15

6 1 0
                                    

"Non giudicare il giorno dal raccolto che raccogli ma dai semi che pianti."
Roxy

Stefan

Mi avvicino a lei.
Lei si alza dal divano e inizia a indietreggiare lentamente spaventata.
Mi avvicino velocemente a lei e la spingo al muro, che causa un urlo di dolore da parte sua.
«Questa cosa rimarrà tra me e te, non ne parlerai con nessuno e resterai muta. Questa cosa te la porterai nella tomba a costo della tua stessa vita, a costo di ucciderti a coltellate.»
"No, cosa ho detto?" penso.
Lei alza la testa e mi guarda con le lacrime agli occhi.
«Non lo dirò a nessuno. Ma è chiaro che di me non desideri altro che la mia morte» dice e dopo corre nella sua stanza chiudendosi dentro a chiave. Inizia a urlare e a piangere.
Mi avvicino alla porta e sento un tonfo.
«Perché a me!? Cosa gli ho fatto di male?»
Lancia qualcosa contro il muro.
«Melanie apri, perdonami. Non volevo dirti quelle parole, le ho dette involontariamente.»
Nessuna parola e nessun rumore.
«Melanie te lo ripeto solo questa volta. Apri questa por-ta.» Agirò a modo mio.
Prendo la chiave di scorta e apro la porta.
È sdraiata sul letto e sta piangendo in silenzio.
«Cosa ti ho detto! Quando ti dico qualcosa devi farla!» le urlo all'orecchio girandola verso di me.
Noto poco dopo le lenzuola macchiate di sangue.
«Melanie che hai?» le chiedo preoccupato.
«Mi fa male» piange maggiormente.
Faccio chiamare il medico e quando arriva gli spiego la situazione. Le alza il vestito per poi tagliare l'intimo.
«Ma cosa sta facendo!?» dico avvicinandomi.
«Il bambino vuole nascere ma è troppo presto. Ho già detto alla regina che se succede qualcosa, il bambino nascerà sano ma lei potrebbe non farcela.»
«Va bene ma si allontani» dico spingendolo al muro.
«Ha bisogno di riposare, niente sforzi. Riposo assoluto» dice mentre scrive delle cose su un foglio poi va via.
Guardo Melanie e ha gli occhi arrossati e lucidi. L'agitazione inizia a farmi preoccupare molto e mi siedo accanto a lei.
«Cos'hai Mel?» le chiedo baciandole la mano. Respira con affanno e poi gira la testa verso di me.
«Mi prometti che se dovesse succedere qualcosa, gli starai sempre vicino? Che se io dovessi morire, lui avrà una vita felice?»
Mi guarda negli occhi.
«Sì te lo prometto ma stai tranquilla che non accadrà nulla.»
Sospira e lentamente si addormenta. Scendo in cucina e preparo qualcosa da mangiare, mi allontano per andare a prendere le posate e quando torno noto qualcosa di nero sulla pietanza.
Prendo il piatto e lo porto in camera. Sveglio Melanie e le do il piatto.
«Grazie.» Sorride di poco e inizia a mangiare.
«Prego.»
La guardo mentre mangia.
Finalmente sta mangiando!
Sento la forchetta cadere sul pavimento e Melanie tossire.
«Cosa ci hai messo sopra?» dice cercando di sputare. Il suo colorito diventa rosso su tutto il viso.
Le do dei colpi sulla schiena e lei sputa la carne che è stranamente violacea.
«Magari morivi» sussurro e per qualche secondo rimango in silenzio, quando mi rendo conto di ciò che ho detto è troppo tardi, sgrano gli occhi e metto la mano sulla bocca rendendomi conto di ciò che ho detto.
Si alza e cammina velocemente verso il corridoio.
«Perché lo hai fatto?!» dice e noto che è sul ciglio della scalinata.
Mi avvicino velocemente a lei, mentre lei spalanca gli occhi e stringe la ringhiera. Non so come ma la mia mano la spinge facendola cadere dalle scale. La vedo scivolare per tutti i gradini e infine sbatte la testa sul pavimento.
Stefan
I suoi occhi sono rimasti aperti e guardano nella mia direzione. Rimango lì a guardarla.
Cosa ho fatto?
La cameriera appena la vede circondata di sangue urla e piange chiamando il medico. Continuo a guardarla finché i medici la prendono in braccio e la posano sulla barella, portandola in camera.
Un medico posa due dita sul suo collo e resta in silenzio per un po'. Li seguo e mi siedo su una poltrona.
«Il bambino...» sento dire dai medici.
«Va salvato, il bambino è sano. Nascerà sano» continuano a parlare.
Succede così tutto velocemente, li vedo passare con dei macchinari, suppongo sia l'incubatrice per mio figlio.
Sì... Mio figlio...
Inizio a fare avanti e indietro per tutto il corridoio, mi accendo un sigaro e in quel momento mi torna in mente Melanie e una conversazione avvenuta mesi fa.
"Non fumare lo dico per te, so che lo fai per stress o nervoso. Se vuoi scaricare l'ansia preferisco che tu ti rechi in palestra."
Poi posò una mano sul petto e mi baciò.
«Fumare non risolve la situazione con quel principe. Renditi più astuto di lui, vai lì e parlaci, spiegagli che abolire il ponte che unisce questo regno con l'Inghilterra non servirà a nulla.»
In ospedale in poco tempo arriva Christopher con suo padre e sua madre.
«Come sta?» mi chiedono.
«Non lo so, non mi hanno detto ancora nulla» dico soltanto.
«Povera ragazza, ne ha passate davvero tante da quando era piccola» dice con tono triste.
Un altro ricordo si fa spazio nella mia mente.
Sei bellissima Melanie, non so cosa farei senza di te. Faccio passare il mio sguardo sul suo corpo. È vestita con un abito bianco decorato di pizzo giallo.
«Grazie re.»
Vengo risvegliato dal medico che mi scuote.
«Vostra altezza, la regina deve partorire. Però c'è una complicazione, deve scegliere se salvare sua moglie o il bambino.»
Rimango qualche minuto in silenzio e poi dico: «Il bambino.»
I medici annuiscono e ritornano dentro.
Christopher mi guarda con rabbia e si avvicina.
«Sei un coglione, hai preferito la vita del bambino alla sua. Ora che lei morirà cosa farai, eh?! Sarai felice penso. Complimenti. Sarebbe stato meglio se avesse sposato me!»
Mezz'ora dopo il medico mi raggiunge con il bimbo e lo dà a me. Assomiglia molto a me e Melanie.
Già... Melanie...
«Dottore, lei come sta?» chiedo.
Sospira scuotendo il capo.
«Venga a vedere lei stesso» mi dice facendomi entrare nella stanza.
La vedo stesa sul letto, così pallida da sembrare un cadavere.
«Il battito cardiaco è regolare ma è in coma» dice avvicinandosi a lei e le apre gli occhi.
«Che significa?» chiedo sedendomi vicino a lei.
«Lei è viva, ma tutto il suo corpo è dormiente.»
«Si potrebbe fare qualcosa per farla tornare come prima?»
«Si ricordi re, noi siamo la causa dei nostri mali e a volte la causa del male degli altri» mi dice il medico e poi continua: «si può dimenticare il male fatto, ma quello ricevuto mai.»
«Con questo cosa vuole dire?»
«Che lei ha smesso di lottare, solo se lei vorrà, deciderà di tornate come prima. Altrimenti rimarrà così per sempre.»

Melanie [COMPLETATA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora