Carlos pregando che Ottavian ci mettesse tanto a prendere quel maledetto zucchero in modo da far andare via Ruben. Non voleva avere una discussione con il suo ragazzo e Ruben presenti nella stessa stanza. Una volta finito di preparare il caffè pose entrambi nel loro contenitore e passò la busta a Ruben -buona riunione- gli sussurrò poi mordendosi il labbro inferiore.

-stasera passi da me?-

-non posso- sussurrò Carlos -ci vediamo domani- e Ruben leggermente triste da quel rifiuto annuì e poco dopo decise che quel semplice saluto non gli bastava e tirò per il colletto Carlos in modo da potergli lasciare un bacio a stampo sulle labbra -Ruben- ringhiò Carlos guardandosi preoccupato intorno lasciando confuso Ruben,

-che c'è?- ridacchiò Ruben baciando nuovamente il moro senza pensare per un momento che l'altro avesse protestato per un buon motivo.

-EHI!- l'urlo fece velocemente staccare Carlos e Ruben con Carlos che era sbiancato ancora di più nel notare Angeline all'ingresso della caffetteria che lo stava guardando furente.

-che vuoi?- sbottò Ruben osservando la sorella di Ottavian e chiedendosi come mai si stesse impicciando nella sua vita privata.

-cosa voglio?- urlò ancora la castana raggiungendoli velocemente -vorrei sapere cosa cazzo stai facendo-

-Ange puoi calmarti un momento e...-

-tu sta zitto coglione- sbottò la ragazza interrompendo il moro -credimi sono molto infuriata adesso-

-e perché mai Angeline?- domandò Ruben lasciando leggermente perplesso Carlos: come conosceva Ruben il nome intero della ragazza?

-perché sei uno stronzo pezzo di merda e...-

-Angeline che cazzo stai facendo!- i tre si girarono verso Ottavian che era appena ritornato al bancone con una scatola di zucchero che aveva prontamente posato a terra -calmati-

-non dire di calmarmi Vian. Lui...-

-è un cliente- rispose Ottavian con calma -non inveire contro i clienti. Devi davvero imparare a domare la tua rabbia- continuò il castano alzando gli occhi al cielo con Carlos che voleva solamente sotterrarsi perché era certo che stava per uscire tutto. Perché non aveva parlato prima con Ottavian?

-un cliente che bacia il tuo ragazzo Vian- non riuscì a trattenersi Angeline e Ottavian sgranò gli occhi posandoli poi su Ruben e Carlos.

-ora vi spiegate- sussurrò con una calma glaciale che fece preoccupare ancora di più Carlos mentre Ruben guardava sorpreso in direzione di Ottavian capendo anche perché Carlos avesse provato a fermarlo.

-Vian io...- sussurrò Carlos chiudendo un momento gli occhi -...io ho cercato di parlarti ma non mi hai dato modo-

-ah si?- domandò ancora Ottavian con braccia incrociate al petto sentendosi morire. E stava male non perché Carlos lo avesse tradito, quello in quel momento era la cosa che meno gli dava fastidio visto che anche lui da tempo non sentiva lo stesso per il moro, ma con chi lo aveva fatto.

-è la verità. Ogni volta che eravamo da soli non era mai il momento giusto e poco fa sei andato a prendere lo zucchero e io...-

-tutte scuse- sbottò Angeline fulminando Carlos con lo sguardo -e non solo sei un pezzo di merda che tradisce il suo ragazzo ma lo fa anche con un cretino!-

-EHI- protestò Ruben guardando male la sorella di Ottavian anche se non sapeva nemmeno lui il perché non riuscisse ad essere davvero arrabbiato per quell'insulto. Tornò a guardare verso Ottavian che sembrava sempre statuario nonostante tutto quello che stesse succedendo.

-Angeline calmati me la vedo io- sussurrò Ottavian per poi guardare verso Carlos -lo sai vero che devi prendere tutte le tue cose da casa mia?-

-Ottavian io...-

-non dire niente, non ce ne è bisogno- lo bloccò il castano scuotendo la testa -e prima togli la tua roba meglio è-

-hai bisogno di una mano qui e...-

-e tu sei rimasto con me anche se avevi un altro per compassione no?- lo bloccò nuovamente Ottavian -non ho bisogno della compassione di nessuno posso cavarmela benissimo da solo-

-sei arrabbiato con me e ti capisco ma...-

-non è con te che sono furioso ma con chi non fa altro che sbarrarmi portoni davanti la faccia- ringhiò il castano guardando male in direzione di Ruben.

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