Capitolo 6

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-te lo avevo detto- ringhiò Carlos osservando furente Ottavian che stava seduto cautamente sul suo letto e stava osservando il suo ragazzo con sguardo colpevole -per fortuna che abbiamo Senne che può aiutarti di mattina e tua sorella questo pomeriggio non lavora. Ma dico io se ti avverto che non devi sforzarti perché tu fuori dal mio sguardo la fai?-

-Carlos- sussurrò Ottavian -ieri c'erano i miei vecchi compagni di viaggio e non potevo non restare con loro. Ho chiuso tardi il locale perché siamo stati tutto il tempo a parlare dei vecchi tempi ma sto bene- sussurrò ancora il castano cercando di far calmare il moro senza però riuscirci realmente.

-potevi sederti invece di stare in piedi tutto il tempo! Avevi detto che ti faceva male la gamba maledizione!- sbottò ancora Carlos.

-erano al bancone non seduti non potevo...-

-me ne frego se erano al bancone o seduti al tavolo. Dovevi sederti a prescindere-

-non ho detto loro della gamba- sussurrò alla fine Ottavian distogliendo lo sguardo e facendo alzare gli occhi al cielo a Carlos. Ormai il moro aveva imparato a conoscere bene il suo ragazzo e sapeva che evitava sempre di dire di avere una protesi alla gamba perché non voleva essere compatito dalla gente. Era certo Carlos che se Senne non se ne fosse accorto da solo Ottavina non glielo avrebbe mai detto, ed era anche certo il moro che le persone che sapevano di quella maledetta protesi potevano contarsi sulle dita di una mano.

-dovevi dirlo, soprattutto se ha iniziato a farti male a fine serata. Ottavian davvero devi smetterla o ti troverai a dover contare sempre sugli altri invece di essere autonomo- sussurrò Carlos osservando attentamente Ottavian -riposati e non fare sforzi. Oggi pomeriggio torno al locale per darti una mano okay?-

-oggi non avevi il turno completo?- domandò invece il castano osservando attentamente il suo ragazzo -al locale posso pensarci anch'io oggi pomeriggio da solo. Rimango seduto e riposo la gamba ma non mettere il mio locale davanti al tuo lavoro. So che vuoi aiutarmi come sempre ma non farlo anteponendomi a tutto okay?-

-posso chiedere di spostare turno non ho problemi davvero-

-Carlos lascia stare. Mi prendo uno degli sgabelli del bancone e lo metto dietro per sedermi sopra mentre non c'è nessuno. Non voglio lasciarti sempre da solo il pomeriggio a fare un lavoro che non è nemmeno il tuo- concluse il discorso Ottavian con sguardo così tanto convincente che Carlos non poté far altro che annuire. Certo era preoccupato per il suo ragazzo, anche perché era certo che non avrebbe mai riposato realmente per tutto il pomeriggio, ma allo stesso tempo Ottavian aveva ragione quando diceva che doveva davvero pensare più a se stesso e non solo agli altri.

-allora vado a lavoro- sussurrò Carlos prima di lasciare una bacio sulle labbra di Ottavian e prendere il suo zaino e dirigersi a lavoro. Non ci mise molto ad arrivare alla farmacia e ringraziò di essere arrivato appena in tempo visto la fila interminabile di persone che si era formata tutta per colpa di Jay che camminava come al solito a rallentatore per prendere tutto quello che gli chiedeva. Carlos fu abbastanza veloce a lasciare il suo zaino nel retro e mettersi il camice bianco prima di avvicinarsi al bancone e sorridere alla signora che aveva difronte.

-buongiorno come posso aiutarla?- le domandò sempre con il sorriso sulle labbra e la donna senza nemmeno rispondere al suo saluto gli passò due ricette. Carlos le prese andando subito a cercare quello che voleva la donna mentre notava come la gente iniziava a dividersi in due file.

Carlos passò il resto delle due ore successiva a servire tutta la gente che Jay non riusciva a seguire e quando finalmente finì di servire l'ultimo cliente poté tirare un sospiro di sollievo passandosi una mano tra i capelli.

-sei troppo lento- disse poi a Jay guardandolo anche leggermente storto.

-stiamo qui tutto il giorno perché dovrei andare velocemente?- domandò invece il ragazzo che si mise a sbadigliare sonoramente.

-perché molto spesso i clienti si spazientiscono e ti rispondono anche male. Vuoi davvero far si che ti trattino di merda solo perché non hai voglia di fare niente? Noi stiamo lavorando è vero, ed è anche vero che abbiamo tutti il giorno ma loro no. Anche loro lavorano, anche loro hanno da fare e di certo non possono rimanere tutto il giorno in coda in una farmacia solo perché qualcuno deve perdere tempo-

-Carlos perché cazzo mi stai facendo il discorsetto? Non me ne frega niente- sbottò Jay alzando gli occhi al cielo per poi sparire nel retro lasciando Carlos da solo al bancone che sospirò. Il moro si guardò intorno non sapendo cosa fare visto che Jay si era messo a sistemare da solo gli scatoloni di farmaci che erano arrivati quella mattina e stava per prendere il suo telefono quando qualcuno entrò in farmacia.

-buongiorno- sorrise Carlos per accorgersi solo in un secondo momento di chi fosse realmente entrato e il suo sorriso si ampliò notevolmente con il suo cuore che perse anche un battito. Perché diavolo si stava comportando in quel modo quando era fidanzato?

-ciao- gli rispose il castano che ci aveva pensato un bel po' prima di tornare in quella farmacia. All'inizio voleva andare ad una più vicina al suo ufficio ma poi Jasha lo aveva guardato alzando un sopracciglio ridacchiando e Ruben non era riuscito a non allungare la strada per andare a rivedere il bel moro. Era troppo sperare che l'altro si lasciasse con il suo ragazzo? -mi servirebbe di nuovo tutta questa roba-

-stai bene?- non riuscì a non chiedere Carlos, quelle medicine erano davvero troppe.

-io si, non sono per me ma per il mio migliore amico che sa che amo perdere tempo e manda me a comprare la roba che gli serve- ridacchiò Ruben in parte felice dal fatto che il moro si fosse preoccupato per lui. E Carlos a quelle parole annuì per poi andare a prendere tutto quello segnato in quel foglietto.

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